L’inchiesta giornalistica condotta dalla trasmissione Le Iene sui presunti abusi attribuiti a Rocco Siffredi ha generato una serie di reazioni contrastanti all’interno del settore cinematografico per adulti, con alcune protagoniste di primo piano che hanno mosso severe critiche nei confronti del programma televisivo di Italia 1 per il presunto utilizzo improprio di materiale audiovisivo e dichiarazioni personali. Le attrici Valentina Nappi e Emily Minerba, figure di spicco dell’industria pornografica italiana, hanno accusato la redazione del programma condotto da Roberta Rei di aver manipolato e decontestualizzato i loro contenuti per supportare una narrazione specifica contro il noto attore e produttore.
La controversia ha avuto origine dall’inchiesta avviata mesi fa da Roberta Rei e Francesco Priano, che ha portato alla luce una serie di testimonianze di donne che accusano Siffredi di comportamenti abusivi durante provini e riprese cinematografiche. Le accuse, che spaziano da richieste insistenti di atti sessuali non concordati preventivamente a episodi descritti dalle presunte vittime come “veri e propri stupri”, hanno scosso profondamente il mondo dell’intrattenimento per adulti e sollevato interrogativi sulla gestione del consenso e delle tutele all’interno del settore. Tuttavia, la reazione di alcune colleghe di Siffredi ha evidenziato una frattura significativa all’interno della categoria professionale, con posizioni che vanno dalla solidarietà verso le accusatrici alla difesa dell’attore fino alla critica diretta verso il metodo giornalistico adottato dalla trasmissione televisiva.
Valentina Nappi, una delle pornostar italiane più riconosciute a livello internazionale, ha manifestato la propria indignazione per quello che definisce un uso strumentale dei suoi contenuti da parte della redazione de Le Iene. In una serie di dichiarazioni pubbliche rilasciate attraverso i social media, l’attrice ha denunciato come il programma abbia utilizzato materiale video di sua proprietà senza il dovuto consenso, montandolo in modo da far apparire le sue parole come una risposta diretta alle testimonianze delle accusatrici di Siffredi. “Le Iene stanno usando dei miei video in maniera totalmente strumentale per accusare Siffredi”, ha dichiarato Nappi, specificando che la trasmissione avrebbe prelevato contenuti dal suo canale YouTube che “non c’entrano niente né con questa storia, né con questi temi” per inserirli nel montaggio dell’inchiesta in modo da costruire una narrazione apparentemente coerente ma sostanzialmente falsificata.
La posizione di Nappi risulta particolarmente significativa considerando che inizialmente aveva espresso sostegno pubblico a Siffredi, descrivendo il proprio rapporto professionale con l’attore in termini di rispetto e professionalità. In precedenti dichiarazioni, aveva addirittura criticato le accusatrici con toni piuttosto duri, affermando che “queste ragazze semplicemente non dovrebbero fare le attrici porno” e sostenendo che chi accetta di lavorare in determinati contesti dovrebbe essere consapevole delle dinamiche specifiche del settore. Tuttavia, il suo intervento più recente si concentra esclusivamente sulla questione metodologica riguardante l’utilizzo dei suoi contenuti, segnalando come la sua critica si sia spostata dal merito delle accuse alla correttezza deontologica del lavoro giornalistico.
Parallelamente, Emily Minerba, nota anche con il nome d’arte “Tascabile” per la sua statura di un metro e quarantadue centimetri, ha mosso accuse ancora più circostanziate nei confronti della trasmissione televisiva. Attraverso un lungo video pubblicato sulla piattaforma TikTok, l’attrice ha denunciato la pubblicazione senza consenso di un messaggio vocale privato che aveva inviato a una collega, utilizzato dalla redazione per costruire una narrazione che, secondo la sua versione, travisava completamente il senso delle sue parole. Minerba ha specificato che il suo messaggio originale era destinato a esprimere solidarietà verso una collega vittima di abusi, sottolineando la mancanza di tutele legali nel settore cinematografico per adulti, ma che tale contenuto sarebbe stato manipolato per far apparire le sue dichiarazioni come un supporto indiretto alle accuse contro Siffredi.
La testimonianza di Minerba si rivela particolarmente articolata quando l’attrice descrive le problematiche sistemiche che ha osservato durante la sua carriera in alcune produzioni europee, raccontando di ambienti di lavoro caratterizzati da “fiumi di droga e fiumi di alcol” e di situazioni in cui “attori facevano apposta a far male all’attrice”. Tuttavia, l’elemento centrale della sua critica verso Le Iene riguarda il fatto che, nonostante avesse chiaramente specificato che tali episodi problematici “non c’entrano con Rocco”, la trasmissione avrebbe utilizzato le sue parole per alimentare le accuse contro Siffredi. “Io con Rocco non ho mai avuto nessun problema”, ha ribadito Minerba, aggiungendo di aver “rifiutato molte proposte che mi ha fatto perché non le sentivo mie” ma sottolineando che tale rifiuto non era motivato da timori legati a comportamenti abusivi.
La reazione della redazione de Le Iene non si è fatta attendere, con Roberta Rei che ha commentato quello che definisce “curiosi cambi di rotta” da parte di Emily Minerba, evidenziando come l’attrice avesse inizialmente contattato privatamente una collega per esprimerle solidarietà prima di attaccare pubblicamente il lavoro giornalistico della trasmissione. Tale osservazione ha ulteriormente alimentato la polemica, con Minerba che ha interpretato questo commento come un tentativo di screditare la sua posizione e di presentarla come incoerente o opportunistica.
Il dibattito ha assunto dimensioni ancora più ampie quando Rocco Siffredi stesso ha deciso di rispondere pubblicamente alle accuse attraverso una lettera aperta pubblicata su Dagospia, nella quale ha denunciato quella che definisce una “campagna denigratoria” orchestrata nei suoi confronti. L’attore ha accusato la redazione de Le Iene di aver confezionato “un prodotto televisivo già definito da mesi” nel quale la sua presenza serviva solamente a “far credere ai telespettatori che ci fosse stato un reale confronto”, quando invece secondo la sua versione non gli sarebbe stata data la possibilità di un autentico contraddittorio con le sue accusatrici.
La controversia ha evidenziato le tensioni esistenti all’interno del settore cinematografico per adulti riguardo alla gestione delle problematiche legate al consenso e alle tutele lavorative, ma ha anche sollevato interrogativi più ampi sulla deontologia giornalistica e sui metodi utilizzati nelle inchieste televisive. Le accuse di manipolazione e strumentalizzazione mosse da Nappi e Minerba toccano questioni fondamentali relative al diritto all’immagine, al consenso per l’utilizzo di contenuti multimediali e alla responsabilità dei media nel presentare informazioni in modo equilibrato e contestualizzato. La vicenda continua a svilupparsi con nuove testimonianze e dichiarazioni che promettono di mantenere alta l’attenzione pubblica su una questione che interseca problematiche professionali, etiche e mediatiche di notevole complessità.