La televisione italiana perde uno dei suoi protagonisti più controversi e discussi con la scomparsa di Emilio Fede, spentosi il 2 settembre 2025 all’età di 94 anni presso la Residenza San Felice di Segrate, dove era ricoverato da tempo a causa del deterioramento delle sue condizioni di salute. L’ultimo saluto al giornalista siciliano si terrà giovedì 4 settembre alle ore 16 nella chiesa di Dio Padre a Milano 2, sempre a Segrate, dove il parroco don Gianni Cazzaniga officerà la cerimonia funebre secondo quanto concordato con la famiglia.
Il decesso è stato confermato dalla figlia Sveva Fede, che insieme alla sorella Simona ha assistito il padre negli ultimi momenti di vita. "Se n’è andato tranquillo perché sapeva di raggiungere la mamma", ha dichiarato con la voce rotta dal pianto ai microfoni del TG1, riferendosi alla moglie Diana De Feo, giornalista ed ex senatrice del Popolo delle Libertà, scomparsa nel giugno 2021 all’età di 84 anni dopo una lunga malattia. Le condizioni del giornalista si erano aggravate drasticamente negli ultimi giorni, culminando nel pomeriggio di martedì quando la situazione è precipitata definitivamente.
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina il 24 giugno 1931, Emilio Fede ha attraversato oltre mezzo secolo di storia della televisione italiana, costruendo una carriera che lo ha visto protagonista tanto nei momenti di maggiore gloria quanto nelle controversie più accese. Figlio di Giuseppe, maresciallo maggiore dei Carabinieri che prestò servizio in Etiopia, e di Cosma, cantante d’opera, trascorse parte della giovinezza a San Piero Patti prima di trasferirsi con la famiglia a Roma dopo la seconda guerra mondiale, dove conseguì la maturità classica e iniziò i primi passi nel mondo del giornalismo.
La sua carriera professionale prese avvio con la collaborazione al quotidiano romano "Il Momento – Mattino" per poi proseguire alla "Gazzetta del Popolo" di Torino come inviato speciale. Il passaggio alla televisione avvenne nel 1958 quando iniziò a collaborare con la Rai come conduttore a contratto del programma "Il circolo dei castori" insieme a Enza Sampò e Febo Conti, segnando il definitivo abbandono della carta stampata per abbracciare il mezzo televisivo. Dal 1961 il rapporto con la televisione pubblica divenne esclusivo, aprendo la strada a un’esperienza professionale che lo avrebbe portato a diventare uno dei volti più riconoscibili dell’informazione italiana.
Per otto anni consecutivi, dal 1961 al 1969, Fede operò come inviato speciale in Africa, realizzando servizi in oltre quaranta Paesi durante il delicato periodo della decolonizzazione e dell’inizio delle guerre civili. Questa esperienza sul campo gli conferì una solida reputazione di giornalista coraggioso e instancabile, capace di raccontare la notizia direttamente dai luoghi degli eventi più significativi. L’esperienza africana terminò a seguito di una malattia e di un contenzioso sulle spese di viaggio, ma gli aveva già garantito una posizione di rilievo nel panorama dell’informazione italiana.
Successivamente collaborò con Sergio Zavoli nella redazione della trasmissione d’inchiesta "TV7", il settimanale di approfondimento del TG1, dove dimostrò le sue capacità anche nel giornalismo investigativo. Dal 1976 assunse la conduzione del telegiornale principale della Rai, diventandone direttore nel 1981 e mantenendo questa posizione fino al 1982. Durante questo periodo diresse la copertura di eventi cruciali della storia italiana, dal rapimento e dall’uccisione di Aldo Moro alla tragedia di Alfredino Rampi a Vermicino, episodio che segnò l’inizio di quella che venne definita la "tv del dolore".
Il suo stile di conduzione, caratterizzato da un approccio formale ma già intriso di quel protagonismo che lo contraddistinguerà negli anni successivi, divise fin da subito l’opinione pubblica tra chi apprezzava la sua capacità di mantenere la calma nelle dirette più concitate e chi criticava la tendenza a mettersi in primo piano. Negli anni Ottanta condusse anche il programma di intrattenimento "TG1 Test – Gioco per conoscersi", in diretta concorrenza con "Superflash" su Canale 5, dimostrando versatilità nel passare dall’informazione all’intrattenimento.
Il 1987 segnò una svolta decisiva nella sua carriera quando, dopo aver subito un processo per organizzazione di giochi d’azzardo conclusosi con l’assoluzione, lasciò la Rai per intraprendere una nuova avventura professionale. Inizialmente approdò a Rete A, emittente nata nel 1983, dove fondò e diresse il TgA, il primo telegiornale nazionale privato della televisione italiana, la cui prima edizione andò in onda il 7 settembre 1987. Questa esperienza rappresentò un banco di prova fondamentale per testare le sue capacità in un contesto completamente diverso dal servizio pubblico.
Il 1989 rappresentò l’inizio del sodalizio professionale e personale più significativo della sua carriera quando entrò a far parte della Fininvest di Silvio Berlusconi, inizialmente con l’incarico di direttore di VideoNews. L’anno successivo creò e diresse "Studio Aperto", il telegiornale di Italia 1, che il 16 gennaio 1991 ebbe l’onore di essere il primo in Italia ad annunciare in diretta l’inizio dell’operazione Desert Storm durante la guerra del Golfo, proprio nel giorno della sua prima messa in onda. Questo scoop dimostrò immediatamente l’efficacia della nuova impostazione dell’informazione commerciale.
Il primo giugno 1992 assunse la direzione del TG4, ruolo che avrebbe mantenuto per vent’anni fino al 28 marzo 2012, diventando il volto simbolo di questa testata e uno dei protagonisti più riconoscibili del panorama televisivo italiano. Sotto la sua guida, il telegiornale di Rete 4 raggiunse la massima notorietà, rinnovando completamente la formula e allungando la durata delle edizioni. Fede condusse quasi sempre l’edizione serale delle 18:55, trasformando il telegiornale in uno spettacolo che mescolava informazione, intrattenimento e un marcato schieramento politico a favore del proprietario delle reti.
Il rapporto tra Fede e Berlusconi andò ben oltre quello professionale, trasformandosi in un legame personale che il giornalista non nascose mai, definendo spesso l’imprenditore come "la famiglia" e dichiarando apertamente la propria devozione nei suoi confronti. Questa vicinanza si manifestò pubblicamente in numerose occasioni, dalla celebre dichiarazione del 28 marzo 1994 dopo la vittoria elettorale di Berlusconi, quando nel TG4 tenne un discorso per dire che aveva vinto "con grande coraggio", "quasi contro tutto e quasi contro tutti", fino alle costanti adulazioni durante le edizioni del telegiornale che gli valsero numerose critiche e condanne da parte del Garante per le Comunicazioni per mancanza di imparzialità.
La fase finale della sua carriera fu segnata da crescenti difficoltà giudiziarie che culminarono nel 2011 con l’indagine per induzione e favoreggiamento della prostituzione nell’ambito del cosiddetto "caso Ruby", insieme a Silvio Berlusconi, Lele Mora e Nicole Minetti. Secondo l’accusa, Fede avrebbe contribuito al reclutamento di giovani donne per le serate ad Arcore, favorendo il sistema delle cosiddette "cene eleganti" che si trasformavano in incontri a sfondo sessuale. Il 19 luglio 2013 fu condannato dal tribunale di Milano a sette anni di reclusione, pena successivamente ridotta in appello a quattro anni e sette mesi per favoreggiamento della prostituzione, con l’assoluzione dall’accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile.
La sentenza definitiva arrivò l’11 aprile 2019 quando la Cassazione dichiarò inammissibili i ricorsi delle difese, confermando la condanna. Vista l’età avanzata e le condizioni di salute, fu stabilito che avrebbe scontato la pena agli arresti domiciliari, trasformati successivamente in servizi sociali. Nonostante la condanna definitiva, Fede continuò sempre a proclamare la propria innocenza, sostenendo di non aver mai portato personalmente Ruby ad Arcore e di non sapere chi fosse né cosa facesse.
Il 28 marzo 2012, a seguito di una trattativa con Mediaset non andata a buon fine, fu sollevato dalla direzione del TG4. L’azienda comunicò ufficialmente l’impossibilità di arrivare a una risoluzione consensuale del rapporto, specificando che l’ex direttore lasciava anche Mediaset. Alla direzione del TG4 gli subentrò Giovanni Toti, che per circa due anni diresse contemporaneamente anche Studio Aperto. Il licenziamento rappresentò la fine di un’era per l’informazione commerciale italiana e l’inizio di un periodo difficile per Fede, che perse non solo il ruolo più prestigioso della sua carriera ma anche i benefici aziendali, dall’abitazione ai servizi di cui aveva goduto per decenni.
Negli anni successivi al licenziamento, la situazione di Fede si complicò ulteriormente con nuove vicende giudiziarie, tra cui la condanna per tentata estorsione nell’ambito del processo per il fotoricatto nei confronti di Mauro Crippa, direttore generale dell’informazione di Mediaset, identificato da Fede come il principale responsabile del suo allontanamento dall’azienda. Nel giugno 2020 subì anche l’arresto su via Partenope a Napoli mentre cenava con la moglie Diana per festeggiare il suo ottantanovesimo compleanno, accusato di evasione dai domiciliari, anche se il giudice rilevò successivamente che era autorizzato a lasciare il domicilio per motivi di salute.
La vita privata di Emilio Fede fu caratterizzata dal lungo e intenso matrimonio con Diana De Feo, figlia di Italo De Feo, giornalista, storico e dirigente Rai, nonché collaboratore di Palmiro Togliatti. I due si conobbero nel 1964 durante un incontro di lavoro quando lei, allora collaboratrice del "Giornale d’Europa", fu inviata a Torino per un servizio su Edward Whymper e Fede ricevette l’incarico di accompagnarla. Fu un colpo di fulmine che li portò al matrimonio a Napoli nel 1965, dando inizio a un’unione durata quasi sessant’anni.
Diana De Feo fu una figura importante del giornalismo televisivo, collaboratrice della rubrica quotidiana "Almanacco del giorno dopo" e inviata speciale del TG1 per l’arte e la cultura. Nel 2008 fu eletta senatrice nelle liste del Popolo delle Libertà in Campania su invito di Silvio Berlusconi, dimostrando come anche nella famiglia Fede la politica avesse un ruolo significativo. La coppia ebbe due figlie, Sveva e Simona, che scelsero di mantenere un profilo riservato, lontano dai riflettori nonostante l’esposizione mediatica del padre.
La morte di Diana il 23 giugno 2021, alla vigilia del novantesimo compleanno di Emilio, rappresentò un colpo devastante per il giornalista, che negli ultimi anni aveva espresso ripetutamente il desiderio di raggiungerla. "Il mio sogno è arrivare al più presto accanto a mia moglie", aveva dichiarato nell’ultima intervista rilasciata al quotidiano "Libero", aggiungendo però che "è ancora con me, sarà sempre con me". Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, caratterizzati dai problemi di salute e dalle conseguenze delle vicende giudiziarie, Fede aveva mantenuto lucidità e determinazione fino agli ultimi giorni.
Le reazioni alla sua scomparsa hanno attraversato tutto il panorama politico e mediatico italiano, testimoniando l’impatto che la sua figura ha avuto sul paese. Il direttore del TG La7 Enrico Mentana ha sottolineato come "vent’anni prima di Berlusconi e del TG4, Fede era già l’anchorman più conosciuto dei telegiornali italiani", ricordando che "sarebbe sommamente ingeneroso" giudicarlo solo per "il crepuscolo professionale e giudiziario". Il presidente del Senato Ignazio La Russa lo ha definito "volto storico del giornalismo televisivo che ha accompagnato milioni di italiani per oltre mezzo secolo".
Anche il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso cordoglio, definendolo "protagonista indiscusso della tv, della politica e del giornalismo", mentre il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri lo ha ricordato come "un amico con il quale abbiamo raccontato fatti con serietà e a volte con ironia". Persino il collega Vittorio Feltri, noto per la schiettezza dei suoi giudizi, lo ha definito "un giornalista abilissimo", pur riconoscendone "il carattere censurabile".
Il sindaco di Segrate Paolo Micheli ha voluto ricordarlo come "uno dei volti più noti della televisione italiana che ha attraversato da protagonista una stagione importante della nostra storia nazionale", pur riconoscendo che "la sua figura ha spesso diviso l’opinione pubblica, suscitando sentimenti contrastanti e un acceso dibattito". In questo momento, ha aggiunto, "ogni giudizio lascia spazio a un sentimento più alto: quello del rispetto e della pietà per la persona".
La figura di Emilio Fede rimane indissolubilmente legata a un’epoca di profondi cambiamenti nel panorama televisivo e politico italiano, incarnando le contraddizioni e le trasformazioni di un paese che negli ultimi decenni ha visto nascere e consolidarsi il sistema dell’informazione commerciale. La sua parabola professionale, dai fasti della direzione del TG1 agli scandali che hanno segnato gli ultimi anni, rappresenta uno spaccato significativo della storia recente dell’Italia, con le sue luci e le sue ombre, i suoi successi e le sue cadute.
Con la sua scomparsa si chiude definitivamente un capitolo della televisione italiana, quello di un giornalismo televisivo che ha saputo conquistare milioni di telespettatori attraversando epoche di grandi cambiamenti, ma che ha anche sollevato interrogativi profondi sui limiti tra informazione e spettacolo, tra cronaca e intrattenimento. L’ultimo saluto nella chiesa di Dio Padre a Segrate rappresenterà il momento finale di una storia che ha attraversato oltre mezzo secolo di televisione italiana, lasciando un’eredità complessa e dibattuta che continuerà a essere oggetto di riflessione negli anni a venire.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!