Venerdì 12 dicembre 2025 l’Italia si prepara a una delle giornate di mobilitazione più estese degli ultimi anni, con uno sciopero generale nazionale proclamato dalla Cgil che coinvolgerà l’intera giornata di lavoro in tutti i settori pubblici e privati, compresi i servizi in appalto e le attività strumentali, e con un impatto annunciato in particolare su trasporti, scuola, sanità e pubblica amministrazione.
Secndo quanto comunicato dal sindacato e ribadito in numerose circolari di associazioni di categoria e amministrazioni locali, l’astensione dal lavoro avrà carattere generale e durerà per l’intera giornata del 12 dicembre, nel quadro di una protesta rivolta contro la legge di bilancio 2026, giudicata dalla Cgil incapace di rispondere ai bisogni di lavoratori, pensionati e giovani e di affrontare l’emergenza salariale che attraversa il Paese.
Il settore che si preannuncia più esposto ai disagi è quello dei trasporti, con particolare attenzione alla rete ferroviaria: le strutture del Gruppo Fs Italiane, unitamente ai principali operatori come Italo e Trenord, hanno comunicato che lo sciopero interesserà il personale dalle 00:01 alle 21:00 di venerdì 12 dicembre, fascia oraria nella quale sono possibili ritardi, cancellazioni e modifiche alla programmazione ordinaria, anche nelle ore immediatamente precedenti e successive allo stop. Come previsto dalle normative di settore, sarà predisposto un elenco di treni garantiti, soprattutto nelle fasce di maggiore affluenza pendolare, ma l’offerta complessiva risulterà comunque ridotta rispetto al servizio abituale.
Accanto alla ferrovia, anche il trasporto pubblico locale nelle città e nelle aree metropolitane è coinvolto dallo sciopero generale, con modalità che variano da territorio a territorio ma che seguono uno schema comune di sospensione del servizio per 24 ore, salvo il rispetto delle cosiddette fasce orarie protette. Alcune aziende di trasporto hanno già diffuso avvisi alla clientela sottolineando che, al di fuori delle fasce di garanzia, le corse su linee urbane ed extraurbane non potranno essere assicurate, mentre restano normalmente garantiti gli spostamenti nella prima mattinata e nella fascia centrale di rientro da scuole e luoghi di lavoro. In realtà, la cornice di riferimento resta quella stabilita dalla legge 146 del 1990, che impone il mantenimento di servizi minimi essenziali proprio per evitare la paralisi totale della mobilità anche in occasione di scioperi generali.
I disagi non si limiteranno ai collegamenti: il comparto scuola è direttamente interessato dalla mobilitazione. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha reso noto che, per il settore Istruzione e Ricerca, sono state proclamate azioni di sciopero per la medesima data, con adesione formale della FLC Cgil al pacchetto di iniziative fissate per il 12 dicembre. Circolari diffuse dagli istituti scolastici invitano docenti e personale Ata a comunicare preventivamente l’eventuale adesione, ricordando al tempo stesso alle famiglie che per quella giornata non può essere garantito il regolare svolgimento delle lezioni, potendo verificarsi sospensioni totali o parziali delle attività didattiche, riduzioni di orario, rimodulazioni dei servizi di mensa e doposcuola.
Analoga situazione si prospetta per la sanità pubblica, dove la proclamazione dello sciopero riguarda il personale dipendente delle aziende sanitarie e ospedaliere, pur nel rispetto del perimetro dei servizi minimi essenziali. Comunicazioni diffuse da diverse aziende sanitarie territoriali precisano che saranno comunque garantiti i servizi sanitari urgenti, le prestazioni di pronto soccorso, i ricoveri indifferibili e le attività considerate salvavita, mentre visite programmate ed esami non urgenti potranno essere rinviati e riprenotati nei giorni successivi, con un inevitabile allungamento delle liste di attesa.
Lo sciopero coinvolgerà inoltre l’insieme della pubblica amministrazione, dagli uffici centrali dello Stato agli enti locali, fino ai servizi di sportello al cittadino. In questo quadro, una peculiarità è rappresentata dal personale dei Vigili del Fuoco, per il quale la mobilitazione assume la forma di uno sciopero di quattro ore, senza penalizzazioni economiche, con fermo dei lavoratori turnisti previsto nella fascia 9:00-13:00 e del personale amministrativo per l’intero turno ordinario, fermo restando il mantenimento delle attività di soccorso urgente. Nel complesso, l’adesione dei diversi comparti pubblici, compresi comparti come igiene ambientale e servizi locali, contribuirà a rendere il 12 dicembre una giornata di rallentamenti diffusi per la macchina amministrativa del Paese.
La Cgil colloca questa iniziativa all’interno di una piattaforma rivendicativa ampia, che tocca alcuni dei principali nodi aperti del confronto sociale ed economico. Nei documenti approvati dall’Assemblea generale del sindacato e nelle note diffuse a livello nazionale e territoriale, la legge di bilancio 2026 viene definita ingiusta e inadeguata, in quanto non affronta l’erosoine del potere d’acquisto di salari e pensioni, non sostiene in modo sufficiente i servizi pubblici fondamentali, non interviene con decisione su precarietà e lavoro povero e non destina risorse ritenute adeguate a sanità, istruzione, politiche abitative e sicurezza sul lavoro.
Tra le richieste principali che motivano lo sciopero, e che vengono ribadite anche dalle strutture regionali e di categoria della Cgil, figurano l’aumento dei salari e delle pensioni, la restituzione e la neutralizzazione strutturale del cosiddetto fiscal drag, il rinnovo dei contratti collettivi nazionali scaduti, sia nel settore privato sia nel pubblico impiego, e il rafforzamento di una contrattazione in grado di difendere il potere d’acquisto delle retribuzioni in un contesto di inflazione elevata. Il sindacato chiede inoltre di fermare l’innalzamento dell’età pensionabile, di contrastare con misure incisive la precarietà e il lavoro nero e sommerso, di promuovere politiche industriali e del terziario orientate allo sviluppo e all’occupazione stabile, e di varare una riforma fiscale più equa e progressiva, che sposti il carico dalle fasce medio-basse di reddito verso i grandi patrimoni e le rendite.
Un ulteriore capitolo della piattaforma riguarda il rafforzamento del sistema pubblico dei servizi, con richieste di investimenti aggiuntivi nella sanità, nell’istruzione e nella ricerca, nella non autosufficienza, nelle politiche per la disabilità e per l’assistenza territoriale, oltre che in interventi a sostegno della genitorialità e in un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni nel pubblico impiego, volto a ridurre il ricorso a forme di lavoro precario anche all’interno delle amministrazioni. In più occasioni, i documenti della Cgil collegano tali rivendicazioni alla necessità di ridurre i divari territoriali, di genere e generazionali, sottolineando come il costo della vita in molte aree del Paese, in particolare nei grandi centri urbani, renda ancora più urgente una risposta sul terreno dei salari, delle pensioni e dei servizi pubblici.
La giornata del 12 dicembre viene presentata anche come momento di sintesi di numerose vertenze aperte nei vari comparti, dai rinnovi contrattuali della sanità privata e delle telecomunicazioni fino a quelli dell’igiene ambientale, della logistica e delle farmacie, in un contesto in cui, come ricordato più volte dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, milioni di lavoratrici e lavoratori attendono da tempo adeguamenti retributivi considerati indispensabili per recuperare almeno in parte l’inflazione accumulata negli ultimi anni. Lo sciopero generale assume così la funzione di pressione sul Parlamento, chiamato a discutere e approvare la manovra, e sul governo guidato da Giorgia Meloni, al quale il sindacato chiede un cambio di rotta sulle priorità della politica economica e sociale.
Il quadro normativo entro cui si inserisce la protesta resta quello tracciato dalla legge 146 del 1990 e dalle successive regolamentazioni settoriali, che fissano limiti e condizioni per l’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. Il cruscotto degli scioperi del Dipartimento della Funzione pubblica e il portale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti registrano la proclamazione del 12 dicembre come sciopero generale con adesione della Cgil e delle sue federazioni di categoria, specificando comparti coinvolti e modalità di svolgimento, e richiamando l’obbligo per aziende e amministrazioni di garantire comunque le prestazioni indispensabili e le fasce orarie protette per il trasporto dei pendolari e per l’erogazione di alcuni servizi sanitari e scolastici.
La mobilitazione del 12 dicembre si colloca anche sullo sfondo di un confronto acceso, che nei mesi e negli anni precedenti ha visto spesso contrapposti il principale sindacato confederale e il governo sui temi del diritto di sciopero e dell’uso della precettazione, in particolare nel settore dei trasporti. Già in occasione di precedenti agitazioni ferroviarie e del trasporto pubblico, alcuni provvedimenti di riduzione della durata degli scioperi introdotti dal Ministero dei Trasporti erano stati contestati dai sindacati e sottoposti al vaglio dei tribunali amministrativi, riaccendendo il dibattito sul bilanciamento tra tutela degli utenti e libertà sindacale. In questo contesto, la scelta della Cgil di indirre uno sciopero generale di 24 ore, nel rispetto delle regole di settore, assume anche il valore di una riaffermazione del ruolo di questa forma di lotta all’interno dell’ordinamento costituzionale.
Nell’immediata vigilia della mobilitazione, la geografia dei disagi appare dunque tracciata: treni in circolazione ridotta e a rischio cancellazione per gran parte della giornata, trasporto pubblico locale limitato alle fasce di garanzia con corse fortemente ridotte nelle altre ore, scuole che in molte realtà potrebbero non essere in grado di assicurare la regolarità delle lezioni, servizi sanitari ordinari rallentati e uffici pubblici chiamati a operare con organici potenzialmente ridotti. In parallelo, sono previste manifestazioni e cortei nelle principali città, dal Nord al Sud, con iniziative territoriali organizzate dalle strutture della Cgil per dare visibilità alle richieste avanzate al governo e al Parlamento nell’ambito della discussione sulla legge di bilancio. Il 12 dicembre 2025 si configura così come una giornata chiave del conflitto sociale autunnale, destinata a misurare la capacità di mobilitazione del sindacato e a incidere, almeno sul piano del confronto pubblico, sull’iter della manovra economica. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
