Nello studio di Verissimo, avvolto da un silenzio rispettoso e commosso, Enrica Bonaccorti ha consegnato al pubblico una delle testimonianze più crude e toccanti della sua lunga carriera, raccontando senza filtri la sua battaglia contro un tumore al pancreas che, purtroppo, si sta rivelando un avversario particolarmente ostinato. L’intervista, andata in onda nella puntata del 14 dicembre 2025, ha mostrato una donna provata ma non vinta, lucida nell’analizzare la propria condizione clinica e coraggiosa nel guardare in faccia una realtà che non offre facili consolazioni. Di fronte a Silvia Toffanin, la conduttrice e paroliera ha rivelato che la chemioterapia, intrapresa subito dopo la diagnosi avvenuta nel luglio scorso, non ha sortito gli effetti sperati, lasciandola in una sorta di limbo esistenziale e medico in attesa di capire se la radioterapia potrà offrire quello spiraglio di luce che finora sembra essere mancato.
Le parole di Enrica Bonaccorti risuonano con una gravità che non ammette retorica: «La chemio non ha funzionato granché», ha ammesso con quella franchezza che l’ha sempre contraddistinta, spiegando come il male, subdolo e silenzioso, si sia insinuato in un punto del corpo anatomicamente complesso, rendendo al momento impossibile l’opzione chirurgica. La speranza, tenue ma mai del tutto spenta, è ora affidata ai risultati del ciclo di radioterapia appena concluso, i cui esiti saranno noti solo tra qualche settimana. È un tempo sospeso, un’attesa logorante che la Bonaccorti descrive non con disperazione, ma con la consapevolezza di chi ha deciso di mettere ordine nella propria esistenza, preparandosi a ogni evenienza senza per questo smettere di aggrapparsi alla vita. «Non ho tante speranze, ma non mollo», ha scandito, quasi a voler tracciare un confine netto tra il realismo clinico e la resa interiore, due concetti che nel suo racconto restano ben distinti.
In questo scenario di incertezza, la conduttrice ha svelato un dettaglio intimo e struggente riguardante il modo in cui sta impiegando questi mesi di battaglia e riflessione: la scrittura come atto terapeutico e testamentario. «Sto facendo un bilancio della mia vita, sto scrivendo tutto», ha confidato alla Toffanin, spiegando come l’urgenza di fissare su carta memorie, pensieri e sentimenti sia diventata una priorità assoluta. Non si tratta semplicemente di una biografia, ma di un vero e proprio esame di coscienza laico, un tentativo di dare forma compiuta a un’esistenza ricca di successi, amori e sfide, forse nel tentativo di lasciare una traccia indelebile per la figlia Verdiana e per chi l’ha amata. Questo gesto di “scrittura finale”, seppur non esplicitamente definito come un addio, porta con sé il peso di chi sente il fiato corto del tempo e vuole assicurarsi che nulla di ciò che è stato importante vada perduto nell’oblio.
Il percorso clinico descritto dalla Bonaccorti è stato costellato da momenti di profondo sconforto, specialmente nelle fasi iniziali. Dopo la diagnosi estiva, arrivata quasi per caso mentre si apprestava a partire per le vacanze, l’attrice ha vissuto un periodo di totale chiusura, isolandosi dal mondo per quattro mesi. «Ho pensato di avere pochi mesi davanti, non avevo voglia di vedere nessuno, volevo annullarmi», ha confessato, rievocando i giorni bui in cui l’unica attività possibile sembrava essere quella di organizzare il proprio commiato, arrivando persino a scegliere le musiche per il funerale e a redigere il testamento. È stato un periodo di “assenza a se stessa”, interrotto solo dalla decisione, maturata a settembre, di rendere pubblica la malattia. Quell’annuncio, lungi dall’essere una richiesta di pietà, si è trasformato in un potente catalizzatore di affetto: l’ondata di messaggi, lettere e solidarietà ricevuta dal pubblico e dai colleghi l’ha “svegliata dal letargo”, restituendole la forza necessaria per affrontare le terapie con uno spirito diverso, più combattivo e meno rassegnato.
Accanto a lei, roccia incrollabile in questo mare in tempesta, c’è sempre stata la figlia Verdiana Pettinari. La loro dinamica, raccontata con tenerezza nello studio di Canale 5, ha subito un’inversione di ruoli commovente: è Verdiana, ora, a farsi madre della propria madre, accudendola con un’attenzione e una dedizione totalizzanti. «Finché io ti sto accanto non ti tocca nessuno, non esiste», le ripete la figlia, una frase che è al contempo una promessa d’amore e uno scudo contro la paura della morte. La Bonaccorti ha sottolineato come la malattia abbia paradossalmente rafforzato un legame già fortissimo, trasformando la quotidianità in una sequenza di gesti di cura che, sebbene dolorosi nella loro necessità, sono intrisi di una dolcezza infinita. Anche la rete di amiche storiche ha giocato un ruolo fondamentale, creando una “famiglia allargata” che ha sopperito alla mancanza di parenti prossimi, dimostrando come i legami elettivi possano essere altrettanto vitali di quelli di sangue nel sostenere chi si trova a fronteggiare prove così estreme.
Nonostante la gravità della situazione, Enrica Bonaccorti non ha perso la sua proverbiale lucidità. Ha parlato del tumore non come di un mostro invincibile, ma come di una “cosa brutta in un punto brutto”, mantenendo un approccio razionale anche di fronte all’inefficacia delle prime cure. Il fatto che la massa non sia regredita è certamente un colpo duro, ma il dato positivo – se così si può definire in un contesto simile – è che non si sono sviluppate metastasi e che il tumore non si è spostato. È in questo fragile equilibrio che si gioca la partita dei prossimi mesi: l’obiettivo è rendere la massa operabile o, quantomeno, cronicizzare la malattia per guadagnare tempo. «Tra un mese saprò se dovrò continuare con le cure o non fare nulla. Magari, chissà, sarò guarita», ha detto con un sorriso amaro, lasciando intendere quanto sia difficile convivere con l’incognita assoluta sul proprio destino a breve termine.
Il riferimento a Eleonora Giorgi, scomparsa pochi mesi prima per la stessa patologia, è aleggiato nell’intervista come un fantasma doloroso ma necessario. La Bonaccorti ha ricordato come la diagnosi l’abbia inevitabilmente portata a pensare all’amica e collega, creando un parallelismo che rende ancora più tangibile la paura. Tuttavia, a differenza dei primi momenti di smarrimento, ora sembra prevalere una calma stoica, la serenità di chi ha fatto tutto il possibile e si rimette, con dignità, al corso degli eventi. La scelta di apparire in televisione, anche se provata fisicamente, risponde all’esigenza di verità che l’ha sempre guidata: mostrarsi vulnerabile non significa arrendersi, ma condividere la propria umanità nel momento di massima fragilità.
In attesa del verdetto della Tac, Enrica Bonaccorti continua a scrivere. Riempie pagine con i ricordi di una vita vissuta intensamente, dai successi televisivi di Non è la Rai e Pronto, chi gioca? alle canzoni scritte per Domenico Modugno, fino agli amori e alle delusioni private. È il suo modo di restare aggrappata al presente mentre costruisce il suo futuro nella memoria degli altri. «Sto scrivendo tutto», ripete, e in quella frase c’è tutta la determinazione di una donna che, pur non avendo “tantissime speranze” mediche, possiede ancora l’immensa speranza umana di lasciare un segno compiuto, definitivo e autentico del suo passaggio su questa terra. La sua testimonianza a Verissimo non è stata quindi solo un bollettino medico, ma una lezione di vita: un invito a non sprecare il tempo, a curare gli affetti e a guardare in faccia la realtà, per quanto dura possa essere, senza mai perdere la propria dignità. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
