Michele Morrone contro il cinema italiano: “Troppo sinistroide”. Scoppia la polemica

Michele Morrone attacca il “circoletto sinistroide” del cinema italiano a Belve e sui social, scatenando polemiche e reazioni contrastanti prima di scusarsi pubblicamente.
Credit © Rai

La polemica esplosa attorno alle dichiarazioni di Michele Morrone sul cinema italiano ha dominato i media per diversi giorni consecutivi, generando un dibattito acceso che ha coinvolto l’intero mondo dello spettacolo nazionale. L’attore pugliese, noto principalmente per il film erotico “365 giorni”, ha scatenato una tempesta mediatica prima durante l’intervista televisiva a Belve condotta da Francesca Fagnani il 20 maggio 2025, e successivamente attraverso un lungo post pubblicato sui social network che ha amplificato ulteriormente le sue critiche al sistema cinematografico italiano.

Le dichiarazioni iniziali dell’attore durante la trasmissione Rai hanno posto le basi per una controversia che si è rapidamente estesa oltre i confini del mondo dello spettacolo. Morrone ha espresso con veemenza il suo distacco dal cosiddetto “circoletto” del cinema italiano, denunciando quella che considera una mentalità elitaria e chiusa che caratterizzerebbe l’industria cinematografica nazionale. Durante l’intervista, quando la conduttrice gli ha chiesto di nominare tre attori più bravi di lui, l’attore ha risposto indicando solamente Alessandro Borghi, mentre alla domanda sui tre peggiori ha replicato categoricamente “quasi tutti”.

La situazione ha assunto contorni ancora più esplosivi nelle ore successive alla trasmissione, quando Morrone ha deciso di pubblicare un lungo messaggio su Instagram per chiarire e amplificare ulteriormente le sue posizioni. Nel post, successivamente cancellato, l’attore ha espresso con termini particolarmente duri la sua critica verso quello che definisce un sistema cinematografico “pieno zeppo di pregiudizi nei confronti dei diversi”, sostenendo che “se non hai studiato alla Silvio D’Amico o al Centro Sperimentale non sei nessuno, se non la pensi con il cuore a sinistra sei solo un fascista”.

L’attacco più diretto contenuto nel messaggio social ha riguardato quella che Morrone considera l’ipocrisia di certi attori del panorama cinematografico italiano. L’attore ha utilizzato espressioni particolarmente taglienti contro quelli che definisce “artisti che fanno i finti inclusivi democratici, sinistroidi che dopo aver preso un ca**o di David si sentono Dei scesi in terra”. In particolare, ha rivolto critiche specifiche a Luca Marinelli, pur senza nominarlo esplicitamente, facendo riferimento alla sua interpretazione di Benito Mussolini nella serie televisiva “M – Il figlio del secolo”. Morrone ha scritto: “Gente che ‘si sente male e ha sofferto’ per aver interpretato il ruolo del Duce, ma che, come per magia, si riprende molto bene da questo tumulto dopo aver incassato 1,5 milioni di euro. Patetici”.

Le reazioni del pubblico e degli addetti ai lavori sono state immediate e profondamente polarizzate. Da una parte si sono schierati coloro che hanno apprezzato la franchezza dell’attore, sostenendo le sue critiche verso un sistema che considerano effettivamente chiuso e autoreferenziale. Numerosi commenti sui social media hanno espresso sostegno alle sue posizioni, con messaggi come “Bellissima intervista, sei vero. Questo vale più di tutto” e “Continua ad essere te stesso e sincero e non permettere mai a nessuno di dirti il contrario”. Dall’altra parte, molti hanno contestato duramente le affermazioni di Morrone, mettendo in discussione le sue competenze attoriali e accusandolo di arroganza e presunzione.

Le critiche più severe hanno riguardato proprio la carriera cinematografica dell’attore, con diversi utenti che hanno sottolineato come la sua fama internazionale derivi principalmente dalla partecipazione a un film erotico polacco ampiamente criticato dalla critica specializzata. Una delle risposte più articolate alle sue dichiarazioni è arrivata da una utente che ha scritto: “Il problema non sono gli attori sinistroidi come dici tu. Il problema è che tu volevi essere famoso, un divo, non attore. Chi ama la recitazione non sogna Hollywood o almeno non sogna il mito di Hollywood, reciterebbe anche in teatri di terz’ordine pur di farlo”.

La polemica si è inserita in un contesto già teso nel mondo della cultura italiana, caratterizzato dallo scontro tra l’attore Elio Germano e il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Questo confronto, nato durante la cerimonia dei David di Donatello, aveva già creato divisioni nell’ambiente cinematografico, e le dichiarazioni di Morrone sono state interpretate da molti come un intervento a sostegno delle posizioni del ministro contro quella che viene percepita come un’egemonia culturale di sinistra nel cinema italiano.

Di fronte all’escalation delle polemiche e alle numerose critiche ricevute, Morrone ha deciso di fare marcia indietro pubblicando un messaggio di scuse attraverso le Instagram Stories. Nel testo, l’attore ha dichiarato: “Quello che ho scritto oggi sui social è frutto di un disagio, mio e di moltissimi altri artisti, che viene dall’amore profondo che ho per il mio lavoro e dalla grande voglia di farlo nel mio Paese. Solo questo. Chiedo scusa per non avere usato le parole appropriate e per avere eventualmente offeso qualcuno”. Contemporaneamente, ha proceduto alla cancellazione del post originale che aveva scatenato la controversia.

L’analisi del fenomeno da parte degli osservatori del settore ha evidenziato come le dichiarazioni di Morrone rappresentino un sintomo di tensioni più ampie all’interno dell’industria cinematografica italiana. Alcuni esperti hanno sottolineato che, al di là dei toni utilizzati dall’attore, esistono effettivamente problematiche strutturali nel sistema cinematografico nazionale che meriterebbero un dibattito più approfondito e costruttivo. La questione dell’accessibilità alle opportunità lavorative, del peso delle scuole di formazione tradizionali e dei meccanismi di selezione degli artisti rappresentano temi di discussione ricorrenti nell’ambiente.

La vicenda ha inoltre messo in luce le dinamiche comunicative nell’era dei social media, dove dichiarazioni controverse possono rapidamente assumere dimensioni nazionali e generare dibattiti che vanno ben oltre l’ambito originario. Il caso Morrone dimostra come anche figure non direttamente coinvolte nei massimi livelli del cinema italiano possano catalizzare l’attenzione pubblica su questioni di sistema, alimentando discussioni che coinvolgono aspetti artistici, culturali e politici dell’industria dello spettacolo nazionale.