Meteo, Siberia infuocata: notti tropicali e massime sui +37°C

La Siberia registra temperature record con picchi di 36,6°C e notti tropicali sopra i 20°C, fenomeni che accelerano lo scioglimento del permafrost e minacciano l’ecosistema artico.

Un’ondata di caldo eccezionale sta investendo la Russia orientale con intensità senza precedenti, trasformando alcune delle regioni più fredde del pianeta in luoghi dalle temperature tropicali che sfidano ogni logica climatica tradizionale. La Siberia, territorio storicamente caratterizzato da inverni rigidissimi e brevi estati fresche, si trova ad affrontare condizioni meteorologiche che superano ogni record storico, con temperature massime che hanno raggiunto i 36,6°C a Ugloskoye e valori minimi notturni che rimangono stabilmente sopra i 20°C, configurando il fenomeno delle cosiddette “notti tropicali” in aree dove tali condizioni risultano del tutto inusuali per latitudine e stagionalità.

Il picco termico registrato negli ultimi giorni di maggio 2025 rappresenta un dato sorprendente per una zona solitamente caratterizzata da un clima rigido, confermando il rapido processo di riscaldamento che sta trasformando le aree artiche e subartiche secondo modalità che i meteorologi consideravano possibili solo verso la fine del secolo. Questo valore figura tra i più alti mai osservati nella regione, costituendo un segnale particolarmente preoccupante del fenomeno di trasformazione climatica in atto, mentre le proiezioni per l’est della Mongolia indicano un’ulteriore escalation delle temperature con picchi attesi fino a 38°C nei prossimi giorni.

L’eccezionalità del fenomeno emerge chiaramente dal confronto con i dati storici: numerose località siberiane hanno registrato valori minimi notturni superiori ai 20°C, un fatto decisamente insolito per queste zone e per questa stagione, mentre nella porzione più settentrionale del territorio russo il ritmo del riscaldamento risulta circa due volte superiore rispetto alla media globale. Le temperature che si stanno registrando in queste ore superano i precedenti record risalenti al 1959, determinando condizioni che erano state ipotizzate dai modelli climatici solo per scenari futuri molto più lontani nel tempo.

Il fenomeno delle notti tropicali, definite dalla meteorologia come notti durante le quali la temperatura non scende mai al di sotto dei 20°C, si sta manifestando con particolare intensità proprio nelle regioni siberiane, dove tradizionalmente le escursioni termiche giornaliere risultano molto pronunciate e le temperature notturne tendono a diminuire significativamente rispetto ai valori diurni. Queste condizioni termiche persistenti durante le ore notturne rappresentano un elemento di particolare criticità, poiché impediscono il naturale raffreddamento del terreno e dell’atmosfera, amplificando gli effetti del riscaldamento diurno e creando condizioni di stress termico continuo per l’ecosistema locale.

La città di Verkhoyansk, divenuta simbolo dei cambiamenti climatici artici dopo aver registrato 38°C nel giugno 2020, continua a rappresentare un caso emblematico delle trasformazioni in corso. Questa località, che vanta un record assoluto di freddo di ben -67,6°C, ha dimostrato come le regioni artiche possano sperimentare escursioni termiche estreme anche in senso opposto, con temperature che nel maggio 2025 hanno raggiunto i 25,1°C, ben al di sopra della media stagionale di 4,2°C. Il contrasto tra questi valori estremi evidenzia la particolare vulnerabilità delle regioni polari ai cambiamenti climatici, dove piccole variazioni nelle condizioni atmosferiche globali possono tradursi in effetti amplificati e particolarmente evidenti.

Le conseguenze di questo riscaldamento anomalo si estendono ben oltre il semplice dato termico, coinvolgendo l’intero ecosistema siberiano in trasformazioni profonde e potenzialmente irreversibili. Lo scioglimento del permafrost, il terreno che dovrebbe restare ghiacciato per tutto l’anno, sta accelerando a ritmi sempre più sostenuti, alterando la morfologia del territorio e minacciando le infrastrutture costruite sopra di esso. In Yakutia, regione dell’estremo oriente russo, oltre il 40% degli edifici nelle zone di permafrost mostra già segni di deformazione, con mura che si crepano, pavimenti che cedono e palazzi che si inclinano a causa dell’instabilità del suolo sottoStante.

Il fenomeno del termocarso, processo di scioglimento del ghiaccio sotterraneo che genera deformazioni del terreno visibili anche a occhio nudo, sta emergendo con crescente frequenza attraverso la formazione di cumuli di terra simili a panettoni innevati, denominati bylar in lingua yakuta, che punteggiano sempre più fittamente il paesaggio siberiano. Questi rilievi naturali si formano quando la sommità del terreno rimane stabile mentre gli spazi circostanti sprofondano, creando un paesaggio ondulato e instabile che compromette l’utilizzo del territorio per scopi abitativi e infrastrutturali.

Le analisi climatologiche indicano che questo episodio di caldo estremo rientra in un quadro più ampio che coinvolge tutta l’Asia centrale, dove diverse stazioni meteorologiche hanno riportato temperature oltre i 40°C, delineando un fenomeno di portata eccezionale e privo di precedenti nel periodo recente. La temperatura media della Siberia occidentale si è attestata sui 6°C sopra la media rilevata tra il 1979 e il 2019, con picchi che raggiungono i 10°C di anomalia positiva rispetto alle medie storiche, configurando condizioni che secondo i modelli probabilistici avrebbero dovuto verificarsi solo una volta ogni 100.000 anni in assenza di fattori antropici.

Le implicazioni di lungo termine di questi fenomeni meteorologici estremi si estendono oltre i confini regionali, influenzando i pattern climatici globali attraverso meccanismi di retroazione che amplificano ulteriormente il riscaldamento. Il rilascio di carbonio contenuto nel permafrost in via di scioglimento contribuisce ad aumentare la concentrazione di gas serra nell’atmosfera, mentre la diminuzione della copertura nevosa e glaciale riduce l’albedo terrestre, incrementando l’assorbimento di radiazione solare e alimentando un circolo vizioso di riscaldamento progressivo che coinvolge l’intero sistema climatico planetario.