La prima puntata di Belve Crime, il nuovo spin-off del celebre programma condotto da Francesca Fagnani, andrà in onda martedì 10 giugno alle 21.20 su Rai 2 con una delle testimonianze più controverse degli ultimi anni: quella di Eva Mikula, ex fidanzata di Fabio Savi, uno dei componenti della terribile banda della Uno Bianca che terrorizzò l’Emilia-Romagna tra il 1987 e il 1994. L’intervista, dalle prime anticipazioni diffuse oggi, si preannuncia come uno dei momenti televisivi più discussi dell’anno, con dichiarazioni che riaccendono le polemiche su una delle pagine più buie della cronaca nera italiana.
La donna, oggi 50enne e di origini romene, non ha mostrato alcun pentimento o rimorso durante il confronto serrato con la conduttrice, mantenendo una posizione che appare irremovibile e provocatoria nei confronti delle famiglie delle vittime. “Io non devo scuse a nessuno, le attendo dai familiari delle vittime”, ha dichiarato Mikula nello studio televisivo, ribadendo una posizione che ha sempre mantenuto negli ultimi trent’anni e che continua a suscitare indignazione nell’opinione pubblica. Durante l’intervista, la donna ha anche sostenuto che la banda criminale fu arrestata “grazie a me”, una versione dei fatti immediatamente contestata dalla Fagnani che ha ricordato come Mikula abbia parlato con gli investigatori solamente dopo l’arresto dei membri del gruppo.
La banda della Uno Bianca, composta principalmente da poliziotti con tendenze di estrema destra, rappresenta uno dei capitoli più oscuri della storia criminale italiana del XX secolo. Il gruppo, formato dai fratelli Roberto, Alberto e Fabio Savi insieme ad altri complici tra cui Luca Vallicelli, Pietro Gugliotta e Marino Occhipinti, colpì 103 volte nell’arco di sette anni, seminando terrore in Emilia-Romagna attraverso rapine a mano armata, agguati e azioni di violenza gratuita. Il bilancio delle loro gesta criminali è agghiacciante: 24 morti e 114 feriti, con un’escalation di violenza che raggiunse l’apice nel gennaio 1991 quando una pattuglia di Carabinieri fu trucidata nel quartiere Pilastro di Bologna.
Eva Mikula fu per due anni la compagna di Fabio Savi, vivendo accanto a uno degli uomini più ricercati d’Italia senza mai, secondo la sua versione, denunciare le attività criminali del fidanzato. Quando Savi fu arrestato il 24 novembre 1994 in un Autogrill della tratta Udine-Tarvisio, a soli 27 chilometri dal confine con l’Austria, Mikula si trovava con lui e fu immediatamente fermata dalle forze dell’ordine. La donna, che all’epoca aveva 19 anni e parlava cinque lingue, fu processata per favoreggiamento e concorso in omicidio, ma venne assolta in tutti e tre i gradi di giudizio, ricevendo una condanna limitata a 14 mesi di reclusione con sospensione della pena per uso di documenti falsi, importazione di un Kalashnikov e sottrazione di 40 milioni di lire all’ex compagno.
Durante l’intervista con Francesca Fagnani, emergono dettagli inquietanti sulla relazione tra Mikula e Fabio Savi, caratterizzata da episodi di violenza domestica e intimidazioni. “Le volte che io ho avuto gli occhi neri e m’ha strappato i capelli e le minacce che ho ricevuto e quante volte m’ha puntato la pistola”, ha raccontato la donna, descrivendo un clima di terrore costante in cui viveva. Tuttavia, quando la conduttrice le ha chiesto perché non sia mai riuscita a denunciare o a fuggire, Mikula ha risposto: “In che modo se loro erano in polizia e Fabio mi disse sempre ‘Noi siamo in tanti se tu parli la tua vita è finita’”.
Il rapporto conflittuale con le famiglie delle vittime rappresenta uno degli aspetti più controversi della vicenda Mikula, culminato nel 2015 quando la donna chiese di entrare nell’Associazione vittime della Uno Bianca ma venne respinta. “Le famiglie delle vittime vogliono il mio silenzio perché rovino il decoro”, ha commentato Mikula, aggiungendo di aver subito insulti per trent’anni che considera “un’istigazione al suicidio”. La posizione della donna appare particolarmente provocatoria quando afferma di aspettare le scuse dai familiari delle vittime, una dichiarazione che Francesca Fagnani ha immediatamente contestato ricordando che “i familiari, in generale, non devono chiedere scusa a nessuno”.
Un altro momento di tensione nell’intervista riguarda la mancata partecipazione di Mikula al reality La Talpa nel 2005, quando la produzione decise di non includerla nel cast dopo le polemiche suscitate. Alla domanda della Fagnani se ritenesse rispettoso verso le famiglie delle vittime partecipare a un programma di intrattenimento, Mikula ha risposto: “Quel gioco avrebbe potuto permettermi di raccontare la mia verità”, dimostrando ancora una volta l’assenza di qualsiasi considerazione per il dolore dei parenti delle vittime.
La trasmissione Belve Crime rappresenta una novità nel panorama televisivo italiano, focalizzandosi sui principali casi di cronaca nera attraverso interviste dirette con i protagonisti delle vicende criminali più scioccanti del Paese. Il format, che mira a “indagare nel profondo la mente di chi ha sbagliato, di chi ha fatto del male o di chi ha attraversato il male”, prevede che ogni storia venga introdotta dal giornalista specializzato in cronaca nera Stefano Nazzi, autore di podcast di successo come “Indagini”. Oltre a Eva Mikula, la prima puntata ospiterà anche Tamara Ianni, collaboratrice di giustizia che nel 2018 ha contribuito all’arresto di 32 componenti del clan Spada di Ostia, e Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio e intervistato nel carcere di Bollate.
L’intervista a Eva Mikula solleva interrogativi profondi sulla natura del perdono, della giustizia e della responsabilità morale in casi di criminalità organizzata che hanno segnato profondamente la società italiana. La sua posizione, caratterizzata dal rifiuto categorico di qualsiasi forma di pentimento e dalla richiesta paradossale di scuse da parte delle famiglie delle vittime, continua a dividere l’opinione pubblica trent’anni dopo gli eventi. Mentre alcuni la considerano ancora una vittima delle circostanze e delle violenze subite, altri la vedono come una figura che non ha mai davvero fatto i conti con il proprio passato e con le conseguenze delle azioni del gruppo criminale di cui, volontariamente o involontariamente, ha fatto parte. L’appuntamento con Belve Crime di martedì 10 giugno promette di riaccendere il dibattito su una delle pagine più controverse della cronaca nera italiana, offrendo al pubblico un confronto diretto con una delle figure più enigmatiche e discusse della vicenda della banda della Uno Bianca.