Maltempo, Frana in Cadore: Persone Bloccate nelle Case. Chiusa la strada per Cortina

Una violenta frana ha investito la frazione di Cancia a Borca di Cadore dopo un temporale che ha scaricato 50 millimetri di pioggia in mezz’ora, intrappolando abitanti nelle case e chiudendo la strada per Cortina. I soccorsi hanno evacuato diverse persone mentre proseguono i lavori di sgombero dei detriti.
Credit © Vigili del Fuoco

Una violenta colata detritica ha investito nella notte tra domenica 15 e lunedì 16 giugno la frazione di Cancia, nel comune di Borca di Cadore, costringendo le autorità locali a mobilitare una complessa macchina dei soccorsi per portare in salvo gli abitanti rimasti intrappolati nelle proprie abitazioni. Il fenomeno franoso, staccatosi dalle pendici del monte Antelao, ha completamente invaso la strada statale 51 di Alemagna, principale arteria di collegamento verso Cortina d’Ampezzo, determinando la chiusura immediata del tratto per ragioni di sicurezza.

L’evento si è verificato intorno alla mezzanotte di domenica, dopo che un violento temporale aveva scaricato in appena mezz’ora circa 50 millimetri di pioggia sulla zona montana, saturando d’acqua i terreni e innescando il movimento franoso. La massa di fango, rocce e detriti ha raggiunto dimensioni considerevoli, invadendo non soltanto la carreggiata stradale ma anche diverse abitazioni della frazione, alcune delle quali sono state completamente sommerse dai materiali ai piani più bassi.

I vigili del fuoco, affiancati dalla Protezione civile regionale e dai volontari locali, hanno immediatamente avviato le operazioni di soccorso per raggiungere gli abitanti rimasti isolati dalle proprie case. Secondo quanto riferito dall’assessore regionale alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin, alcune persone sono state evacuate dalle abitazioni più compromesse, mentre altre abitazioni, tra cui un piccolo condominio, hanno dovuto essere raggiunte con maggiori difficoltà dai soccorritori, benché chi vi abitasse si trovasse comunque in condizioni di sicurezza.

La situazione ha assunto caratteristiche di particolare gravità per la presenza di massi di grandi dimensioni che hanno bloccato completamente le uscite di alcune abitazioni, costringendo i residenti a rimanere confinati all’interno delle proprie case. Numerosi appelli di aiuto sono stati lanciati attraverso i social network, con alcuni abitanti che chiedevano disperatamente l’intervento dei soccorsi con messaggi del tipo “qualcuno venga a salvarci, siamo isolati”. Le autorità comunali e la Pro Loco hanno immediatamente raccomandato alla popolazione di non uscire dalle abitazioni e di rimanere ai piani alti, mantenendo un costante monitoraggio della situazione attraverso il coordinamento di vigili del fuoco, Protezione civile, Anas e volontari.

Il sindaco di Borca di Cadore, Bortolo Sala, ha confermato che il maltempo era previsto dalle previsioni meteorologiche, ma la forza eccezionale delle precipitazioni ha fatto sì che la frana tracimassse dai canali di scolo progettati specificatamente per prevenire questo tipo di eventi. L’evento ha determinato anche l’interruzione della fornitura elettrica in diverse zone, aggravando ulteriormente i disagi per la popolazione locale.

La frana ha interessato lo stesso punto geografico dove nel luglio 2009 si era verificato un analogo evento di proporzioni ancora più drammatiche, che aveva causato la morte di due persone, madre e figlio, Giovanna Belfi di 86 anni e Adriano Zanetti di 63 anni. L’assessore Bottacin ha sottolineato la significativa coincidenza territoriale, ricordando che quella zona era stata inizialmente considerata per la realizzazione del villaggio olimpico dei Giochi invernali di Cortina 2026, progetto poi scartato proprio per le caratteristiche di instabilità geologica dell’area.

L’area della frana di Cancia è da tempo sotto costante osservazione da parte delle autorità competenti per la sua riconosciuta pericolosità geologica. La Provincia di Belluno aveva recentemente realizzato interventi di contenimento, tra cui una briglia frangicolata del tipo “Sabo dam” e la deviazione del Rio Bus del Diau, opere progettate per trattenere i massi più grandi delle colate detritiche e convogliare in modo controllato le acque meteoriche.

Le operazioni di soccorso hanno richiesto l’impiego di mezzi pesanti e ruspe per liberare la strada statale 51 dai detriti accumulati, con lavori che sono proseguiti ininterrottamente durante tutta la notte. La massa di materiale franoso ha raggiunto in alcuni punti un’altezza di oltre un metro, creando un fronte di detriti di diverse decine di metri che ha reso necessario un intervento prolungato per il ripristino della viabilità.

L’evento si è inserito in un contesto meteorologico caratterizzato da una fase di spiccata instabilità atmosferica che ha interessato tutto il territorio veneto. Il Centro Funzionale Decentrato della Regione Veneto aveva infatti emesso un avviso di criticità con allerta gialla per rischio idrogeologico da temporali, valido dal pomeriggio di domenica 15 giugno fino alla mezzanotte di martedì 17 giugno, prevedendo due fasi distinte di tempo instabile con rovesci e temporali di forte intensità.

La situazione meteorologica avversa ha coinvolto più ampiamente l’area dolomitica, con segnalazioni di eventi franosi anche in altre località limitrofe. Particolarmente significativo è stato il distacco di materiale roccioso verificatosi sabato 14 giugno dalla Croda Marcora, nel gruppo del Sorapiss, che ha generato una imponente nube di polvere visibile a chilometri di distanza lungo l’asse viario tra San Vito di Cadore e Cortina d’Ampezzo.

Le autorità regionali hanno mantenuto un costante coordinamento con le amministrazioni comunali interessate, garantendo un flusso informativo continuo e l’attivazione di tutti i protocolli di emergenza previsti per questo tipo di eventi. La Regione Veneto ha confermato che le operazioni di verifica dei danni e di messa in sicurezza del territorio proseguiranno nei prossimi giorni, con particolare attenzione al monitoraggio delle condizioni di stabilità dei versanti montani.

L’episodio ha evidenziato ancora una volta la vulnerabilità del territorio montano veneto rispetto ai fenomeni meteorologici estremi, che negli ultimi anni hanno mostrato una tendenza all’intensificazione e alla concentrazione temporale delle precipitazioni. Le colate detritiche che si originano dalle pendici dell’Antelao sono tipicamente causate da precipitazioni di breve durata ma elevata intensità, concentrate prevalentemente nel periodo estivo, e possono mobilizzare quantità di materiale comprese tra 10.000 e 50.000 metri cubi, con punte massime che in casi eccezionali possono raggiungere i 100.000 metri cubi.