Domenica In, lo speciale Sanremo potrebbe saltare nel 2026

Lo speciale di Domenica In dal Teatro Ariston dopo Sanremo rischia di non andare in onda nel 2026 a causa delle pressioni economiche delle case discografiche che chiedono rimborsi per i costi aggiuntivi.
Credit © Rai

Il tradizionale appuntamento televisivo che conclude la settimana del Festival di Sanremo potrebbe subire una battuta d’arresto nel 2026. Lo speciale di Domenica In trasmesso in diretta dal Teatro Ariston, ormai diventato un elemento imprescindibile della kermesse musicale italiana, si trova al centro di una controversia che coinvolge le principali case discografiche e la Rai

Secondo quanto emerso dalle dichiarazioni del giornalista Luca Dondoni durante il podcast “Pezzi – Dentro la musica”, la puntata speciale di Domenica In dedicata al post Sanremo sarebbe in forte dubbio per l’edizione 2026. La questione non riguarderebbe problematiche interne alla Rai, bensì le pressioni economiche esercitate dalle major discografiche che rappresentano la maggior parte degli artisti partecipanti al Festival.

Il nodo centrale della controversia risiede nella questione economica legata alla partecipazione degli artisti alla trasmissione domenicale. Una delle principali case discografiche avrebbe comunicato alla Rai che, qualora la puntata speciale non venisse adeguatamente rimborsata, non consentirebbe più ai propri artisti di partecipare all’evento. La motivazione è strettamente legata ai costi aggiuntivi che comporta la permanenza a Sanremo per un giorno supplementare, considerata un investimento al cento per cento a carico delle etichette discografiche.

Dondoni ha spiegato che il principio seguito dalle case discografiche è quello del “pagare moneta, vedere cammello”, dove il cammello rappresenta l’artista che l’etichetta concede alla Rai per la trasmissione. Senza un adeguato riconoscimento economico, gli artisti potrebbero semplicemente concludere la loro esperienza sanremese con la finale del sabato sera, tornando a casa la domenica mattina senza partecipare al tradizionale speciale.

L’investimento delle case discografiche per la partecipazione al Festival di Sanremo è considerevole e si aggira tra i 100.000 e i 150.000 euro per ogni artista in gara. Questa cifra comprende non solo i costi diretti legati alla permanenza e alle esibizioni, ma anche tutte le attività promozionali collaterali, dalle campagne pubblicitarie alle attivazioni sul territorio. La Rai, dal canto suo, corrisponde agli artisti un rimborso di 62.000 euro per la partecipazione, cifra che per i gruppi viene incrementata di 3.000 euro per ogni membro aggiuntivo.

Il valore economico del Festival per l’industria discografica è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. Secondo i dati della Federazione delle Major Discografiche, il contributo del Festival al mercato discografico nazionale è aumentato del 163% negli ultimi cinque anni, mentre gli ascolti in streaming dei brani in gara sono cresciuti del 463%. L’edizione 2025 ha rappresentato il 2,1% del mercato totale, un dato significativo che giustifica gli investimenti delle etichette.

Lo speciale di Domenica In post Sanremo rappresenta una tradizione consolidata che da anni accompagna la conclusione del Festival. La trasmissione, condotta da Mara Venier direttamente dal Teatro Ariston, offre agli spettatori un momento di riflessione e commento sui risultati della kermesse, permettendo agli artisti di esibirsi nuovamente e di condividere le proprie emozioni a caldo. La puntata speciale del 2025, trasmessa il 16 febbraio, ha visto la partecipazione di tutti i cantanti in gara, compreso il vincitore Olly.

La formula della trasmissione prevede un format di circa sei ore senza interruzioni, dalle 14 fino al TG1 delle 20, durante le quali si alternano esibizioni musicali, interviste e commenti. La presenza di ospiti fissi come Lino Banfi, Giorgia Cardinaletti e altri volti noti del mondo dello spettacolo contribuisce a creare un’atmosfera festosa e rilassata che contrasta con la tensione della settimana festivaliera.

Già nell’edizione 2025 si erano manifestati i primi segnali di attrito tra le case discografiche e la produzione della trasmissione. Alcuni artisti hanno manifestato il proprio disappunto per l’obbligo di esibirsi in playback durante lo speciale, utilizzando gesti simbolici e ironici per esprimere la propria contrarietà. Elodie, ad esempio, aveva dichiarato schiettamente prima della sua esibizione: “Il favoloso playback mi aspetta”, mentre altri artisti come Bresh avevano utilizzato un fiore al posto del microfono.

Secondo Dondoni, già nell’edizione 2025 alcune case discografiche avevano sperimentato l’assenza di alcuni artisti dalla trasmissione domenicale, mascherando queste defezioni con giustificazioni legate al numero eccessivo di partecipanti o a questioni tecniche. Questo comportamento rappresenterebbe un test per valutare la reazione della Rai e del pubblico di fronte a eventuali assenze più significative.

Nonostante le indiscrezioni lanciate dal giornalista Dondoni, la Rai non ha ancora confermato ufficialmente né la sospensione né la conferma dello speciale domenicale per il 2026. L’emittente pubblica mantiene aperta la possibilità di trovare un accordo con le case discografiche, considerando l’importanza che questo appuntamento riveste per il pubblico e per la tradizione del Festival.

La questione si inserisce in un contesto più ampio di trasformazione del panorama televisivo, dove Domenica In stessa si prepara a vivere una stagione di cambiamenti significativi. Per la stagione 2025-2026, il programma celebrerà infatti il suo cinquantesimo anniversario con una formula rinnovata che vedrà Mara Venier affiancata da altri conduttori in una struttura tripartita. Questo esperimento potrebbe influenzare anche le modalità di organizzazione dello speciale post Sanremo, qualora dovesse essere confermato.

L’eventuale cancellazione dello speciale domenicale rappresenterebbe una perdita significativa per gli appassionati del Festival, che vedono in questa trasmissione un momento di chiusura festosa e riflessiva della settimana sanremese. Tuttavia, la vicenda potrebbe anche aprire la strada a nuove formule e approcci, magari più moderni e sostenibili dal punto di vista economico, che tengano conto delle mutate esigenze dell’industria discografica e del mercato televisivo contemporaneo.