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Crik Crok, il colosso delle patatine rischia il fallimento

La storica azienda di Pomezia fondata nel 1949 attraversa la crisi più grave della sua storia, con produzione ferma e dipendenti in difficoltà economica estrema mentre il tribunale valuta il concordato preventivo.

La storica azienda italiana Crik Crok, fondata nel 1949 a Pomezia, si trova oggi in una situazione di estrema difficoltà finanziaria che minaccia la sopravvivenza di uno dei marchi più riconoscibili nel settore degli snack salati. Con oltre settant’anni di attività alle spalle, la società ha attraversato numerose trasformazioni nel corso della sua storia, ma la crisi attuale rappresenta probabilmente la sfida più significativa mai affrontata dal colosso delle patatine.

La produzione è attualmente ridotta al minimo, con linee di lavorazione praticamente ferme e giornate lavorative sempre più sporadiche. Oltre cento dipendenti si trovano oggi in una condizione di precarietà estrema, privati degli stipendi e della cassa integrazione straordinaria promessa ma mai erogata. La situazione ha assunto contorni drammatici, con famiglie intere che versano in difficoltà economiche acute, trasformando quella che inizialmente appariva come una crisi aziendale in una vera e propria emergenza sociale sul territorio di Pomezia.

Le organizzazioni sindacali Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno lanciato un allarme senza precedenti, denunciando l’insostenibilità della situazione e l’urgenza di interventi concreti. I rappresentanti dei lavoratori sottolineano come la forza lavoro abbia continuato a operare con responsabilità e dignità nonostante l’assenza di retribuzione, ma evidenziano l’impossibilità di proseguire in questa direzione senza garanzie concrete sul futuro dell’azienda.

La crisi affonda le radici in anni di debiti accumulati e in un mercato sempre più competitivo che ha progressivamente eroso i margini di profitto. L’azienda aveva già attraversato momenti di difficoltà in passato, presentando un primo concordato preventivo nel 2015 che venne respinto dal Tribunale di Velletri. Nel 2017, dopo una nuova procedura concordataria, la società era stata acquisita da Francesca Ossani attraverso la sua AT Srl, che aveva rilevato il controllo della Ica Foods International.

Il rilancio promesso dalla nuova proprietà, che aveva investito risorse considerevoli per modernizzare gli impianti e rinnovare la gamma dei prodotti, non è riuscito a generare i risultati sperati. Nonostante gli sforzi per diversificare l’offerta e penetrare nuovi mercati, inclusi quelli internazionali, la situazione finanziaria dell’azienda è progressivamente peggiorata, culminando nell’attuale stato di crisi.

La società ha presentato un nuovo concordato preventivo presso il Tribunale di Velletri, nella speranza di evitare la liquidazione e trovare una soluzione che possa garantire la continuità aziendale. Si tratta del secondo concordato in meno di dieci anni, una circostanza che evidenzia la persistenza delle difficoltà strutturali e la complessità della situazione finanziaria. Il tribunale sta attualmente valutando la richiesta, un processo che potrebbe aprire la strada a un cambio di proprietà come estrema misura per preservare l’attività produttiva.

Secondo quanto riportato dalle fonti giornalistiche, sarebbe emerso l’interesse di un importante gruppo del settore alimentare per una possibile acquisizione della Crik Crok, anche se al momento non esistono conferme ufficiali né dettagli specifici sulla trattativa. L’eventuale cessione rappresenterebbe l’ultima opportunità per salvare un marchio che ha segnato la storia dell’industria alimentare italiana e che continua a essere riconosciuto dai consumatori nonostante le difficoltà aziendali.

La situazione ha attirato l’attenzione delle istituzioni politiche locali e nazionali. Emanuela Droghei, consigliera regionale del Partito Democratico, ha evidenziato la necessità di un intervento urgente da parte della Regione Lazio e del Ministero delle Imprese per aprire un tavolo di crisi. Il sito di Pomezia viene descritto come “una risorsa industriale strategica per il Lazio e per l’intero comparto alimentare nazionale”, sottolineando l’importanza di preservare questo patrimonio produttivo.

L’azienda, che negli anni di maggiore prosperità dava lavoro a circa 300 persone e operava con oltre 500 agenti di vendita su tutto il territorio nazionale, rappresenta oggi un caso emblematico delle difficoltà che molte aziende italiane storiche si trovano ad affrontare in un mercato globalizzato e sempre più competitivo. La presenza internazionale del marchio, con distributori in Spagna, Portogallo, Francia, Croazia, Malta, Brasile, Algeria ed Emirati Arabi, testimonia il valore del brand e delle competenze accumulate nel corso dei decenni.

I sindacati continuano a chiedere il pagamento immediato della cassa integrazione da parte dell’INPS e l’accelerazione dei tempi da parte del tribunale per i percorsi giudiziari in corso. La richiesta di trasparenza sul piano industriale e di garanzie occupazionali si accompagna alla necessità di un sostegno economico che garantisca condizioni di vita dignitose ai lavoratori e alle loro famiglie.

La vicenda della Crik Crok si inserisce in un contesto più ampio di trasformazione del settore degli snack salati, dove la concorrenza internazionale e l’evoluzione dei gusti dei consumatori stanno ridefinendo gli equilibri di mercato. Le aziende storiche si trovano a dover competere non solo sul prezzo, ma anche sull’innovazione, sulla sostenibilità e sulla capacità di intercettare nuovi trend di consumo.

Il futuro della Crik Crok dipenderà dalla capacità di trovare una soluzione che bilanci le esigenze dei creditori con la necessità di preservare l’occupazione e le competenze aziendali. La procedura concordataria in corso rappresenta un momento cruciale per determinare se questo pezzo di storia dell’industria alimentare italiana riuscirà a superare la crisi più grave della sua esistenza oppure se sarà destinato a diventare un altro caso di eccellenza produttiva perduta.

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