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Una lettera dal mare dopo 109 anni, ritrovato un messaggio che ha commosso l’Australia

Una bottiglia con messaggi di due soldati australiani della Prima guerra mondiale del 1916 è stata ritrovata dopo 109 anni su una spiaggia vicino a Esperance, permettendo ai discendenti di riconnettersi con il passato.

Una bottiglia di vetro del marchio Schweppes è riemersa dopo oltre un secolo su una remota spiaggia australiana, riportando alla luce un frammento di memoria della Prima guerra mondiale che ha commosso i discendenti dei soldati che scrissero quei messaggi. Il ritrovamento è avvenuto il 9 ottobre 2025 a Wharton Beach, nei pressi di Esperance, circa 750 chilometri a sud di Perth nell’Australia Occidentale, durante una delle regolari operazioni di pulizia della spiaggia condotte dalla famiglia Brown.

All’interno della bottiglia trasparente, in condizioni sorprendentemente integre, sono stati rinvenuti due messaggi scritti a matita su carta e datati 15 agosto 1916. Gli autori erano il soldato semplice Malcolm Alexander Neville, ventisettenne, e il soldato semplice William Kirk Harley, trentasettenne, entrambi imbarcati sulla nave da trasporto truppe HMAT A70 Ballarat, che era salpata da Adelaide appena tre giorni prima, il 12 agosto 1916, diretta verso il fronte occidentale europeo per rinforzare il 48esimo battaglione di fanteria australiano.

Debra Brown, residente di Esperance, ha raccontato che la figlia Felicity e il marito Peter stavano raccogliendo rifiuti sulla spiaggia quando hanno notato la bottiglia affiorare dalla battigia. La famiglia Brown è nota per dedicarsi regolarmente alla pulizia delle spiagge locali, raccogliendo nel corso degli anni innumerevoli carichi di spazzatura. In questo caso, però, non si trattava di un semplice rifiuto, ma di una testimonianza storica di valore inestimabile. La donna ha notato immediatamente che all’interno c’erano dei fogli piegati, ma inizialmente era scettica sulla possibilità di riuscire a leggerli data la presenza di acqua nella bottiglia.

Dopo aver rimosso con cautela il tappo di sughero e aver lasciato asciugare la bottiglia per alcuni giorni sul davanzale di una finestra, Debra Brown ha utilizzato delle pinzette chirurgiche per estrarre delicatamente i messaggi dall’interno del contenitore. Nonostante la carta fosse umida, la scrittura a matita era risultata straordinariamente leggibile, permettendo di decifrare completamente il contenuto delle lettere. La bottiglia si è rivelata in condizioni eccezionali, senza alcuna incrostazione o segno di organismi marini, fatto che ha suggerito agli esperti che probabilmente non abbia trascorso molto tempo in acqua aperta.

Il primo messaggio, scritto da Malcolm Alexander Neville e indirizzato alla madre Robertina Neville, trasuda un ottimismo che contrasta dolorosamente con il tragico destino che avrebbe atteso il giovane soldato. Nella lettera si legge che stava trascorrendo momenti piacevoli e che il cibo a bordo era eccellente, con l’eccezione di un pasto che l’equipaggio aveva deciso di gettare in mare.

Tutto va bene. Il cibo finora è molto buono, con l’eccezione di un pasto, che abbiamo gettato in mare”, scriveva Malcolm alla madre: “Il tuo amato figlio Malcolm, da qualche parte nell’oceano”.

Neville descriveva come la nave Ballarat stesse rollando e beccheggiando, ma assicurava di essere felice come non mai. Firmava il messaggio come “il tuo amato figlio Malcolm, da qualche parte nell’oceano”, e chiedeva espressamente a chiunque avesse trovato la bottiglia di recapitare la lettera alla madre nella piccola cittadina di Wilkawatt, nell’Australia Meridionale.

Il secondo messaggio era opera di William Kirk Harley, che scrisse in tono più informale e indirizzò la sua lettera semplicemente a chiunque l’avesse ritrovata. La madre di Harley era infatti morta anni prima della sua partenza per il fronte. Nel suo messaggio, Harley indicava che si trovavano “da qualche parte nel Bight”, riferendosi alla Great Australian Bight, l’ampia baia che si estende lungo la costa meridionale australiana. Augurava al fortunato ritrovatore di stare bene quanto lo erano loro in quel momento, manifestando uno spirito di ottimismo simile a quello del compagno di viaggio.

Le ricerche condotte successivamente hanno rivelato destini profondamente diversi per i due soldati. Malcolm Alexander Neville, che all’epoca del messaggio aveva ventotto anni e proveniva da Eastwood nell’Australia Meridionale, si era arruolato il 12 maggio 1916. Dopo un viaggio di sei settimane a bordo della Ballarat, il soldato sbarcò in Gran Bretagna nel settembre 1916. Fu inviato in Francia nel dicembre dello stesso anno e combatté con il 48esimo battaglione di fanteria a partire dal febbraio 1917. La sua vita fu spezzata tragicamente l’11 aprile 1917 durante la sanguinosa battaglia di Bullecourt, uno degli scontri più devastanti per le truppe australiane sul fronte occidentale. Il corpo di Neville fu successivamente sepolto in un cimitero militare di Londra. Aveva combattuto al fronte per soli due mesi prima di cadere in azione, non essendo stato inizialmente accettato nell’esercito a causa della bassa statura e di problemi di vista, ma avendo insistito finché non fu ammesso.

William Kirk Harley, al contrario, sopravvisse agli orrori della guerra, pur essendo rimasto ferito due volte durante il conflitto. Tornò in Australia e sposò la fidanzata della sua giovinezza, generando una famiglia e vivendo fino al 1934, quando morì ad Adelaide a causa di un cancro che i suoi discendenti attribuiscono all’esposizione ai gas tossici utilizzati nelle trincee durante la guerra. La sua storia rappresenta quella di tanti soldati che, pur essendo sopravvissuti fisicamente al conflitto, portarono per sempre con sé le cicatrici invisibili di quell’esperienza traumatica.

Dopo aver letto il contenuto delle lettere, Debra Brown si è immediatamente attivata per rintracciare i discendenti dei due soldati. Attraverso ricerche sul sito web dell’Australian War Memorial, è riuscita a identificare Malcolm Alexander Neville e a trovare informazioni sulla sua famiglia. Utilizzando i riferimenti alla cittadina di Wilkawatt contenuti nella lettera e cercando il cognome Neville su internet, la donna è riuscita a individuare su Facebook un pronipote del soldato, Herbie Neville, residente ad Alice Springs. La notizia del ritrovamento si è rapidamente diffusa tra tutti i membri della famiglia Neville sparsi in tutta l’Australia, suscitando un’ondata di emozione e gratitudine.

Herbie Neville ha descritto l’esperienza come “incredibile” per tutta la famiglia, dichiarando che la scoperta ha permesso di riunire parenti che non erano più in contatto da tempo. Ha espresso profonda commozione nel leggere le parole scritte dal prozio, notando come Malcolm sembrasse entusiasta di partire per la guerra, ignaro dell’orribile destino che lo attendeva. La scoperta ha permesso alla famiglia di connettersi in modo tangibile con un antenato che molti conoscevano solo attraverso racconti tramandati.

Anche i discendenti di William Kirk Harley sono stati contattati con successo. Ann Turner, nipote di Harley, insieme ad altri quattro nipoti ancora in vita, ha dichiarato di essere rimasta “assolutamente sbalordita” dal ritrovamento. Ha espresso profonda emozione nel descrivere come la famiglia percepisca il messaggio come un segno del nonno che tende loro la mano dall’aldilà. Turner ha sottolineato il contrasto toccante tra la situazione di Malcolm Neville, che aveva una madre alla quale scrivere, e quella del nonno, che aveva perso la madre anni prima e quindi aveva indirizzato il suo messaggio semplicemente al ritrovatore della bottiglia.

Gli esperti di oceanografia consultati dopo il ritrovamento hanno formulato ipotesi interessanti sulla storia della bottiglia. Secondo le loro valutazioni, il contenitore probabilmente non ha trascorso 109 anni alla deriva nell’oceano, ma è rimasto in acqua solo per alcune settimane prima di arenarsi sulla spiaggia di Wharton Beach, dove sarebbe poi rimasto sepolto nelle dune di sabbia per oltre un secolo. Questa teoria è supportata dalle condizioni eccezionali della bottiglia e dalla leggibilità del contenuto. Se fosse rimasta esposta agli elementi marini per tutto questo tempo, il tappo di sughero si sarebbe disintegrato, la bottiglia sarebbe stata ricoperta di incrostazioni marine e la carta all’interno sarebbe stata completamente distrutta dall’umidità e dalla luce solare.

Debra Brown condivide questa interpretazione, osservando che la bottiglia è in condizioni pressoché perfette, priva di qualsiasi crescita di cirripedi o altri organismi marini che tipicamente si attaccano agli oggetti sommersi a lungo. Ritiene che l’erosione causata dalle violente tempeste invernali che hanno colpito la zona nei mesi precedenti al ritrovamento abbia probabilmente liberato la bottiglia dal suo sepolcro di sabbia dove riposava da decenni. In effetti, nell’agosto 2025, i ranger dell’Esperance Tjaltjraak Native Title Aboriginal Corporation avevano già osservato significativi effetti dell’erosione a Wharton Beach, che aveva portato alla luce anche resti di un’antica foresta palustre e manufatti aborigeni sepolti da millenni.

La nave sulla quale viaggiavano Neville e Harley, la HMAT A70 Ballarat, ha anch’essa una storia degna di nota. Questo vascello da trasporto truppe, di proprietà della compagnia Pacific and Orient Steam Navigation Co Ltd di Londra, pesava 11.120 tonnellate e aveva una velocità di crociera di 14 nodi. Era stato utilizzato prima della guerra per trasportare emigranti dal Regno Unito all’Australia e aveva effettuato quattro viaggi dall’Australia trasportando truppe. Il destino della Ballarat si sarebbe rivelato tragico: esattamente il 25 aprile 1917, giorno dell’Anzac Day mentre a bordo si stava celebrando una funzione commemorativa, la nave fu silurata dal sottomarino tedesco UB-32 nel Canale della Manica. Affondò il giorno successivo, ma miracolosamente tutti i 1.752 uomini a bordo, principalmente nuove reclute provenienti dall’Australia, furono tratti in salvo entro un’ora e trasferiti su altre navi.

La battaglia di Bullecourt, dove Malcolm Neville perse la vita, fu uno degli eventi più traumatici per le forze australiane durante la Prima guerra mondiale. L’attacco dell’11 aprile 1917, conosciuto come la Prima battaglia di Bullecourt, si rivelò un disastro che scosse profondamente la fiducia dei soldati australiani nelle capacità del comando britannico. Le truppe australiane subirono perdite devastanti in un assalto mal pianificato contro posizioni tedesche fortemente difese. Neville faceva parte delle migliaia di soldati australiani che combatterono e morirono in quella campagna sanguinosa sul fronte occidentale europeo.

Il ritrovamento di questi messaggi in bottiglia non rappresenta un caso isolato lungo questa porzione di costa australiana. Si tratta infatti della quarta bottiglia contenente lettere di soldati rinvenuta nel tratto costiero compreso tra Adelaide e Perth, tutte gettate in mare da soldati diretti in Europa nel 1916. Gli storici militari spiegano che i soldati a bordo delle navi da trasporto truppe spesso si annoiavano durante i lunghi viaggi oceanici e scrivevano lettere e diari per passare il tempo. Inoltre, dopo la fallita campagna di Gallipoli, i soldati australiani erano ben consapevoli delle realtà brutali della guerra che li attendeva e molti sentivano il bisogno di lasciare un ultimo messaggio alle persone care, consapevoli che avrebbero potuto non fare mai ritorno.

Il messaggio in bottiglia più antico mai ritrovato in Australia prima di questo risale al 1886 ed è stato scoperto anch’esso nei pressi di Esperance nel 2018. Nel 2025, ricercatori hanno inoltre trovato indizi su quello che potrebbe essere il più antico messaggio in bottiglia scritto mai scoperto su coste australiane, risalente al 1877 e proveniente dalla nave Loch Rannoch, ritrovato nel 1925 a Bingie, a oltre 400 miglia nautiche a nord del punto dove fu gettato in mare. Questi ritrovamenti continuano ad affascinare il pubblico perché, come ha osservato il responsabile del museo marittimo nazionale australiano Peter Hobbins, i messaggi in bottiglia stabiliscono una connessione diretta tra le figure del passato e noi oggi, permettendo a qualcuno vissuto tanto tempo fa di parlare direttamente a noi nel presente.

Debra Brown ha deciso di spedire per posta le lettere originali ai discendenti dei due soldati, mantenendo per sé la bottiglia e la lettera generica che Malcolm Neville aveva scritto indirizzata al ritrovatore. Questa scelta permette alle famiglie di avere un ricordo tangibile dei loro antenati, conservando le parole scritte dalle loro stesse mani oltre un secolo fa. Per la famiglia Brown, il fatto di aver trovato la bottiglia rappresenta un motivo di orgoglio e soddisfazione, considerando che sono residenti della zona e si dedicano da anni alla cura e alla pulizia delle spiagge locali.

La scoperta ha suscitato un’ondata di interesse mediatico internazionale, con giornali e televisioni di tutto il mondo che hanno ripreso la storia. Il ritrovamento assume un significato particolare proprio nel periodo che precede le commemorazioni dell’Anzac Day, la giornata nazionale australiana e neozelandese che onora tutti coloro che hanno servito e sono morti nelle guerre. La data del 25 aprile commemora lo sbarco delle truppe australiane e neozelandesi a Gallipoli nel 1915, evento che segnò profondamente l’identità nazionale di entrambi i paesi. Il fatto che la nave Ballarat sia stata silurata proprio in quella data simbolica aggiunge un ulteriore strato di significato storico alla vicenda.

La storia di questi messaggi in bottiglia rappresenta molto più di una semplice curiosità storica. Costituisce una testimonianza tangibile dell’umanità di giovani uomini che si trovavano all’inizio di un viaggio verso l’ignoto, carichi di speranze e ignari degli orrori che li attendevano. Le loro parole, preservate miracolosamente attraverso oltre un secolo, ci ricordano che dietro le statistiche delle vittime di guerra c’erano persone reali con famiglie, sogni e paure. Malcolm Neville e William Harley non erano semplici numeri in un bollettino militare, ma giovani australiani che affrontarono con coraggio un destino incerto, lasciando queste ultime tracce di ottimismo prima che la realtà della guerra li travolgesse. Il fatto che i loro messaggi siano finalmente giunti a destinazione, seppur con un ritardo di 109 anni, offre una forma di chiusura emotiva sia per i discendenti che per chiunque sia toccato da questa straordinaria vicenda di memoria e connessione umana attraverso il tempo. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!