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Dopo 4 secoli la Danimarca consegnerà la sua ultima lettera, addio alla posta tradizionale

PostNord chiude la consegna di lettere in Danimarca dal 1º gennaio 2026 dopo 400 anni di storia, concentrandosi su pacchi e e-commerce. Il calo della corrispondenza tradizionale ha raggiunto il 90% negli ultimi 25 anni.

Un’epoca che affonda le radici nel lontano 1624 si conclude il prossimo 30 dicembre, quando il servizio postale danese PostNord consegnerà l’ultima lettera della sua storia ultrasecolare. A firmare la sentenza di morte di una tradizione che ha attraversato quattro secoli è la progressiva, inarrestabile digitalizzazione della società danese, che ha trasformato irrevocabilmente i bisogni comunicativi dei cittadini, relegando la corrispondenza cartacea nell’archivio dei ricordi nostalgici.

La decisione, annunciata all’inizio del 2025, rappresenta un momento storico di portata significativa non soltanto per la Danimarca, ma potenzialmente per l’intero panorama europeo dei servizi postali. PostNord, società nata nel 2009 dalla fusione dei servizi postali svedese e danese, ha comunicato che dal 1º gennaio 2026 cesserà completamente la consegna di lettere e cartoline, concentrando le proprie risorse esclusivamente sui pacchi, settore che continua a registrare una crescita costante grazie all’esplosione dell’e-commerce. La decisione comporterà il taglio di 1.500 posti di lavoro in Danimarca e la rimozione di 1.500 cassette postali rosse, quei contenitori iconici che hanno contrassegnato il paesaggio urbano e rurale danese per generazioni.

I numeri raccontano una storia di trasformazione inarrestabile. Negli ultimi venticinque anni, il volume di lettere spedite in Danimarca è crollato del 90 per cento, passando da 1,4 miliardi di invii annui nel 2000 a soli 110 milioni nel 2024. Se nel 2023 il calo era stato contenuto, nel 2024 l’invio di lettere è diminuito di un ulteriore 30 per cento rispetto all’anno precedente, un dato che ha definitivamente convinto PostNord della non sostenibilità economica del servizio. Le perdite accumulate dall’azienda nel 2024 hanno superato i 56 milioni di euro, una cifra insostenibile che non poteva non portare a decisioni drastiche.

La trasformazione della società danese è andata di pari passo con una digitalizzazione aggressiva e capillare. Il 95 per cento della popolazione utilizza Digital Post, piattaforma di posta elettronica governativa attraverso cui le autorità pubbliche inviano direttamente ai cittadini tutti i documenti ufficiali, dalle ricette mediche alle comunicazioni fiscali, dalle notifiche legali ai bollettini amministrativi. In un contesto simile, il ricorso alla corrispondenza tradizionale è diventato non solo anacronistico, ma economicamente irrazionale. La Danimarca vanta il primato di paese tra i più digitalizzati al mondo, con un’infrastruttura digitale che ha progressivamente marginalizzato ogni necessità di comunicazione su supporti cartacei.

Un ulteriore elemento ha accelerato il declino della posta tradizionale danese: l’eliminazione dell’esenzione Iva sui francobolli introdotta l’anno scorso, che ha fatto salire il costo di spedizione a 29 corone danesi, circa quattro euro. A questo si è aggiunta la perdita del sussidio statale che PostNord riceveva storicamente per garantire la distribuzione uniforme su tutto il territorio nazionale, anche nelle zone remote e economicamente svantaggiate. Senza questo supporto finanziario, il servizio postale tradizionale è diventato una passività per l’azienda, un costo insostenibile che non poteva che portare alla decisione finale.

Su questo sfondo, un aspetto particolarmente interessante emerge dai dati più recenti. Contrariamente a quanto si potrebbe intuire, i giovani danesi tra i 18 e i 34 anni stanno riscoprendo la scrittura e la spedizione di lettere, inviandone da due a tre volte più rispetto alle altre fasce d’età. Secondo una ricerca condotta da Dao, l’azienda privata che subentrerà a PostNord nella gestione della corrispondenza, questo comportamento rappresenterebbe la ricerca consapevole di un “contrappeso alla sovrasaturazione digitale”. Una paradossale controtendenza che, tuttavia, non riesce a compensare il crollo complessivo della domanda di servizi postali tradizionali.

Le origini della posta danese risalgono al dicembre 1624, quando il re Cristiano IV istituì il servizio postale, un gesto che marcò l’inizio di quattro secoli di comunicazione strutturata e organizzata. All’epoca, le nove rotte postali allestite dal monarca rappresentavano un’infrastruttura rivoluzionaria, che univa il regno attraverso sistemi di trasporto efficienti, benché lenti secondo i nostri standard contemporanei. I postiglioni a cavallo e a piedi percorrevano le strade danesi recapitando le corrispondenze, mentre le locande sparse lungo i tracciati fungevano da stazioni di cambio e di distribuzione. La strada postale più importante collegava Copenaghen ad Amburgo, centro anseatico di grande importanza commerciale.

Al di là dei numeri e delle analisi economiche, la scomparsa della posta tradizionale incarna una trasformazione culturale e sociale di profonda portata. Le lettere, nel corso dei secoli, hanno rappresentato il mezzo primario attraverso il quale gli uomini mantenevano relazioni affettive a distanza, conducevano affari, diffondevano notizie e costruivano il tessuto connettivo della comunità. Gli auguri scritti a mano, le cartoline illustrate spedite durante i viaggi, le comunicazioni ufficiali dall’amministrazione pubblica: tutti questi elementi hanno fatto parte dell’esperienza quotidiana dei danesi per quattrocento anni. La cartolina natalizia, introdotta nel 1848 dal funzionario britannico Henry Cole, è diventata nel tempo un rituale che ha accompagnato le festività, diffondendosi progressivamente fino a costituire una parte integrante della tradizione natalizia europea.

La scelta comunicativa della Danimarca ha già provocato reazioni emotivamente significative. Quando PostNord ha messo in vendita le 1.000 cassette postali rosse rimosse dalle strade danesi, chiedendo 2.000 corone (circa 268 euro) per le cassette in buone condizioni e 1.500 corone (circa 200 euro) per quelle più vissute, il tutto è stato esaurito in sole tre ore. Altre 200 cassette saranno messe all’asta a gennaio. Questo fenomeno testimonia il significato simbolico che questi contenitori rivestono nella memoria collettiva danese, al di là della loro funzione pratica. Parallela è stata anche la comunicazione di PostNord circa il rimborso dei francobolli non utilizzati, sebbene limitato a un periodo di tempo circoscritto, un gesto che riconosce implicitamente il peso nostalgico di una pratica che scompare.

Per quanto riguarda la continuazione del servizio postale dopo il 31 dicembre 2025, la soluzione adottata dalle autorità danesi rimanda a un operatore privato. La società Dao, già attiva nel settore, amplierà i propri servizi dalla consegna di circa 30 milioni di lettere annue nel 2025 a circa 80 milioni di lettere nel 2026, assumendo così il ruolo di principale fornitore di servizi postali alternativi. Tuttavia, il passaggio a un operatore privato comporterà presumibilmente aumenti di costi e una copertura meno capillare rispetto al servizio universale garantito da PostNord, trasformando la corrispondenza cartacea da diritto universale a nicchia commerciale.

Un aspetto che non sfugge agli osservatori europei è il carattere pionieristico di questa decisione. Sebbene altri paesi europei stiano affrontando questioni simili relative al declino della posta tradizionale, la Danimarca si configura come il primo stato dell’Unione Europea a interrompere completamente il servizio di consegna della corrispondenza cartacea. La Francia e l’Italia, per ora, mantengono intatto il loro servizio postale tradizionale, sebbene entrambi i paesi facciano i conti con dinamiche economiche simili. La Commissione Europea monitora la situazione con consapevolezza della crescente difficoltà nel sostenere obblighi di servizio postale universale che diventano sempre più costosi e sempre meno richiesti dai cittadini.

La Svezia, partner di PostNord nella struttura societaria nata nel 2009, ha scelto una strada diversa rispetto alla Danimarca, mantenendo la consegna delle lettere con frequenza ridotta a giorni alterni. Questa divergenza tra i due paesi scandinavi, pur legati dalla medesima holding postale, riflette scelte politiche diverse rispetto alla valutazione dell’essenzialità del servizio pubblico e al significato culturale della comunicazione cartacea.

Gli effetti occupazionali della decisione danese non sono trascurabili. Dei 1.500 dipendenti che lavora nel settore lettere di PostNord in Danimarca, l’azienda ha annunciato che riuscirà a ricollocare circa 700 nel comparto pacchi, settore in espansione. Gli altri 800 dipendenti si trovano di fronte a un futuro incerto, come ha sottolineato Anders Raun Mikkelsen, rappresentante dei lavoratori, che ha definito il 30 dicembre un “giorno molto triste, soprattutto per i colleghi che ora affrontano un futuro incerto”. Una situazione che riproduce un pattern ormai ricorrente nelle economie occidentali avanzate, dove l’automazione digitale e la trasformazione dei modelli di consumo generano dislocazione occupazionale nelle professioni tradizionali.

In conclusione, il 30 dicembre 2025 segnerà la chiusura di un capitolo fondamentale della storia danese moderna. La consegna dell’ultima lettera rappresenterà non soltanto la fine di un servizio economico, ma la conclusione di quattrocento anni durante i quali gli uomini hanno affidato carta e inchiostro al sistema postale per comunicare, emozionare, informare. La Danimarca, con questa decisione, certifica pubblicamente l’avvenuto trapasso dall’era della comunicazione cartacea a quella della comunicazione digitale istantanea. Che si tratti di una perdita o di un progresso dipenderà da chi guarda e da quale prospettiva sceglie di assumere di fronte a questa trasformazione epocale della comunicazione umana. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!