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Netflix cancella Boots dopo una sola stagione, la serie ambientata negli anni ’90 non avrà un seguito

Netflix cancella Boots dopo una sola stagione nonostante l’ottima accoglienza critica e 9,4 milioni di visualizzazioni. La serie queer ambientata negli anni ’90 nei Marines era l’ultimo progetto del leggendario produttore Norman Lear.

Netflix ha deciso di non proseguire con una seconda stagione di Boots, la serie militare dramedy a tematiche queer che aveva debuttato sulla piattaforma il 9 ottobre 2025. La cancellazione, annunciata lo scorso 15 dicembre, arriva a poco più di due mesi dalla prima messa in onda degli otto episodi che compongono la prima e unica stagione dello show, rappresentando l’ultimo progetto televisivo del leggendario produttore Norman Lear, scomparso nel dicembre 2023 all’età di 101 anni.

La decisione della piattaforma di streaming non sarebbe stata immediata o scontata, secondo quanto riportato dalle fonti di settore. Boots aveva infatti ricevuto un’accoglienza critica straordinariamente positiva, con un punteggio del 91% su Rotten Tomatoes sia tra i critici che tra il pubblico, ottenendo inoltre la certificazione “Certified Fresh” sul noto aggregatore di recensioni. La serie aveva anche conquistato un significativo successo di pubblico, totalizzando 9,4 milioni di visualizzazioni nella sua seconda settimana sulla piattaforma, raddoppiando così i 4,7 milioni della settimana di debutto e scalando fino alla seconda posizione nella classifica globale dei contenuti in lingua inglese di Netflix.

La serie, creata da Andy Parker e prodotta da Sony Pictures Television, si basa sul memoir autobiografico The Pink Marine di Greg Cope White, che racconta l’esperienza dell’autore durante il campo di addestramento dei Marines nel 1979. Nella versione adattata per la televisione, la storia è ambientata nel 1990 e segue le vicende di Cameron Cope, interpretato da Miles Heizer, giovane diciottenne segretamente gay che decide di arruolarsi nel Corpo dei Marines insieme al suo migliore amico eterosessuale Ray McAffey, interpretato da Liam Oh. La trama si sviluppa in un contesto storico particolarmente delicato, quando l’omosessualità era ancora considerata incompatibile con il servizio militare americano, periodo precedente all’introduzione della politica “Don’t Ask, Don’t Tell” del 1994.

Nonostante i numeri incoraggianti e l’apprezzamento della critica, Netflix avrebbe intrapreso discussioni approfondite con Sony Pictures Television, analizzando i dati di visualizzazione a lungo termine prima di giungere alla decisione finale di non procedere con una seconda stagione. Lo studio di produzione Sony aveva dimostrato fiducia nella continuazione del progetto estendendo, nell’agosto 2025, le opzioni contrattuali di diversi membri del cast principale, tra cui Miles Heizer, Liam Oh, Kieron Moore, Dominic Goodman, Angus O’Brien, Blake Burt e Rico Paris, segnalando la speranza di un possibile rinnovo.

Il cast della serie includeva anche l’attrice premio Oscar Vera Farmiga nel ruolo della madre di Cameron, Barbara Cope, e Max Parker nel ruolo del sergente istruttore Sullivan, figura centrale nella trasformazione delle reclute durante il campo di addestramento. Il gruppo eterogeneo di personaggi rappresentava diverse realtà sociali e identitarie, affrontando tematiche che spaziavano dal razzismo alla discriminazione di genere, dalla mascolinità tossica all’accettazione di sé, il tutto ambientato nell’ambiente rigido e gerarchico del campo di addestramento militare di Parris Island, South Carolina.

La serie ha suscitato un dibattito pubblico particolarmente acceso quando il portavoce del Pentagono, Kingsley Wilson, ha rilasciato una dichiarazione durissima nei confronti dello show, definendolo “spazzatura woke” e accusando Netflix di “produrre e distribuire costantemente contenuti per compiacere un’agenda ideologica”. La polemica è emersa in un momento politico delicato, con l’amministrazione Trump che sottolineava il ritorno a un “ethos del guerriero” nell’esercito americano, contrapponendo questa visione alle narrazioni inclusive proposte dalla serie. Paradossalmente, secondo il creatore Andy Parker, questa controversia avrebbe contribuito a incrementare le visualizzazioni dello show, portando maggiore attenzione mediatica sul progetto.

Il percorso produttivo di Boots è stato particolarmente travagliato. La serie aveva ricevuto il via libera da Netflix nel maggio 2023, quando Norman Lear era ancora in vita, e la produzione era iniziata nell’estate dello stesso anno a New Orleans. Tuttavia, dopo appena una settimana dall’inizio delle riprese, il progetto dovette interrompersi a causa degli scioperi degli sceneggiatori e degli attori che paralizzarono l’industria hollywoodiana. Le riprese sono ripartite solamente nel marzo 2024, concludendosi definitivamente nell’agosto dello stesso anno, per un totale di oltre un anno di lavoro effettivo sul set.

Jennifer Cecil ha ricoperto il ruolo di showrunner e produttore esecutivo, mentre Andy Parker, oltre a essere il creatore della serie, ha assunto la carica di co-showrunner e produttore esecutivo. Tra i produttori esecutivi figuravano anche Norman Lear e Brent Miller di Act III Productions, insieme a Rachel Davidson, Scott Hornbacher e Peter Hoar, quest’ultimo anche regista del primo episodio. La produzione ha coinvolto inoltre tre ex Marines nella writers room, garantendo autenticità nella rappresentazione dell’ambiente militare e delle dinamiche del campo di addestramento.

Il finale della prima stagione lasciava la porta aperta a possibili sviluppi narrativi futuri. Dopo aver completato con successo il campo di addestramento, Cameron e i suoi compagni si trovano di fronte all’annuncio televisivo dell’invasione dell’Iraq, con l’imminente inizio della Guerra del Golfo, suggerendo che “il gioco serio” stava per cominciare. Questo cliffhanger aveva alimentato le speranze dei fan per una seconda stagione che avrebbe potuto esplorare l’esperienza dei protagonisti durante il conflitto reale, approfondendo ulteriormente le tematiche dell’identità, della fratellanza militare e delle sfide personali in un contesto di guerra.

Miles Heizer, interprete protagonista, aveva espresso pubblicamente il suo entusiasmo per la possibilità di continuare a raccontare la storia di Cameron, dichiarando che “ci sono tante storie da raccontare, dalle diverse esperienze nei Marines al Don’t Ask, Don’t Tell, fino alla sua abrogazione” e che avrebbe volentieri recitato nella serie “per dieci stagioni, se glielo avessero permesso”. L’attore, noto per i suoi ruoli in serie come Parenthood e Tredici, aveva trovato in Cameron Cope un personaggio particolarmente significativo, riconoscendo affinità con la propria esperienza personale di coming out.

La cancellazione di Boots si inserisce in un quadro più ampio che vede Netflix adottare criteri sempre più stringenti per il rinnovo delle serie, privilegiando produzioni che mantengono una presenza stabile nella Top 10 per diverse settimane consecutive. Secondo le clausole di esclusività imposte da Netflix, risulta estremamente improbabile che Sony Pictures Television possa proporre la serie ad altre piattaforme, rendendo di fatto definitiva questa cancellazione. La decisione rappresenta inoltre un colpo per la rappresentazione LGBTQ+ nella serialità televisiva, in un momento storico in cui diverse serie inclusive vengono cancellate dalle principali piattaforme di streaming.

Il pubblico ha accolto con delusione la notizia della cancellazione, esprimendo sui social media il proprio disappunto per l’interruzione prematura di una serie che aveva saputo bilanciare con maestria elementi drammatici e comici, affrontando tematiche complesse con sensibilità e autenticità. Molti spettatori hanno sottolineato come Boots rappresentasse una narrazione rara e necessaria, capace di esplorare l’intersezione tra identità queer e cultura militare in un periodo storico in cui tale coesistenza era considerata impossibile, offrendo uno sguardo umano e sfaccettato su personaggi che lottano per trovare il proprio posto in un sistema progettato per uniformarli.

La prima e unica reazione pubblica del cast alla cancellazione è stata firmata da Angus O’Brien, attore dichiaratamente gay che ha interpretato Thaddeus Beau Sterling nella serie, il quale ha condiviso sui social media il proprio rammarico per la conclusione anticipata del progetto. La cancellazione rappresenta inoltre la chiusura definitiva dell’eredità televisiva di Norman Lear, produttore che nel corso della sua lunga carriera aveva rivoluzionato la televisione americana introducendo tematiche sociali controverse in sitcom di grande successo come Arcibaldo, I Jefferson e Giorno per giorno, dimostrando fino all’ultimo il suo impegno per una rappresentazione inclusiva e socialmente rilevante nell’intrattenimento televisivo. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!