Delitto di Garlasco, dopo 18 anni indagato Andrea Sempio l’amico del fratello di Chiara Poggi

Nuovi accertamenti sul Dna riaprono il caso dell’omicidio di Chiara Poggi: Andrea Sempio, già amico del fratello della vittima, sottoposto a prelievi biologici coercitivi 18 anni dopo i fatti.

A distanza di diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, le indagini registrano una svolta significativa con la notifica di un nuovo avviso di garanzia ad Andrea Sempio, 36enne amico del fratello della vittima. La decisione del pm Valentina De Stefano arriva dopo l’applicazione di tecniche di analisi del Dna di ultima generazione, che avrebbero identificato tracce biologiche riconducibili a Sempio sotto le unghie della giovane assassinata.

La vicenda giudiziaria, che aveva portato alla condanna definitiva nel 2015 del fidanzato Alberto Stasi a 16 anni di reclusione, torna dunque sotto i riflettori della cronaca. Gli avvocati della famiglia Stasi avevano da tempo sollevato dubbi sull’attendibilità delle prove scientifiche originarie, sottolineando come il profilo genetico rinvenuto non corrispondesse a quello dell’imputato. Le recenti indagini, condotte dalla scientifica dei carabinieri di Milano, impongono ora a Sempio di sottoporsi a prelievi biologici coercitivi, dopo il suo iniziale rifiuto.

I nuovi elementi investigativi riaprono questioni irrisolte sul modus operandi: l’arma del delitto, mai ritrovata, e le incongruenze nell’alibi di Sempio già emerse durante le prime istruttorie. Fonti investigative citano discrepanze temporali nei movimenti del sospettato nella mattina del crimine, nonché la compatibilità della sua scarpa con un’impronta insanguinata rinvenuta sulla scena. Particolarmente rilevante appare la testimonianza di due donne che segnalarono una bicicletta da donna parcheggiata davanti all’abitazione delle vittima nell’arco temporale compatibile con l’omicidio.

La famiglia Poggi, attraverso i suoi legali, continua a respingere con fermezza ogni ipotesi revisionista, ricordando come la Cassazione avesse già escluso nel 2015 la rilevanza probatoria delle tracce di Dna. D’altro canto, Elisabetta Ligabò, madre di Stasi, persevera nella battaglia legale sostenendo l’innocenza del figlio e denunciando presunte negligenze investigative iniziali.

Il caso si complica ulteriormente considerando i recenti sviluppi carcerari: Stasi, attualmente detenuto a Bollate, ha ottenuto nel 2025 il permesso di svolgere attività lavorative esterne in regime di semilibertà, previa corresponsione di 700mila euro di risarcimento alla famiglia Poggi. La nuova linea difensiva punta ora a dimostrare un concorso di colpe o una possibile dinamica associativa tra i due indagati, ipotesi che richiederebbe tuttavia prove inedite e stringenti.