Una nuova e controversa teoria scuote il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, la studentessa universitaria uccisa nella villetta di famiglia a Garlasco il 13 agosto 2007. L’avvocato Massimo Lovati, che difende Andrea Sempio insieme alla collega Angela Taccia, ha esposto pubblicamente durante la trasmissione Quarto Grado la sua convinzione che la giovane sia stata eliminata da un sicario perché aveva scoperto qualcosa che la rendeva un personaggio scomodo per qualcuno.
La dichiarazione dell’avvocato vigevanese rappresenta un drastico cambio di prospettiva rispetto alle ricostruzioni finora elaborate dagli inquirenti, che hanno portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, l’ex fidanzato della vittima, a sedici anni di reclusione. Lovati ha sottolineato come l’omicidio appaia privo di un movente convincente sia per Stasi che per il suo assistito Sempio, attualmente indagato per omicidio in concorso con ignoti dopo che la sua impronta è stata identificata sulla parete delle scale vicino al luogo del ritrovamento del cadavere.
Durante l’intervista televisiva, il legale ha sviluppato una complessa teoria che collega l’assassinio di Chiara Poggi ad alcuni episodi controversi avvenuti nel territorio di Garlasco, in particolare presso il Santuario della Madonna delle Bozzole, che dista circa trecento metri dall’abitazione della famiglia Poggi. Secondo Lovati, la giovane frequentava l’ambiente del santuario, dove oltre all’oratorio e alle attività religiose tradizionali si praticava l’esorcismo, circostanza che secondo il difensore di Sempio sarebbe ampiamente documentata.
Il riferimento principale della teoria esposta dall’avvocato riguarda uno scandalo emerso nel 2012, quando due giovani romeni furono arrestati per aver compiuto un’estorsione di ingenti somme di denaro ai danni di diversi sacerdoti della zona. I due uomini, secondo quanto riportato da Lovati, avrebbero dichiarato agli inquirenti di aver accertato che presso il santuario non si praticava solamente l’esorcismo, ma si verificavano anche episodi di pedofilia. L’arresto dei due romeni avvenne nel cortile del vescovo di Vigevano, dove un incaricato del Vaticano, identificato come don Scevola, si era recato per consegnare ulteriori duecentocinquantamila euro agli estorsori.
Secondo la ricostruzione fornita dall’avvocato, i due romeni coinvolti nello scandalo risultano attualmente latitanti, nonostante abbiano ricevuto una condanna definitiva per i reati commessi. Lovati ha collegato direttamente questi eventi all’omicidio di Chiara Poggi, sostenendo che il filo conduttore di tutta la vicenda sia rappresentato dalla pedofilia e che la giovane, avendo assistito a episodi compromettenti o essendo venuta a conoscenza di informazioni sensibili attraverso la frequentazione dell’oratorio e del santuario, fosse diventata un testimone scomodo che doveva essere eliminato.
La teoria del sicario presentata da Lovati si estende anche alla posizione di Alberto Stasi, che secondo il legale sarebbe stato una semplice pedina all’interno di un piano più ampio orchestrato dai veri responsabili dell’omicidio. L’avvocato ha definito inverosimile il racconto fornito da Stasi agli inquirenti, in particolare la telefonata alla fidanzata che non rispondeva, l’errore nel numero civico dell’abitazione e la chiamata immediata ai Carabinieri dopo il ritrovamento del cadavere. Secondo questa interpretazione, Stasi sarebbe stato istruito da qualcuno per fornire una versione dei fatti funzionale a depistare le indagini.
L’avvocata Angela Taccia, che affianca Lovati nella difesa di Sempio, ha espresso parziale concordanza con la teoria del collega, sottolineando di non vedere elementi sufficienti per una condanna di Stasi al di là di ogni ragionevole dubbio. Taccia, che conosce personalmente Sempio da anni avendolo incontrato nel 2005 attraverso il fidanzato dell’epoca, ha confermato la convinzione che Chiara Poggi avesse effettivamente scoperto qualcosa di compromettente che non riguardava il loro gruppo di amici più giovani.
Le dichiarazioni di Lovati hanno suscitato reazioni contrastanti negli ambienti giudiziari e mediatici. L’avvocato Francesco Compagna, che rappresenta Marco Poggi, fratello della vittima, ha commentato ironicamente le teorie esposte dal collega affermando che “mancano soltanto le sette sataniche e i servizi segreti deviati”. Anche il genetista della famiglia Poggi, Marzio Capra, si è mostrato scettico sull’ipotesi del sicario, interrogandosi retoricamente se il delitto possa essere attribuito al crimine organizzato.
Parallelamente alle dichiarazioni dell’avvocato, le indagini della Procura di Pavia continuano a concentrarsi sulla figura di Andrea Sempio, particolarmente dopo l’identificazione dell’impronta palmare numero 33 sulla parete delle scale della villetta. Gli inquirenti stanno verificando l’alibi fornito dal trentasettenne, ritenendo che lo scontrino del parcheggio di Vigevano presentato un anno dopo il delitto possa essere stato utilizzato dalla madre e non da Sempio stesso. L’Ordine degli Avvocati di Milano ha inoltre richiamato i difensori di Sempio ad assumere un comportamento più riservato e misurato nelle dichiarazioni pubbliche, vista l’alta esposizione mediatica del caso.
La teoria del sicario esposta da Lovati, pur non essendo supportata da prove concrete secondo lo stesso avvocato, introduce elementi che potrebbero influenzare l’evoluzione delle indagini e la percezione pubblica del caso. L’incidente probatorio sui reperti mai analizzati o riconsiderati con tecniche più sofisticate, previsto per il 17 giugno, rappresenterà un momento cruciale per verificare la fondatezza delle diverse ipotesi investigative e per chiarire definitivamente il ruolo di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda che ha sconvolto la comunità di Garlasco diciotto anni fa.