Merano, Giuliano Amato difende il sindaco Katharina Zeller: “Tricolore imposto da un maschio”

L’ex premier Giuliano Amato difende la sindaca di Merano Katharina Zeller, interpretando il rifiuto della fascia tricolore come reazione a un comportamento maschilista del predecessore Dal Medico durante la cerimonia di insediamento.
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Le dichiarazioni di Giuliano Amato in difesa della sindaca di Merano Katharina Zeller hanno riacceso il dibattito politico nazionale sul controverso episodio della fascia tricolore rifiutata durante la cerimonia di insediamento. L’ex presidente del Consiglio e presidente emerito della Corte Costituzionale ha offerto una lettura completamente diversa dell’accaduto, interpretando il gesto non come disprezzo verso i simboli della Repubblica, ma come reazione a un comportamento maschilista e prevaricatore.

Durante il suo intervento alla festa per gli ottanta anni del quotidiano Alto Adige, trasmesso da TV33, Amato ha espresso una posizione netta e controversa che ha immediatamente polarizzato l’opinione pubblica. “La neo sindaca di Merano ha chiaramente reagito a un maschio impositore che, profittando anche del fatto che lei era donna, le stava imponendo la fascia tricolore, in un momento in cui non era prevista perché era solo lo scambio tra loro due”, ha dichiarato l’ex premier durante l’evento celebrativo tenutosi presso la sede del giornale bolzanino.

Il caso che ha innescato questa presa di posizione risale al momento dell’insediamento di Katharina Zeller, avvocato trentottenne ed esponente del partito autonomista Südtiroler Volkspartei, eletta sindaca di Merano dopo aver sconfitto al ballottaggio il sindaco uscente Dario Dal Medico. Durante la cerimonia di passaggio delle consegne, immortalata dalle telecamere, la neo prima cittadina ha mostrato evidente riluttanza nell’indossare la fascia tricolore, chiedendo al predecessore “Sei sicuro che proprio devo?” prima di togliersela immediatamente e appoggiarla sul tavolo.

La dinamica dell’episodio, come ricostruita dalle registrazioni video, mostra un Dal Medico che insiste perché la Zeller indossi nuovamente la fascia mentre posano insieme con la chiave della città, pronunciando le parole “Quella bisogna metterla però. Devi metterla. Se tu metti quella, io la tengo”, ricevendo come risposta un ironico “ma dai, su, allora non la tenere”. Secondo l’interpretazione fornita da Amato, questo scambio rivelerebbe un atteggiamento prevaricatore e una dinamica di potere di genere che giustificherebbe pienamente la reazione della sindaca.

La posizione di Amato si inserisce in un contesto territoriale specifico che l’ex presidente del Consiglio ha voluto sottolineare durante il suo intervento. “Sono episodi che è bene fare scivolare il più possibile senza piantarci grosse grane ma raccogliendoli come segnale che ci sono ancora delle frizioni che hanno bisogno di essere sciolte”, ha aggiunto, evidenziando come in Alto Adige esistano tradizioni consolidate che prevedono per i sindaci di madrelingua tedesca l’utilizzo del medaglione con lo stemma della città piuttosto che la fascia tricolore.

La difesa di Amato ha trovato immediata sponda politica in Manfred Schullian, deputato della Südtiroler Volkspartei, che ha dichiarato di condividere pienamente le parole dell’ex premier. “Il sindaco uscente si è comportato come se si fosse trattato di un’investitura”, ha commentato Schullian, aggiungendo che “si trattava del passaggio delle consegne dopo una campagna elettorale caratterizzata da un clima non proprio amichevole, per cui questo gesto era fuori luogo”.

L’intervento di Amato ha però suscitato immediate reazioni polemiche da parte dell’opposizione di centrodestra, che ha interpretato le sue parole come una giustificazione inaccettabile di quello che considera un atto di disprezzo verso i simboli nazionali. Il senatore di Fratelli d’Italia Matteo Gelmetti aveva già annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno per chiedere accertamenti sull’accaduto, definendo il gesto “grave e inaccettabile per chi ricopre un ruolo istituzionale”.

La stessa Katharina Zeller aveva tentato di chiarire la propria posizione attraverso una nota ufficiale, nella quale aveva respinto ogni interpretazione del suo gesto come disprezzo verso i simboli della Repubblica, assicurando che avrebbe indossato la fascia “con il massimo rispetto in tutte le circostanze previste dal protocollo istituzionale”. La sindaca aveva inoltre specificato che “in Alto Adige, per consuetudine, il distintivo ufficiale previsto per i sindaci è il medaglione con lo stemma della città” e aveva definito l’insistenza di Dal Medico “un gesto provocatorio e un chiaro segnale di sgarbo istituzionale”.

Nel corso del suo intervento televisivo a Piazzapulita, la sindaca aveva ulteriormente chiarito la propria posizione, dichiarando di aver “sempre cercato di aprire agli italiani, di unire i due gruppi linguistici che vivono sul nostro territorio” e di aver vissuto “quel gesto come prepotenza perché spesso le bandiere vengono usate dall’estrema destra per dividere”. Questa spiegazione ha evidenziato come la questione si inserisca in un contesto più ampio di tensioni territoriali e linguistiche che caratterizzano storicamente l’Alto Adige.

Amato ha inoltre sottolineato il ruolo che i mezzi di informazione dovrebbero assumere in situazioni di questo tipo, stabilendo un parallelo con la stampa britannica e criticando implicitamente la gestione mediatica italiana del caso. “L’importanza che avete in situazioni del genere è enorme”, ha dichiarato rivolgendosi alla platea dei giornalisti dell’Alto Adige, aggiungendo che “quando i giornali inglesi decidono di abbassare la temperatura, non compare neanche o compare in un titolo minore”, mentre “un giornale che su questioni di questo genere imposta la sua prima pagina, raccoglie veementi opinioni contrapposte e le fa durare per una intera settimana in qualche modo fomenta i sentimenti che c’è bisogno di appianare”.

Le dichiarazioni di Amato si sono inserite nel contesto della celebrazione degli ottanta anni del quotidiano Alto Adige, fondato nel 1945 dal Comitato di Liberazione Nazionale nell’immediato dopoguerra. Durante l’evento, l’ex premier aveva definito il giornale “figlio del nuovo mondo, della Resistenza e della fine di un regime”, sottolineando come abbia contribuito nel tempo a “costruire i ponti” per l’attuale convivenza tra i gruppi linguistici dell’Alto Adige. Questo contesto ha conferito alle sue parole sulla sindaca Zeller una particolare risonanza simbolica, collegando il caso specifico alla più ampia storia di riconciliazione e convivenza che caratterizza il territorio altoatesino.