SPID a pagamento nonostante 40 milioni di soldi pubblici, la prova che il governo ha ragione a puntare sulla CIE

InfoCert introduce il canone SPID nonostante i 40 milioni di fondi pubblici erogati, confermando la validità della strategia governativa di transizione verso la CIE come unica identità digitale nazionale.

La decisione di InfoCert di introdurre un canone annuale di 5,98 euro per lo SPID a partire dal 28 luglio rappresenta l’ennesima conferma della validità della strategia governativa volta a superare gradualmente il sistema di identità digitale gestito dai privati.

Dopo Aruba, che aveva già introdotto il pagamento a febbraio scorso, anche InfoCert ha comunicato agli utenti il passaggio a un piano a pagamento, nonostante il governo abbia stanziato 40 milioni di euro destinati proprio ai gestori SPID nel marzo 2025. La tempistica di questa decisione solleva interrogativi legittimi sull’effettiva necessità di far gravare sui cittadini i costi di un servizio che dovrebbe rimanere accessibile a tutti, considerando i consistenti finanziamenti pubblici erogati.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, aveva già chiaramente espresso l’intenzione dell’esecutivo di “spegnere gradualmente SPID” per convergere verso “la carta d’identità elettronica come unica identità digitale nazionale e gestita dallo Stato”. Questa visione strategica appare oggi più lungimirante che mai, considerando le contraddizioni emerse nel sistema attuale.

I numeri parlano chiaro: in Italia sono attive oltre 39 milioni di identità digitali SPID, con PosteID che gestisce circa il 70% del mercato. Tuttavia, la frammentazione del sistema tra diversi operatori privati ha creato un panorama disomogeneo, dove ogni gestore può decidere autonomamente politiche tariffarie e modalità di erogazione del servizio, generando incertezza per i cittadini.

La Carta d’Identità Elettronica rappresenta invece un sistema unificato, controllato direttamente dallo Stato attraverso il Ministero dell’Interno e l’Istituto Poligrafico. Con oltre 32 milioni di carte già emesse e un sistema di accesso “Entra con CIE” sempre più sviluppato, la CIE offre garanzie di continuità e stabilità che il mercato privato frammentato dello SPID non può assicurare.

Particolarmente significativa è la tempistica delle decisioni dei gestori privati. InfoCert ha annunciato l’introduzione del canone nonostante i 40 milioni di euro stanziati dal governo siano stati formalmente sbloccati con decreto firmato nel marzo 2025. Come sottolineato dal sottosegretario Butti, il governo ha “dato una risposta concreta alle istanze dei provider, ignorate finora”, eppure i gestori continuano a trasferire i costi sui cittadini.

È vero che per due anni i gestori hanno fornito il servizio senza il supporto finanziario promesso, ma questo non giustifica la scelta di far pagare gli utenti proprio quando i fondi pubblici sono stati erogati. La strategia commerciale appare orientata più alla massimizzazione dei profitti che alla missione di servizio pubblico che dovrebbe caratterizzare l’identità digitale.

Il confronto con altri paesi europei evidenzia come l’Italia sia uno dei pochi Stati ad aver delegato ai privati la gestione dell’identità digitale. La maggior parte delle nazioni europee ha optato per sistemi centralizzati e gestiti direttamente dalle istituzioni pubbliche, garantendo uniformità, sicurezza e accessibilità economica per tutti i cittadini.

La CIE, riconosciuta anche a livello europeo in conformità al Regolamento eIDAS e notificata alla Commissione europea, rappresenta uno strumento di identità digitale già pienamente operativo e interoperabile con i sistemi degli altri Stati membri. Questa dimensione sovranazionale conferisce alla CIE un valore strategico che va oltre la semplice gestione dell’accesso ai servizi domestici.

Le funzionalità tecniche della CIE sono inoltre equivalenti o superiori a quelle dello SPID. L’accesso da dispositivi mobili tramite tecnologia NFC risulta spesso più immediato rispetto ai sistemi di autenticazione a due fattori richiesti dallo SPID, mentre da desktop la necessità di un lettore di smart card rappresenta un limite temporaneo che può essere superato con investimenti tecnologici mirati.

Il governo ha già dimostrato capacità di investimento nel settore digitale, come testimoniato dai successi dell’IT Wallet su AppIO, dove quasi 4,5 milioni di italiani hanno caricato oltre 7,4 milioni di documenti. Questi risultati confermano l’efficacia dell’approccio centralizzato e della gestione pubblica dei servizi di identità digitale.

La transizione verso un sistema unificato basato sulla CIE permetterebbe inoltre di eliminare le inefficienze derivanti dalla moltiplicazione degli operatori, riducendo i costi complessivi per lo Stato e garantendo standard di sicurezza uniformi. L’obiettivo dichiarato dal sottosegretario Butti di “assicurare il rilascio della CIE da remoto, a costo zero e in 24 ore” rappresenta una visione ambiziosa ma realizzabile con le tecnologie attuali.

Le resistenze al cambiamento provengono principalmente dagli operatori privati che vedono messa in discussione una fonte di ricavi consolidata. Tuttavia, l’interesse pubblico deve prevalere sugli interessi commerciali particolari, soprattutto quando si tratta di servizi essenziali come l’identità digitale.

La decisione di InfoCert di introdurre il canone nonostante i finanziamenti pubblici dimostra come il modello attuale non sia sostenibile nel lungo periodo e come la dipendenza dai gestori privati esponga i cittadini a decisioni unilaterali che possono compromettere l’accessibilità dei servizi digitali. La strada tracciata dal governo verso un sistema pubblico unificato rappresenta quindi non solo una scelta strategica lungimirante, ma una necessità per garantire stabilità e universalità dell’accesso all’identità digitale.

Certo, ecco la guida senza emoji, in uno stile chiaro e professionale.


Come passare dallo SPID alla CIE per l’accesso ai servizi online

Questa guida ti spiega come iniziare a usare la Carta d’Identità Elettronica (CIE) al posto dello SPID per accedere ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione.

Cosa significa “passare dallo SPID alla CIE”?

Non si tratta di trasferire un account o disattivare lo SPID, ma semplicemente di scegliere di autenticarsi con la CIE invece dello SPID quando si accede a siti come INPS, Agenzia delle Entrate, Fascicolo Sanitario Elettronico, ecc.

Requisiti per usare la CIE

Per usare la CIE come strumento di accesso digitale, servono:

  • Una Carta d’Identità Elettronica (CIE) valida
  • Il PIN a 8 cifre della CIE (ricevuto in due parti)
  • Uno smartphone con NFC attivo oppure un PC con lettore smart card
  • L’app CIE ID installata sul dispositivo

Come attivare la CIE per l’autenticazione

Recuperare il PIN

Se non hai il PIN completo:

  • Controlla la documentazione ricevuta con la CIE
  • Oppure richiedi il duplicato al Comune dove hai fatto la richiesta

Installare l’app CIE ID

  • Su smartphone: scarica “CIE ID” da Google Play o App Store
  • Su PC: vai su www.cartaidentita.interno.gov.it e installa il software per il tuo sistema operativo

Collegare la CIE

  • Apri l’app CIE ID
  • Avvicina la carta al retro dello smartphone (con NFC attivo)
  • Inserisci il PIN completo per registrarla

Come accedere ai siti con la CIE

  1. Vai sul sito della Pubblica Amministrazione (es. INPS, Agenzia delle Entrate, ecc.)
  2. Clicca su “Entra con CIE”
  3. Scegli se accedere con:
    • Smartphone (NFC)
    • Lettore smart card su PC
  4. Segui le istruzioni a schermo per completare l’autenticazione

Domande frequenti

Posso usare sia SPID che CIE?
Sì, entrambi sono attivi. Puoi scegliere ogni volta quale metodo usare.

Serve uno smartphone con NFC?
È fortemente consigliato. In alternativa, puoi usare un lettore smart card sul PC con il software ufficiale.

Dove trovo supporto tecnico?
Sul sito ufficiale della CIE: www.cartaidentita.interno.gov.it