Delitto di Garlasco, “Dna trovato sotto le unghie di Chiara sarebbe al 99% di Sempio”

Il DNA di Andrea Sempio risulta compatibile al 99% con le tracce sotto le unghie di Chiara Poggi secondo la consulenza della Procura di Pavia che lo ha indagato per omicidio in concorso.

Le indagini sul delitto di Garlasco tornano sotto i riflettori con un elemento investigativo di particolare rilevanza: il DNA di Andrea Sempio, amico storico di Marco Poggi, sarebbe compatibile al 99% con le tracce genetiche rinvenute sotto le unghie di Chiara Poggi. Questa conclusione emerge dalle 62 pagine della consulenza della Procura di Pavia che ha portato all’iscrizione di Sempio nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio in concorso, riaprendo un caso che aveva già visto la condanna definitiva di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima.

Secondo quanto emerge dalla perizia firmata dai genetisti Carlo Previderè e Pierangela Grignani, datata 5 febbraio 2024 e depositata presso la Procura pavese, sui numerosi reperti analizzati sono emersi cinque differenti aplotipi maschili Y, riconducibili ad altrettante linee maschili distinte. Quattro di questi profili genetici sono stati esclusi dai frammenti ungueali della vittima, mentre uno risulterebbe “perfettamente sovrapponibile” con il DNA di Andrea Sempio. La consulenza rappresenta il risultato di analisi genetiche ad ampio raggio condotte su materiali biologici mai sottoposti a verifica nelle precedenti indagini del 2007.

L’elemento probatorio assume particolare significato in vista dell’incidente probatorio fissato per il 17 giugno 2025, momento cruciale in cui verranno sottoposti all’analisi dei consulenti delle parti tutti i reperti valorizzati con le più recenti tecniche scientifiche. Al centro dell’attenzione investigativa si trova in particolare la cosiddetta “impronta 33”, una delle sessanta impronte identificate dal Reparto Investigazioni Scientifiche nel 2007 e rinvenuta nella villetta di Garlasco dove la 26enne fu uccisa il 13 agosto 2007. Questa traccia, presente sul muro delle scale che conducono alla cantina, è stata attribuita dagli inquirenti proprio ad Andrea Sempio.

La figura di Sempio, oggi 37enne, era già emersa nelle prime indagini del caso, essendo stato ascoltato dai magistrati poco dopo il delitto e successivamente nel 2008. All’epoca diciannovenne, l’uomo è legato da una consolidata amicizia con Marco Poggi, fratello della vittima, e frequentava abitualmente l’abitazione di via Pascoli insieme ad altri componenti del gruppo di amici, tra cui Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti. La sua presenza nella casa era giustificata dalle sessioni di gioco al computer che organizzava insieme al fratello di Chiara, avendo accesso a tutti i locali dell’abitazione ad eccezione della camera matrimoniale dei genitori.

Gli elementi a carico di Sempio non si limitano alle tracce biologiche, ma comprendono anche una serie di comportamenti che hanno attirato l’attenzione degli investigatori nel corso degli anni. Tra questi figurano tre telefonate effettuate verso l’abitazione dei Poggi tra il 7 e l’8 agosto 2007, proprio nei giorni in cui Chiara si trovava sola in casa mentre la famiglia era in vacanza. Due chiamate sono state registrate dal cellulare di Sempio – una di appena due secondi il pomeriggio del 7 agosto e una conversazione di 21 secondi nel pomeriggio dell’8 agosto – oltre a una terza effettuata dal telefono fisso di casa della durata di otto secondi.

La rilevanza di questi contatti telefonici emerge dalla circostanza che Sempio, interrogato dagli inquirenti, aveva dichiarato di non sapere con precisione i giorni in cui l’amico Marco sarebbe stato lontano da casa, sostenendo di aver effettuato le chiamate per errore. Tuttavia, l’analisi dei tabulati telefonici ha evidenziato che nessun contatto diretto risultava tra le utenze di Sempio e il cellulare in uso a Chiara Poggi, elemento che ha contribuito ad alimentare i sospetti degli investigatori sulla natura e le finalità di queste comunicazioni.

Le nuove indagini coordinate dal procuratore aggiunto Stefano Civardi e dalla pm Valentina De Stefano hanno portato anche alla riacquisizione del DNA di Sempio attraverso un prelievo coatto, necessario dopo che l’interessato si era rifiutato di fornirlo volontariamente. I carabinieri hanno recuperato il materiale genetico utilizzando bottiglie rinvenute nella spazzatura presso il Santuario della Madonna della Bozzola, luogo che ha assunto particolare rilevanza nelle ricostruzioni investigative degli ultimi anni e che è stato collegato ad alcune teorie alternative sui moventi del delitto.

Parallelamente alle indagini scientifiche, emerge un quadro di particolare tensione mediatica che ha coinvolto la famiglia della vittima. Rita Poggi, madre di Chiara, ha espresso dure critiche nei confronti della trasmissione “Le Iene” e di altri organi di informazione, accusandoli di aver alimentato una “campagna diffamatoria” che non risparmia nemmeno la memoria della figlia. Le polemiche sono scaturite in particolare dalla diffusione di testimonianze relative a presunte relazioni sentimentali parallele di Chiara, elementi che i legali della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, hanno definito “del tutto false” e già scartate all’epoca delle prime indagini.

La consulenza dattiloscopica di 42 pagine redatta dal tenente colonnello del Ris di Parma Gianpaolo Iuliano e dal dottor Nicola Caprioli ha rivelato inoltre la presenza di sei impronte palmari sconosciute sulle pareti delle scale dove è stato rinvenuto il cadavere di Chiara. Si tratta dei reperti numerati 32, 35, 38, 42, 49 e 51, che non appartengono né a Sempio né ad Alberto Stasi, né ai membri della famiglia Poggi o agli amici della comitiva di Marco. Queste tracce, pur essendo state ritenute “comparabili” dai consulenti, non hanno permesso l’identificazione di soggetti specifici, lasciando aperto un interrogativo sulla presenza di altre persone nella scena del crimine.

L’evolversi delle indagini ha comportato anche il coinvolgimento di Alberto Stasi, attualmente in regime di semilibertà dopo la condanna definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara. La Procura ha infatti avanzato istanza per la revoca della misura alternativa, valutando l’ipotesi che il delitto possa essere stato commesso in concorso. Questa prospettiva investigativa rappresenta un elemento di novità rispetto alla ricostruzione originaria, che aveva individuato in Stasi l’unico responsabile dell’omicidio, e potrebbe portare a una revisione complessiva della dinamica criminosa e delle responsabilità penali coinvolte nel caso di Garlasco.