Referendum, affluenza alle ore 12 al 7,4%: lieve crescita rispetto al 2022 ma quorum ancora lontano

L’affluenza alle ore 12 per i referendum 2025 segna un incremento rispetto al 2022, passando dal 6,4% al 7,37%, ma resta lontana dal quorum necessario per la validità della consultazione.

I seggi elettorali aperti in tutta Italia per i cinque referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza registrano alle ore 12 di domenica 8 giugno un’affluenza del 7,37%, secondo i dati ufficiali diffusi dal Ministero dell’Interno basati su circa 59mila sezioni scrutinate su 61mila totali. Il dato, seppur modesto, segna un incremento rispetto all’analogo orario della precedente consultazione referendaria del 12 giugno 2022, quando alle ore 12 si era recato alle urne soltanto il 6,4% degli aventi diritto per i referendum sulla giustizia.

Il confronto tra le due tornate referendarie evidenzia alcune differenze sostanziali che potrebbero influenzare l’andamento della partecipazione elettorale. Nel 2022 la consultazione si svolse esclusivamente nella giornata di domenica, con i seggi aperti dalle 7 alle 23, mentre l’attuale referendum prevede due giorni di votazione: domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15. Questa modalità di votazione su due giorni rappresenta un ritorno alle procedure tradizionali per i referendum abrogativi, abbandonata temporaneamente nel 2022 per contenere i costi della consultazione.

L’incremento dell’affluenza, seppur contenuto in termini assoluti, assume particolare rilievo se si considera che i cinque quesiti del 2025 affrontano tematiche differenti rispetto alla precedente consultazione. Mentre nel 2022 gli elettori erano chiamati a pronunciarsi su aspetti tecnici del sistema giudiziario italiano – dalla separazione delle carriere dei magistrati alle modifiche della legge Severino – la consultazione in corso verte su questioni più direttamente percepibili dalla cittadinanza, con quattro quesiti relativi al mondo del lavoro e uno concernente la riduzione dei tempi per l’acquisizione della cittadinanza italiana.

L’analisi territoriale dei dati di affluenza alle ore 12 rivela significative disparità regionali che ricalcano in parte i pattern osservati nel 2022. L’Emilia-Romagna si conferma la regione con la partecipazione più elevata, registrando un’affluenza del 10,9% che supera di oltre tre punti e mezzo la media nazionale. Le province di Bologna e Reggio Emilia guidano la classifica con rispettivamente il 13,3% e il 12,2% di partecipazione, mentre alcuni comuni del reggiano come Fabbrico e Cariago hanno toccato picchi del 18,4% e 15,2%, confermandosi tra le realtà più attive nella partecipazione democratica.

All’estremo opposto della graduatoria nazionale si collocano regioni come la Valle d’Aosta con appena il 2,19%, la Calabria con il 4,1% e la Sicilia con il 4,5%, dati che testimoniano un persistente divario tra Nord e Sud nella partecipazione alle consultazioni referendarie. Questo schema geografico riproduce sostanzialmente quello osservato nel 2022, quando le regioni settentrionali avevano registrato livelli di partecipazione superiori alla media nazionale, mentre quelle meridionali e insulari si erano attestate su valori significativamente inferiori.

Il confronto con l’ultimo referendum che raggiunse il quorum del 50% più uno degli aventi diritto evidenzia la dimensione della sfida per la validità della consultazione in corso. Nel 2011, quando si votò su tematiche relative all’acqua pubblica e al nucleare, l’affluenza alle ore 12 del primo giorno si attestava all’11,6%, un dato superiore di oltre quattro punti percentuali rispetto all’attuale rilevazione. Quella consultazione si concluse con un’affluenza finale del 57%, dimostrando come la mobilitazione dell’elettorato possa crescere significativamente nelle ore successive della prima giornata e durante la seconda giornata di votazione.

I dati del 2022 offrono un termine di paragone particolarmente significativo per comprendere le dinamiche della partecipazione referendaria. In quella occasione, l’affluenza finale si fermò al 20,4%, segnando il record negativo nella storia dei referendum abrogativi italiani. L’andamento dell’affluenza durante la giornata di voto aveva seguito un incremento progressivo ma limitato: dal 6,4% delle ore 12 si era passati al 14,84% delle ore 19, per chiudere definitivamente intorno al 18% nelle diverse rilevazioni finali per i cinque quesiti sulla giustizia.

La tipologia dei quesiti referendari può influenzare significativamente la partecipazione elettorale, come evidenziato dall’esperienza storica italiana. I referendum che hanno registrato maggiore partecipazione hanno spesso riguardato tematiche di ampio interesse popolare o fortemente simboliche, mentre quelli su aspetti più tecnici o settoriali hanno faticato a mobilitare l’elettorato. I cinque quesiti del 2025 presentano caratteristiche miste: se da un lato le questioni lavorative possono interessare direttamente milioni di italiani, dall’altro la formulazione abrogativa e la complessità tecnica di alcuni aspetti normativi potrebbero limitare la comprensione e l’interesse del pubblico generale.

Il meccanismo del quorum rappresenta un elemento cruciale per comprendere le dinamiche della partecipazione referendaria. Dal 1946 a oggi, dei 72 referendum abrogativi precedenti al 2025, il 45% è stato dichiarato invalido per mancato raggiungimento del quorum, mentre nel restante 55% dei casi in cui il quorum è stato superato, il sì ha prevalso nel 60% delle consultazioni. Questo dato statistico evidenzia come spesso l’astensione funzioni de facto come un voto contrario all’abrogazione, poiché chi si oppone ai quesiti può ottenere il proprio obiettivo semplicemente non recandosi alle urne.

Le prossime rilevazioni dell’affluenza, previste per le ore 19 e 23 di domenica e per le ore 15 di lunedì alla chiusura definitiva dei seggi, forniranno indicazioni decisive sull’andamento della consultazione. L’esperienza passata dimostra che l’affluenza può crescere significativamente durante le ore serali della domenica e nella giornata del lunedì, quando molti elettori che non sono riusciti a votare nel weekend si recano ai seggi. Tuttavia, il divario attuale rispetto al 50% degli aventi diritto richiesto per la validità del referendum appare considerevole e difficilmente colmabile nelle ore rimanenti della consultazione.