Belve Crime, gli ospiti della prima puntata di martedì 10 giugno

Debutta martedì 10 giugno su Rai 2 Belve Crime, spin-off del programma di Francesca Fagnani dedicato alla cronaca nera, con interviste esclusive a Massimo Bossetti, Tamara Ianni, Eva Mikula e Mario Maccione.
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La televisione italiana si prepara ad accogliere un nuovo format dedicato alla cronaca nera con il debutto di Belve Crime, lo spin-off del celebre programma condotto da Francesca Fagnani che andrà in onda martedì 10 giugno alle 21:20 su Rai 2. Il programma, prodotto da Fremantle in collaborazione con Rai-Direzione Intrattenimento Prime Time, rappresenta un’evoluzione del format originale di Belve, concentrandosi esclusivamente su colpevoli, testimoni chiave e protagonisti dei più controversi casi di cronaca nera che hanno segnato l’opinione pubblica italiana negli ultimi decenni.

Belve Crime si inserisce nel panorama televisivo nazionale cavalcando l’onda del crescente interesse per il true crime che caratterizza l’attuale scenario mediatico internazionale. Il programma mantiene l’impianto narrativo che ha reso celebre Francesca Fagnani, ma si concentra su un territorio ancora più delicato e complesso rispetto al format originale. L’obiettivo dichiarato è quello di indagare nel profondo la mente di chi ha sbagliato, di chi ha fatto del male o di chi ha attraversato il male, offrendo una prospettiva diretta e senza filtri su cold case e delitti che hanno lasciato un segno indelebile nel sentimento del Paese.

La struttura del programma prevede interviste esclusive condotte dalla giornalista romana, precedute da un’introduzione curata da Stefano Nazzi, giornalista specializzato in cronaca nera e autore del podcast di successo “Indagini” per Il Post. Questa collaborazione mira a fornire al pubblico una visione completa e accurata delle vicende trattate, combinando l’analisi giornalistica con le testimonianze dirette dei protagonisti. La scelta di affidare a Nazzi il compito di contestualizzare gli episodi rappresenta un elemento di continuità con il mondo del podcasting investigativo, settore in cui l’autore ha costruito una solida reputazione tra gli appassionati di cronaca nera.

Il primo appuntamento con Belve Crime sarà caratterizzato dalla presenza di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, caso che ha tenuto con il fiato sospeso l’Italia per anni. L’intervista, realizzata direttamente nel carcere di Bollate a Milano, rappresenta un momento televisivo di particolare intensità, considerando che Bossetti ha sempre proclamato la propria innocenza nonostante la condanna definitiva confermata sia in Appello che in Cassazione. L’ex operaio concede a Francesca Fagnani una lunga e inedita intervista, rispondendo alle domande dirette della giornalista e raccontando in prima persona la sua versione dei fatti con un livello di dettaglio mai offerto in precedenza sui media nazionali.

La scelta di aprire il programma con il caso Bossetti non è casuale, considerando l’impatto mediatico e sociale che l’omicidio della giovane bergamasca ha avuto sull’opinione pubblica italiana. Il confronto tra la conduttrice e l’imputato si preannuncia teso e serrato, caratterizzato dallo stile incisivo che ha reso celebre Fagnani nel panorama televisivo nazionale. L’intervista rappresenta un’occasione per ascoltare direttamente la voce di chi si trova al centro di uno dei processi più mediatici degli ultimi anni, offrendo al pubblico una prospettiva inedita su una vicenda giudiziaria che continua a dividere l’opinione pubblica tra sostenitori dell’innocenza e della colpevolezza dell’imputato.

Tra gli ospiti della prima puntata figura Tamara Ianni, collaboratrice di giustizia che ha contribuito in maniera decisiva allo smantellamento del sistema criminale degli Spada a Ostia. La donna rappresenta un esempio significativo di come le testimonianze dei pentiti possano risultare determinanti nelle indagini contro la criminalità organizzata, offrendo agli inquirenti informazioni preziose per ricostruire dinamiche interne e gerarchie delle organizzazioni criminali. Il suo coinvolgimento nel programma permette di esplorare il difficile percorso di chi decide di collaborare con la giustizia, affrontando le conseguenze personali e sociali di una scelta che spesso comporta l’isolamento e la necessità di protezione.

La vicenda del clan Spada ha rappresentato uno degli episodi più significativi della cronaca romana degli ultimi anni, caratterizzata da episodi di violenza e controllo del territorio che hanno attirato l’attenzione dei media nazionali. La testimonianza di Tamara Ianni offre l’opportunità di analizzare le dinamiche interne di un’organizzazione criminale che ha esercitato un controllo capillare su una porzione significativa del litorale romano, evidenziando i meccanismi attraverso cui questi gruppi riescono a radicarsi nel tessuto sociale ed economico dei territori di riferimento.

Un altro momento di particolare intensità della prima puntata sarà rappresentato dall’intervista a Eva Mikula, ex compagna di Fabio Savi, uno dei componenti della famigerata banda della Uno Bianca. Dal 1987 al 1994, questa organizzazione criminale seminò terrore tra Emilia Romagna e Marche, provocando 24 morti e commettendo 103 crimini che hanno segnato una delle pagine più buie della cronaca nera italiana. Le rivelazioni della Mikula si rivelarono decisive durante il processo, contribuendo in maniera determinante alla cattura e alla condanna dei membri della banda.

Durante l’intervista nello studio di Belve Crime, Mikula ha dichiarato che “la banda fu arrestata grazie a me”, rivendicando il proprio ruolo nell’arresto dei componenti del gruppo criminale. La donna ha inoltre affrontato il tema del suo rapporto con le famiglie delle vittime, sostenendo di attendere “scuse dai familiari delle vittime” e denunciando come “le famiglie delle vittime vogliono il mio silenzio perché rovino il decoro”. Queste dichiarazioni evidenziano la complessità dei rapporti tra chi ha collaborato con la giustizia e chi ha subito le conseguenze dei crimini, mettendo in luce le tensioni che persistono anche a distanza di decenni dai fatti.

La prima puntata di Belve Crime si completa con l’intervista a Mario Maccione, ex componente delle Bestie di Satana, gruppo di satanisti e serial killer che tra il 1997 e i primi anni Duemila seminarono il terrore in provincia di Varese. L’organizzazione si rese responsabile di numerosi omicidi e indusse diverse persone al suicidio, rappresentando uno degli episodi più inquietanti della cronaca nera italiana legati a pratiche esoteriche e rituali satanici. La presenza di Maccione nel programma offre l’opportunità di esplorare le dinamiche psicologiche e sociali che portano alla formazione di gruppi estremisti caratterizzati da ideologie violente e autodistruttive.

Il caso delle Bestie di Satana ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica non solo per la brutalità dei crimini commessi, ma anche per le caratteristiche peculiari del gruppo, che mescolava elementi di controcultura giovanile con pratiche rituali e violenza sistematica. L’intervista a Maccione rappresenta un’occasione per analizzare i meccanismi di radicalizzazione e manipolazione psicologica che caratterizzano questi fenomeni, offrendo spunti di riflessione sui fattori che possono portare giovani apparentemente normali a commettere atti di estrema violenza.

Belve Crime si presenta come un esperimento televisivo che solleva interrogativi significativi sul confine tra informazione e spettacolarizzazione della cronaca nera. Il programma si inserisce in un panorama mediatico sempre più orientato verso il true crime, genere che ha conquistato crescenti quote di pubblico attraverso podcast, documentari e serie televisive. La sfida per Francesca Fagnani sarà quella di mantenere l’equilibrio tra l’esigenza di offrire contenuti coinvolgenti e la necessità di trattare con rispetto e rigore temi così delicati, evitando di cadere nella morbosa spettacolarizzazione del dolore e della violenza.

Il programma promette di generare ampio dibattito pubblico, considerando la sensibilità dei temi trattati e la notorietà dei casi affrontati. L’approccio diretto e senza filtri caratteristico dello stile di Fagnani dovrà confrontarsi con la complessità di vicende giudiziarie spesso ancora controverse, mantenendo il rigore giornalistico necessario per trattare argomenti che toccano profondamente le vite delle vittime e dei loro familiari. Il successo del format dipenderà dalla capacità di offrire al pubblico nuove prospettive di comprensione senza mai perdere di vista il rispetto dovuto a chi ha subito violenza e ingiustizia.