Una nuova ricostruzione del delitto di Garlasco emerge dalle analisi del professor Pasquale Mario Bacco, medico legale che ha esaminato le tracce presenti sul corpo di Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli. Secondo l’esperto, intervistato dalla direttrice del settimanale Giallo Albina Perri, l’impronta rinvenuta sulla gamba sinistra della vittima sarebbe compatibile con il piedino di una stampella dotata di pallini antiscivolo.
La traccia in questione presenta una forma geometrica nettamente definita, caratterizzata da tre segni circolari che hanno attirato l’attenzione del medico legale. “Dovremmo immaginare un tacco con tre elementi protuberanti, piuttosto strano”, ha dichiarato Bacco nell’intervista, aggiungendo che “la punta di una stampella, invece, è più compatibile” con l’impronta rilevata. L’ematoma, secondo la valutazione dell’esperto, sarebbe stato prodotto da un colpo secco e non da un calcio: “Chiara è stata calpestata con un oggetto mentre era stesa. È il classico segno che definiamo di disprezzo”.
Questa interpretazione si discosta significativamente da quella fornita in precedenza dal professor Marco Ballardini, che aveva condotto l’autopsia sul corpo della vittima. Ballardini aveva attribuito l’impronta all’azione di un tacco o della punta di una scarpa, senza considerare l’ipotesi della stampella. La nuova analisi di Bacco introduce dunque un elemento inedito nella ricostruzione della dinamica omicidiaria, suggerendo un gesto di particolare violenza e disprezzo nei confronti della vittima già agonizzante.
Il dettaglio della stampella assume particolare rilevanza investigativa alla luce del fatto che, all’epoca del delitto, Paola Cappa, cugina di primo grado di Chiara Poggi, si muoveva proprio con l’ausilio di stampelle. La giovane era stata sottoposta a un intervento chirurgico al ginocchio a seguito di una caduta in bicicletta avvenuta il 13 luglio 2007, un mese prima dell’omicidio. Paola Cappa utilizzava un tutore mobile alla gamba sinistra, contrariamente a quanto da lei stessa dichiarato in alcune testimonianze dove aveva parlato di un gesso.
Le dichiarazioni della madre di Paola Cappa, rese dopo l’omicidio, confermano che la figlia “è stata all’ospedale dal 13.7.2007 al 19.7.2007, poi dal lunedì successivo per tre giorni” e che dopo l’operazione utilizzava “la carrozzina per muoversi”. La differenza tra un gesso fisso e un tutore rimovibile non è meramente tecnica ma potrebbe avere implicazioni investigative significative, come sottolineato dalla direttrice di Giallo: “Capite la differenza tra dire: ‘ero ingessata’ e ‘avevo un tutore che potevo togliere e rimettere’?”.
L’analisi del medico legale Bacco si estende anche ad altre tracce ematiche rinvenute nella scena del crimine. L’esperto ha osservato che alcune macchie di sangue presenti nel salotto dei Poggi, definite dai RIS come “tracce a lambda”, potrebbero essere anch’esse compatibili con i piedini delle stampelle. Queste tracce si presentano come “semicerchi che si intersecano tra loro, del diametro di circa tre centimetri”, una conformazione che secondo Bacco sarebbe coerente con l’impronta lasciata da dispositivi di ausilio alla deambulazione.
La nuova interpretazione delle prove fisiche si inserisce nel contesto della riapertura dell’inchiesta sul delitto di Garlasco, che vede attualmente indagato Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi. L’incidente probatorio, avviato il 17 giugno 2025 presso la Procura di Pavia, prevede l’analisi di una sessantina di impronte rilevate dal RIS nel 2007, compresa la controversa “impronta 33” e altri reperti biologici.
I periti nominati dalla giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli, la genetista Denise Albani e Domenico Marchigiani, hanno iniziato le operazioni di analisi utilizzando tecnologie forensi all’avanguardia. La scena del crimine è stata ricostruita in 3D attraverso laser scanner, droni e fotogrammetria, consentendo di applicare la Bloodstain Pattern Analysis per reinterpretare la distribuzione delle tracce ematiche.
Il professor Pasquale Mario Bacco, medico legale con esperienza pluriennale nel settore, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel 1998 e ha successivamente ottenuto diversi master specialistici, tra cui quello in Medicina legale ed Assicurativa. La sua carriera professionale include collaborazioni con il Ministero della Salute e attività di consulenza in ambito medico-legale, con particolare focus sui danni alla persona e sulla medicina forense.
Le nuove rivelazioni hanno riacceso il dibattito mediatico sul caso, con la direttrice di Giallo Albina Perri che sostiene apertamente la tesi secondo cui “sul corpo della vittima e impressi nel suo sangue ci sono elementi che fanno pensare alla presenza di una delle due cugine Cappa sulla scena del crimine”. Questa posizione ha generato polemiche e discussioni, anche in ambito televisivo, dove sono emersi contrasti sulla veridicità di alcuni messaggi attribuiti a Paola Cappa.
La famiglia Poggi, rappresentata dall’avvocato Gianluigi Tizzoni e dal consulente genetista Marzio Capra, partecipa attivamente all’incidente probatorio. Tuttavia, secondo alcune voci, emergerebbe una certa resistenza da parte dei familiari nell’approfondire piste alternative a quella che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, già fidanzato di Chiara. L’ex comandante del RIS Luciano Garofano, ora consulente della difesa di Andrea Sempio, ha espresso fiducia nel lavoro svolto dai suoi collaboratori durante le indagini originarie, pur accogliendo favorevolmente la possibilità di una verifica scientifica.
L’analisi delle nuove prove dovrà confrontarsi con le difficoltà tecniche legate alla conservazione dei reperti dopo diciotto anni dal delitto. Il genetista Marzio Capra ha sollevato preoccupazioni riguardo al “forte rischio di contaminazione” delle impronte rilevate con fascette para-adesive, ipotizzando che l’utilizzo di pennelli non singoli per evidenziare ciascuna traccia possa aver causato trasferimenti di materiale. Particolare attenzione sarà dedicata all’impronta numero 10, rilevata accanto alla maniglia interna della porta d’ingresso, che non è risultata riconducibile né a Sempio, né a Stasi, né ai familiari della vittima.
Il caso Garlasco, che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana, si avvia dunque verso una nuova fase processuale che potrebbe riscrivere la verità giudiziaria su uno dei delitti più controversi degli ultimi decenni. Le conclusioni dell’incidente probatorio, attese per il 24 ottobre 2025, determineranno se questa nuova inchiesta debba proseguire o essere archiviata, in base ai risultati delle analisi scientifiche condotte sui reperti conservati per quasi due decenni.