Le acque del Mar Mediterraneo stanno vivendo in queste settimane un’anomalia termica senza precedenti, con le temperature superficiali che superano di oltre cinque gradi Celsius i valori climatologici medi per il periodo, secondo i dati più recenti del Copernicus Marine Service e delle analisi ECMWF. Questo surriscaldamento eccezionale, già visibile a metà giugno 2025, ha trasformato il Mediterraneo in un serbatoio di calore di dimensioni e intensità mai osservate prima, creando uno scenario di energia termica che alimenta l’anticiclone subtropicale e amplifica le ondate di caldo che investono l’area dell’Europa meridionale
L’anomalia termica si manifesta in particolare nel Tirreno meridionale, nelle acque antistanti la Sicilia e la Sardegna, dove le boe del SOCIB di Valencia e di Puertos del Estado segnalano valori di temperatura superficiale prossimi ai 28-29 °C, contro una media stagionale di 23-24 °C per la metà di giugno. Nell’area attorno alla Corsica e al golfo di Napoli, le anomalie raggiungono punte fino a +5 °C, un picco che rende questa fase il più intenso episodio di “marine heatwave” mai registrato nel Mediterraneo in questo periodo dell’anno
Le cause di questa ondata di caldo marino vanno ricondotte a una combinazione di fattori: l’espansione dell’anticiclone africano sulla regione, che favorisce la ridotta circolazione di masse d’aria più fresche, e il progressivo riscaldamento di fondo del mare dovuto al cambiamento climatico globale, che negli ultimi quarant’anni ha innalzato la temperatura media superficiale del Mediterraneo di oltre 1,5 °C. La concentrazione di energia termica nelle acque marine alimenta inoltre un feedback positivo, mantenendo le masse d’aria costiere ancor più calde e prolungando la persistenza del caldo estremo lungo le coste italiane e dei Paesi del bacino occidentale e centrale

L’impatto di un riscaldamento marino così intenso grava su più fronti: sul piano ambientale, l’innalzamento prolungato delle temperature accelera la tropicalizzazione degli habitat marini, con specie autoctone costrette a migrare verso latitudini più fresche e l’ingresso di organismi tipici di acque più calde, talvolta invasive. Gli ecosistemi di posidonia e coralli soffrono stress termico e mortalità di massa, mentre la stratificazione delle acque favorisce fenomeni di anossia negli strati inferiori, compromettendo la qualità dell’acqua e la produttività ittica
Sotto il profilo meteorologico, il Mediterraneo rovente agisce come una “benzina di alta qualità” per le perturbazioni atmosferiche estive: l’elevata disponibilità di calore e umidità in prossimità della superficie marina incrementa l’instabilità convettiva e la potenza degli acquazzoni e dei temporali che si formano lungo il suo perimetro. Gli esperti avvertono che la persistente anomalia di temperatura può intensificare anche i cosiddetti “Medicane”, i cicloni mediterranei, la cui frequenza e violenza negli ultimi anni hanno mostrato un tasso di crescita inedito
Nell’ambito delle previsioni stagionali, i modelli meteorologici confermano che la fase più intensa di questa ondata di caldo nel Mediterraneo proseguirà almeno fino alla fine di giugno, spinta da un campo di alta pressione che difficilmente lascerà spazio a flussi freschi atlantici. L’Italia, affacciata su tre mari, resta in prima linea: le temperature dell’aria in costa superano costantemente i 35 °C, con picchi fino a 38 °C sulle zone interne tirreniche e direttamente esposte alle correnti sahariane
Le autorità nazionali e le agenzie regionali hanno già emesso allerta per rischio di ondate di calore e per possibili impatti sulle popolazioni vulnerabili, in particolare anziani e bambini. Tra i consigli degli esperti figurano l’adozione di misure per il risparmio idrico, la limitazione delle attività all’aperto nelle ore più calde e il monitoraggio continuo delle condizioni alla balneazione, vista la potenziale proliferazione di batteri termofili e le oscillazioni di salinità connesse alle anomalie termiche
L’inquietante record termico del Mediterraneo mette nuovamente in luce la necessità di strategie di adattamento sui litorali e di una transizione energetica che limiti al massimo le emissioni di gas serra. Mentre l’estate 2025 prosegue nel suo corso rovente, il Mare Nostrum invia un campanello d’allarme per l’intero ecosistema planetario: il futuro delle acque mediterranee passerà anche dalla capacità di ridurre le pressioni antropiche e di rafforzare la resilienza ambientale delle sue comunità costiere