Walt Disney Animation Studios ha avviato un processo di ritorno alle proprie radici attraverso un ambizioso programma di reinvestimento nell’animazione 2D tradizionale, rappresentando una svolta strategica significativa nella storia recente dello studio. La decisione, guidata dal nuovo Chief Creative Officer Jared Bush, emerge come risposta diretta alla profonda crisi finanziaria che ha colpito l’azienda negli ultimi anni, caratterizzata da una serie di fallimenti commerciali devastanti che hanno minato la posizione dominante del colosso dell’intrattenimento.
L’iniziativa più emblematica di questa trasformazione è rappresentata dal rientro di Ron Clements, leggendario regista ottantenne responsabile di capolavori come “La Sirenetta”, “Aladdin” e “Hercules”, che ha accettato di uscire dalla pensione per assumere un ruolo di mentore presso gli studi Disney. La decisione, annunciata da Jared Bush durante il festival di Annecy, sottolinea l’urgenza dell’azienda di recuperare le competenze tradizionali dell’animazione disegnata a mano, ormai perdute nel corso degli ultimi quattordici anni di produzione esclusivamente digitale.

Clements, che aveva concluso la propria carriera con “Vaiana” nel 2016, ha espresso entusiasmo per questo nuovo incarico, dichiarando di voler contribuire alla formazione delle nuove generazioni di animatori in un momento in cui “non ci sono più tante persone anziane come una volta, e ci sono certamente molti giovani che vogliono lavorare nell’animazione”. Il suo coinvolgimento rappresenta un tentativo concreto di trasferire le competenze storiche dello studio a una nuova classe di artisti, colmando il divario generazionale che si è creato durante il predominio della computer grafica.
Jared Bush, nominato Chief Creative Officer nel settembre 2024 in sostituzione di Jennifer Lee, ha delineato una strategia articolata per il futuro dello studio, basata sulla convinzione che l’animazione 2D debba essere supportata da motivazioni narrative profonde. Durante il Festival di Annecy, Bush ha rivelato che Disney sta attualmente impiegando artisti 2D in progetti definiti “incredibili e folli”, pur mantenendo il riserbo sui dettagli specifici delle produzioni in corso.
La filosofia di Bush si discosta da un approccio meramente nostalgico, enfatizzando invece la necessità di una giustificazione creativa solida per ogni progetto 2D: “Serve un motivo narrativo profondo per tornare al disegno classico, non lo facciamo tanto per fare nostalgia”. Questa prospettiva riflette una comprensione matura delle sfide commerciali e artistiche associate alla produzione di animazione tradizionale nel contesto contemporaneo.

L’impetus per questa trasformazione trova le sue radici nella serie di fallimenti commerciali che hanno caratterizzato gli ultimi anni di Disney. Il live-action “Biancaneve” del 2025 si è configurato come il disastro più costoso dell’anno, generando perdite stimate in 363 milioni di dollari dopo aver incassato solamente 310 milioni a fronte di un punto di pareggio calcolato in 673 milioni. Questo risultato catastrofico ha superato persino il fallimento di “Joker: Folie à Deux”, consolidando la posizione del remake come il flop più costoso nella storia recente dei remake live-action Disney.
Parallelamente, Pixar ha registrato il proprio peggior debutto nella storia dello studio con “Elio”, che ha incassato appena 35 milioni di dollari globalmente nel primo weekend a fronte di un budget produttivo che supera i 150 milioni, escluse le spese pubblicitarie. Il film, nonostante recensioni relativamente favorevoli, ha dimostrato l’incapacità dello studio di connettersi con il pubblico contemporaneo attraverso contenuti originali, evidenziando una disconnessione preoccupante tra le aspirazioni creative e le preferenze del mercato.
L’unico successo commerciale significativo degli ultimi anni è rappresentato da “Inside Out 2”, che ha stabilito nuovi record diventando il film d’animazione con il maggior incasso di tutti i tempi, superando 1,462 miliardi di dollari a livello globale. Questo risultato straordinario ha tuttavia accentuato il contrasto con i numerosi fallimenti contemporanei, dimostrando che il pubblico rimane ricettivo verso contenuti di qualità elevata ma si dimostra sempre più selettivo nelle proprie scelte cinematografiche.
L’analisi dei risultati degli ultimi anni rivela un pattern preoccupante: film come “Strange World” del 2022 ha generato perdite stimate in 152,4 milioni di dollari, mentre “Wish” del 2023 ha registrato performance deludenti con appena 255 milioni di incassi globali a fronte di un budget compreso tra 175 e 200 milioni. Questi fallimenti hanno contribuito a creare una situazione di emergenza finanziaria che ha spinto la dirigenza a riconsiderare radicalmente la strategia creativa dello studio.
Il ritorno all’animazione 2D presenta sfide complesse che vanno oltre la semplice volontà creativa. Eric Goldberg, veterano animatore Disney responsabile del Genio di “Aladdin”, ha evidenziato come la perdita di competenze nell’animazione tradizionale rappresenti un ostacolo significativo, richiedendo investimenti sostanziali nella formazione di una nuova generazione di artisti. La necessità di ricostruire un’intera pipeline produttiva per l’animazione disegnata a mano implica costi iniziali elevati e tempi di sviluppo prolungati rispetto alla produzione digitale consolidata.
Le considerazioni economiche risultano particolarmente critiche nel contesto attuale, dove i film Disney e Pixar richiedono budget produttivi che spesso superano i 150 milioni di dollari, significativamente superiori rispetto ai concorrenti come DreamWorks Animation, che realizza produzioni di qualità con investimenti compresi tra 30 e 85 milioni. Jim Morris, presidente della Pixar, ha sottolineato come l’approccio “colonia di artisti” che caratterizza Disney e Pixar, pur differenziando qualitativamente i loro prodotti, comporti costi strutturali elevati che richiedono performance commerciali eccezionali per garantire la sostenibilità economica.
I piani di Disney per il futuro dell’animazione 2D comprendono una gamma diversificata di progetti che spazia da contenuti originali a prodotti legati a franchise esistenti, includendo anche approcci ibridi che combinano tecniche tradizionali e digitali. Goldberg ha confermato che i progetti in sviluppo coprono sia lungometraggi che serie televisive, suggerendo un approccio graduale e sperimentale che permetterà allo studio di testare la ricettività del pubblico senza compromettere eccessivamente le risorse finanziarie.
La strategia di Bush prevede un bilanciamento attento tra innovazione stilistica e rispetto per l’eredità creativa dello studio, riconoscendo che i personaggi Disney devono mantenere coerenza con il patrimonio iconografico costruito nel corso di un secolo di produzione. Questa filosofia si riflette nell’approccio metodologico adottato per “Encanto”, dove iniziali esplorazioni stilistiche radicali sono state abbandonate in favore di un linguaggio visivo più tradizionale per allinearsi alle aspettative del pubblico verso un musical Disney.
L’industria dell’animazione osserva con interesse questa trasformazione, considerando che il successo o il fallimento dell’iniziativa Disney potrebbe influenzare significativamente l’evoluzione futura del settore. La capacità dello studio di bilanciare innovazione creativa, sostenibilità economica e aspettative del pubblico determinerà non solo il futuro della propria produzione, ma potenzialmente quello dell’intera industria dell’animazione hollywoodiana. Il ritorno al 2D rappresenta pertanto non soltanto una scelta artistica, ma una scommessa strategica fondamentale per la sopravvivenza competitiva di uno dei marchi più iconici dell’intrattenimento globale.