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Sondaggio Ipsos, Pd e M5s in picchiata: Salvini e Meloni volano

Il sondaggio Ipsos di giugno mostra Fratelli d’Italia al 28,2% e la Lega in forte crescita all’8,8%, mentre Pd e M5s perdono consensi attestandosi rispettivamente al 21,4% e 13,3%. Il centrodestra guadagna 2,5 punti in un mese.

Il panorama politico italiano registra un significativo terremoto nelle intenzioni di voto, con il centrodestra che consolida ulteriormente la propria posizione dominante mentre le opposizioni attraversano una fase di profonda difficoltà. L’ultima rilevazione di Ipsos per il Corriere della Sera, condotta tra il 29 maggio e il 26 giugno 2025, fotografa una situazione che evidenzia l’impatto delle dinamiche internazionali e delle contraddizioni interne alle forze di opposizione.

Fratelli d’Italia raggiunge il suo picco annuale attestandosi al 28,2%, guadagnando quasi un punto percentuale rispetto alla precedente rilevazione di maggio e toccando una cifra mai raggiunta nel corso del 2025. Si tratta di un risultato che supera di oltre due punti il consenso ottenuto alle elezioni politiche del 2022, consolidando il ruolo di primo partito del Paese e dimostrando come la leadership di Giorgia Meloni continui a rafforzarsi nonostante quasi tre anni di governo.

La crescita del partito della premier è accompagnata da un generale rafforzamento dell’intera coalizione di centrodestra. La Lega di Matteo Salvini emerge come la formazione politica che ha registrato il maggiore incremento in termini assoluti, con un balzo di un punto percentuale che la porta all’8,8%, staccando così gli alleati di Forza Italia e riconquistando il ruolo di secondo partito della coalizione. Anche Forza Italia beneficia di questo trend positivo, crescendo di 0,6 punti e raggiungendo l’8,4%, avvicinandosi nuovamente ai risultati delle elezioni europee del 2024 quando aveva toccato il 9,6%.

L’effetto combinato di queste crescite produce un guadagno complessivo di 2,5 punti percentuali per l’intera coalizione di governo in sole quattro settimane, un risultato che trova riscontro anche negli indici di gradimento. Il consenso verso il governo Meloni è infatti cresciuto dal 40% al 43%, mentre l’apprezzamento per la presidente del Consiglio è salito dal 42% al 45%. Questi dati rappresentano una vittoria su tutti i fronti per l’esecutivo, che sembra aver tratto beneficio dalle complesse dinamiche internazionali del mese di giugno.

Il periodo preso in esame dalla rilevazione è stato dominato dagli sviluppi della guerra tra Iran e Israele, scoppiata il 13 giugno con l’attacco a sorpresa israeliano contro infrastrutture nucleari e militari iraniane. Il conflitto, definito dai media “guerra dei dodici giorni”, ha visto il diretto coinvolgimento degli Stati Uniti e ha influenzato i vertici internazionali del periodo. Durante il G7 di Kananaskis in Canada, il presidente americano Donald Trump ha abbandonato prematuramente il summit per gestire la crisi mediorientale, creando tensioni nell’ambito delle relazioni transatlantiche.

Sul fronte opposto, le opposizioni registrano una performance decisamente negativa che sembra riflettere le profonde divisioni interne emerse in questo periodo. Il Partito Democratico, pur mantenendo saldamente la posizione di secondo partito italiano, subisce una perdita di quasi un punto percentuale scendendo al 21,4%. Un risultato che appare particolarmente significativo se si considera che arriva dopo gli ottimi risultati delle elezioni amministrative di maggio, quando il centrosinistra aveva conquistato importanti città come Genova e Ravenna.

Ancora più drammatico appare il crollo del Movimento 5 Stelle, che registra una perdita verticale dell’1,3% attestandosi al 13,3%. Questo risultato costringe la formazione di Giuseppe Conte a guardarsi costantemente alle spalle e riflette una crisi più profonda che va oltre le semplici oscillazioni nei sondaggi. Il movimento, che negli ultimi anni ha già attraversato diverse fasi di difficoltà, sembra pagare l’incapacità di trovare una collocazione politica chiara e convincente per l’elettorato.

Le difficoltà delle opposizioni trovano spiegazione anche nelle lacerazioni interne emerse durante le manifestazioni contro il riarmo europeo che si sono svolte il 21 giugno a Roma. Due cortei distinti hanno evidenziato le diverse anime del fronte pacifista, con il primo promosso dalla campagna “Stop ReArm Europe” e sostenuto da Arci, Sbilanciamoci e Greenpeace, e il secondo organizzato dal coordinamento “Disarmiamoli” che include Potere al Popolo e USB. Queste divisioni hanno reso visibili le difficoltà nel costruire una posizione unitaria su temi cruciali come la politica estera e la difesa.

Un altro elemento che ha pesato negativamente sul consenso delle opposizioni è stata la sonora sconfitta dei referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno 2025. L’affluenza si è fermata al 30,6% degli italiani e al 23,8% dei connazionali all’estero, ben al di sotto del quorum del 50% più uno necessario per la validità della consultazione. Questo risultato ha rappresentato una sconfitta politica significativa per i promotori dell’iniziativa, in particolare per la CGIL e il Partito Democratico, che avevano investito molto su questi quesiti riguardanti il lavoro e la cittadinanza.

Il quadro delle forze minori presenta un sostanziale equilibrio, con la maggior parte dei partiti che mantengono posizioni stabili. Alleanza Verdi-Sinistra registra una lieve crescita di una frazione di punto raggiungendo il 6%, mentre Azione e Italia Viva rimangono rispettivamente al 3% e al 2%, confermando le difficoltà del cosiddetto “terzo polo” nel trovare spazio nell’attuale panorama politico bipolare.

Un altro tema che ha caratterizzato il dibattito politico di questo periodo è stata la questione del terzo mandato per i presidenti di regione, che ha visto emergere tensioni anche all’interno della stessa maggioranza. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato illegittima la normativa regionale campana che avrebbe consentito a Vincenzo De Luca di ricandidarsi per un terzo mandato, ponendo fine al dibattito e creando ulteriori difficoltà interne al centrosinistra.

L’analisi dei flussi elettorali evidenzia come il mese di giugno abbia rappresentato un momento di svolta che ha favorito nettamente le forze di governo a scapito delle opposizioni. Il divario tra la coalizione di centrodestra e il campo progressista si è nuovamente allargato, dopo che a fine maggio la distanza si era ridotta a soli due punti. Questo andamento riflette un fenomeno tipico della politica italiana, dove gli eventi internazionali e le crisi tendono a favorire le forze al governo attraverso il cosiddetto “rally around the flag effect”.

La tenuta del consenso per l’esecutivo Meloni appare particolarmente significativa se confrontata con l’esperienza di precedenti governi che, dopo due anni di mandato, avevano registrato cali di consenso molto più marcati. Il governo Berlusconi IV aveva perso 16 punti di gradimento in un biennio, mentre quello di Matteo Renzi ne aveva persi 23. La relativa stabilità dell’attuale esecutivo sembra quindi rappresentare un elemento di novità nel panorama politico italiano degli ultimi decenni.

Questo scenario pone interrogativi importanti sulle prospettive future del sistema politico italiano e sulla capacità delle opposizioni di riorganizzarsi e presentare un’alternativa credibile al governo Meloni. La crescita costante di Fratelli d’Italia e il rafforzamento dell’intera coalizione di centrodestra sembrano indicare un consolidamento che va oltre le semplici oscillazioni congiunturali, mentre le difficoltà delle forze di opposizione appaiono strutturali e richiedono interventi profondi per essere superate.

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