Il celeberrimo Mulino Bianco, quello autentico che ha dato vita all’iconico spot diretto da Giuseppe Tornatore nel 1990 con le musiche di Ennio Morricone, torna sul mercato immobiliare dopo decenni di trasformazioni e difficoltà gestionali. Il complesso del Molino delle Pile, situato nella splendida campagna toscana di Chiusdino, in provincia di Siena, rappresenta oggi un’opportunità di investimento per chi desidera acquisire un pezzo della storia pubblicitaria italiana in una delle regioni più affascinanti della penisola.
L’antica struttura, risalente al XIII secolo e costruita originariamente dai monaci dell’Abbazia di Serena, si trova immersa nella Val di Merse, non lontano dalle suggestive rovine dell’Abbazia di San Galgano, celebre per la leggenda della spada conficcata nella roccia. La posizione strategica, lungo la strada che conduce a Luriano e nelle vicinanze del fiume Merse, conferisce al complesso un fascino unico che ha saputo conquistare non solo i creativi della Armando Testa ma anche milioni di italiani che hanno cresciuto i propri figli con l’idea della “famiglia del Mulino Bianco”.
Il prezzo di cessione è fissato a 1.450.000 euro, una cifra che rappresenta una drastica riduzione rispetto alle valutazioni precedenti. Nel 2012, infatti, l’immobile era stato stimato 3,4 milioni di euro, mentre durante la prima asta andata deserta nel 2021 la base di partenza era stata fissata a 831.204 euro dopo ripetute riduzioni. La svalutazione progressiva riflette le difficoltà economiche attraversate dalla struttura negli ultimi anni, aggravate dalla chiusura definitiva delle attività turistico-ricettive nel 2019 e dai problemi legati alla pandemia di Covid-19.
La famiglia Burchianti, proprietaria del complesso dal 1990, quando la Barilla decise di vendere l’immobile dopo aver concluso il ciclo pubblicitario, ha trasformato il mulino in una rinomata struttura ricettiva che per decenni ha attirato visitatori da tutta Italia e dall’estero. L’agriturismo disponeva di otto camere con bagno privato, alcune fonti parlano di sessantatré camere nella configurazione più estesa, un ristorante capace di accogliere fino a 200 commensali, una piscina a forma di cuore, campo da tennis, bocciodromo e ampi giardini per oltre 20.000 metri quadrati.
La struttura architettonica del complesso riflette la sua millenaria storia di trasformazioni funzionali. Originariamente utilizzato per la molitura del grano e la sodatura dei tessuti attraverso le caratteristiche “pile” – recipienti di pietra dove il meccanismo di legno delle gualchiere, attivato dalla ruota idraulica, batteva sulle stoffe per infeltrirle – il mulino ha mantenuto fino al 1958 la funzione di centrale elettrica, fornendo energia a Chiusdino e ai comuni limitrofi durante la Seconda Guerra Mondiale quando gli impianti pubblici erano stati disabilitati.
Il complesso immobiliare si articola su tre edifici principali a due e tre piani, per un’estensione complessiva di circa 1.100 metri quadrati coperti. All’interno è ancora conservato un piccolo museo che custodisce gli strumenti originali per la produzione di energia elettrica, le macine storiche per la lavorazione dei cereali e, secondo alcune testimonianze, persino strumenti musicali appartenuti a Ennio Morricone e lasciati in loco durante le riprese pubblicitarie.
La trasformazione del mulino da semplice struttura produttiva a simbolo dell’immaginario collettivo italiano inizia nel 1985, quando la Barilla acquisisce la proprietà per utilizzarla come set degli spot pubblicitari del marchio Mulino Bianco. Il restyling operato dall’azienda emiliana prevedeva l’applicazione di strati di calce bianca sulle pareti in pietra originali per conferire all’edificio quell’aspetto immacolato che avrebbe dovuto evocare purezza, genuinità e valori familiari tradizionali. Lo spot “Una casa nel verde”, realizzato nel 1990, diventa immediatamente un fenomeno di costume, contribuendo a coniare l’espressione “famiglia da Mulino Bianco” per indicare un nucleo familiare ideale e armonioso.
La celebrità acquisita attraverso la pubblicità ha trasformato il mulino in una meta turistica di rilevanza nazionale, con migliaia di visitatori che ogni anno si recavano sul posto per fotografarsi davanti alla celebre ruota idraulica e rivivere l’atmosfera degli spot televisivi. Durante i periodi di maggior affluenza, il Molino delle Pile registrava addirittura più visitatori rispetto alla vicina Abbazia di San Galgano, uno dei monumenti più iconici della Toscana, dimostrando l’incredibile potere evocativo della comunicazione pubblicitaria.
Tuttavia, il successo turistico non è riuscito a garantire la sostenibilità economica dell’attività negli ultimi anni. Andrea Burchianti, rappresentante della famiglia proprietaria, ha dichiarato che “non è vero che siamo falliti, ogni giorno i visitatori sono sempre tanti e purtroppo soffriamo di vandalismo, c’è chi continua a entrare e a fare danni nonostante i cancelli chiusi e i divieti”. Le difficoltà gestionali sono state aggravate dalla crisi economica del 2008, dalla pandemia del 2020 e dalla persistente carenza di personale qualificato nella zona, fattori che hanno reso insostenibile il mantenimento delle attività ricettive.
Il primo tentativo di vendita risale al giugno 2021, quando l’immobile fu messo all’asta dall’Istituto Vendite Giudiziarie di Siena con una base di partenza di 831.000 euro. L’asta, tuttavia, andò completamente deserta, nonostante l’interesse mediatico suscitato e la posizione privilegiata della struttura. Dopo aver saldato i debiti, la famiglia Burchianti aveva ritirato temporaneamente l’immobile dal mercato, sperando in una ripresa post-pandemica che però non si è mai concretizzata.
Oggi il mulino si presenta in buone condizioni strutturali, nonostante richieda alcuni interventi di manutenzione e sia stato oggetto di atti vandalici da parte di visitatori non autorizzati che continuano a forzare i cancelli e a introdursi nella proprietà per scattare fotografie. La struttura ha perso la caratteristica colorazione bianca che l’aveva resa celebre, tornando al naturale colore ocra e mattone tipico dell’architettura toscana, simbolicamente rappresentando il ritorno alle origini dopo la parentesi mediatica.
La vendita del Mulino Bianco coincide significativamente con le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del marchio fondato nel 1975 da Giovanni Maestri sotto l’egida del gruppo Barilla. Sui social media, numerosi utenti hanno invocato un intervento diretto dell’azienda dolciaria per l’acquisto del casale, proponendo la creazione di un museo dedicato alla storia del marchio o di un centro visitatori che possa preservare definitivamente questo patrimonio della comunicazione italiana.
Francesco Oporti, capogruppo dell’opposizione nel Consiglio Comunale di Chiusdino, ha ufficialmente proposto all’amministrazione locale di valutare l’acquisto pubblico della struttura, sostenendo che “avrebbe possibilità di sviluppo, considerando le attrazioni turistiche della zona”. L’amministrazione comunale, tuttavia, sembra attualmente più orientata verso il potenziamento di altre attrazioni del territorio, come l’Abbazia di San Galgano e la centrale geotermica locale, non manifestando particolare interesse per l’acquisizione del mulino.
La posizione geografica del complesso rappresenta indubbiamente uno dei suoi maggiori punti di forza dal punto di vista turistico e immobiliare. Situato nel Parco Naturale della Val di Merse, il mulino si trova a breve distanza da alcune delle più importanti attrazioni della Toscana meridionale: l’Abbazia di San Galgano con la sua celebre spada nella roccia, le Colline Metallifere dell’Appennino toscano, e i rinomati territori del Chianti. Questa ubicazione lo rende potenzialmente appetibile per investitori interessati al settore turistico-ricettivo di lusso o per privati alla ricerca di una residenza esclusiva in uno dei paesaggi più iconici d’Italia.
L’immobile viene commercializzato attraverso agenzie specializzate nel settore delle proprietà di prestigio, che ne sottolineano le potenzialità di sviluppo sia come residenza privata di rappresentanza sia come struttura ricettiva di alta gamma. Le caratteristiche architettoniche originali, la presenza di spazi museali, la disponibilità di ampi giardini e la notorietà internazionale del luogo costituiscono elementi distintivi che potrebbero giustificare investimenti significativi per il recupero e la valorizzazione del complesso.
Nonostante le difficoltà degli ultimi anni e i tentativi di vendita andati a vuoto, il Mulino Bianco continua a esercitare un fascino particolare sull’immaginario collettivo italiano. La sua storia rappresenta un esempio paradigmatico di come la comunicazione pubblicitaria possa trasformare un luogo fisico in un simbolo culturale, creando un valore aggiunto che trascende la mera funzione economica dell’immobile. L’eventuale acquisto da parte di nuovi proprietari dovrà necessariamente tenere conto di questa dimensione simbolica, bilanciando le esigenze commerciali con la responsabilità di preservare un patrimonio che appartiene ormai alla memoria collettiva del paese. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!