Il Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt (DLR), l’agenzia aerospaziale tedesca che rappresenta l’omologo della NASA per le attività di ricerca aeronautica e spaziale, ha ufficialmente aperto le selezioni per una nuova e complessa fase di sperimentazione scientifica denominata SMC3. Questo protocollo di ricerca si inserisce nel più ampio filone degli studi di “bed-rest”, ovvero simulazioni a terra delle condizioni di microgravità, finalizzate a comprendere con estrema precisione le reazioni fisiologiche del corpo umano durante le missioni di lunga durata. L’iniziativa, che avrà luogo presso le avanzate strutture del centro medico aerospaziale “:envihab” situato a Colonia, richiede l’arruolamento di volontari disposti a trascorrere 60 giorni consecutivi confinati a letto, senza mai alzarsi, per permettere agli scienziati di raccogliere dati cruciali in vista delle future esplorazioni lunari e marziane.
L’obiettivo primario dello studio SMC3 risiede nella necessità di replicare, in un ambiente controllato e terrestre, gli effetti deleteri che l’assenza di peso esercita sull’organismo umano. Per ottenere una simulazione fedele di quanto accade a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) o durante i transiti interplanetari, i ricercatori impongono ai partecipanti una posizione di riposo costante con un’inclinazione negativa di sei gradi, ovvero con la testa posizionata leggermente più in basso rispetto ai piedi.
Questa specifica angolazione non è casuale, bensì calcolata per indurre lo spostamento dei fluidi corporei verso la parte superiore del corpo, un fenomeno noto come “fluid shift”, che riproduce fedelmente la ridistribuzione emodinamica che gli astronauti sperimentano non appena entrano in orbita, causando il tipico gonfiore del volto e l’assottigliamento degli arti inferiori.
La struttura scientifica dello studio è rigorosa e prevede un monitoraggio continuo e invasivo dei parametri vitali dei partecipanti, i quali diventano a tutti gli effetti soggetti di una ricerca biomedica di frontiera. Durante i due mesi di immobilità forzata, il team medico del DLR condurrà una serie sistematica di analisi volte a valutare il degrado dell’apparato muscolo-scheletrico, con particolare attenzione all’atrofia dei muscoli antigravitazionali e alla demineralizzazione ossea, due delle conseguenze più gravi della permanenza nello spazio. Oltre all’apparato motorio, lo studio indagherà le alterazioni del sistema cardiovascolare, che in assenza di gravità tende a decondizionarsi riducendo la propria capacità di pompare sangue con efficienza una volta tornati in un ambiente gravitazionale, nonché le modifiche al sistema neurovestibolare che regola l’equilibrio, la postura e la coordinazione motoria.
Il centro di ricerca “:envihab”, dove si svolgerà l’esperimento, rappresenta un’eccellenza tecnologica nel panorama scientifico internazionale, progettato specificamente per studiare gli effetti di ambienti estremi sulla fisiologia umana. All’interno di questa struttura futuristica, i volontari vivranno in un ambiente altamente controllato dove ogni aspetto della loro esistenza quotidiana, dall’alimentazione all’igiene personale, sarà gestito senza che essi possano mai interrompere il contatto del corpo con il letto o modificare l’inclinazione di sei gradi. Tutte le attività, inclusi i pasti, la doccia e l’espletamento delle funzioni fisiologiche, dovranno essere svolte in posizione orizzontale o inclinata, garantendo così che i fattori meccanici che agiscono su ossa e muscoli rimangano costanti per l’intera durata della fase sperimentale, un requisito indispensabile per la validità statistica dei dati raccolti.
La ricerca di volontari si rivolge a un segmento demografico specifico, selezionato per garantire l’omogeneità del campione e la sicurezza dei partecipanti stessi. I criteri di inclusione stabiliti dal DLR prevedono uomini e donne di età compresa tra i 24 e i 55 anni, che non presentino patologie pregresse e siano in un ottimo stato di salute generale. Un parametro fondamentale è rappresentato dall’Indice di Massa Corporea (BMI), che deve essere compreso tra 18 e 28, escludendo quindi condizioni di eccessiva magrezza o di obesità che potrebbero alterare i risultati metabolici dello studio. Anche l’altezza è un fattore discriminante, con un range accettato che va da 1,53 a 1,90 metri, misure dettate verosimilmente dalle dimensioni standardizzate delle attrezzature mediche e dei letti tecnici utilizzati all’interno dei moduli abitativi del centro :envihab.
Un requisito imprescindibile per la candidatura è la buona conoscenza della lingua tedesca, una competenza necessaria non solo per comprendere le istruzioni operative quotidiane, ma soprattutto per interagire con efficacia con il personale scientifico durante le complesse procedure di test e per rispondere ai numerosi questionari psicologici e cognitivi somministrati durante lo studio. La componente psicologica, infatti, riveste un ruolo parallelo ma altrettanto cruciale nella ricerca: l’isolamento, la forzata inattività fisica e la dipendenza dagli altri per le necessità basilari simulano lo stress mentale cui sono sottoposti gli equipaggi spaziali confinati in spazi ristretti per lunghi periodi, fornendo agli psicologi del DLR dati preziosi sulle dinamiche di adattamento e resilienza in condizioni di confinamento.
Sebbene l’idea di essere pagati per rimanere a letto possa apparire superficialmente attraente o persino comica per un osservatore esterno, la realtà dell’esperimento SMC3 è quella di un impegno fisico e mentale gravoso, che richiede una forte motivazione e disciplina. I partecipanti non si limitano a riposare, ma sono sottoposti a un regime serrato di esami che include biopsie muscolari, risonanze magnetiche, test della funzionalità cardiorespiratoria e valutazioni del metabolismo osseo. Inoltre, in molti di questi studi vengono testate contromisure specifiche, come l’esercizio fisico su macchinari adattati o l’uso di centrifughe a braccio corto per creare gravità artificiale, al fine di verificare se tali interventi possano mitigare il decadimento fisico indotto dall’immobilità.
La rilevanza scientifica di studi come SMC3 trascende la semplice curiosità accademica e diventa un tassello fondamentale per la fattibilità delle future missioni di esplorazione umana del Sistema Solare. Con il programma Artemis che mira a riportare l’uomo sulla Luna e le prospettive a lungo termine di un viaggio verso Marte, comprendere come mantenere gli astronauti in salute diventa una priorità assoluta. Un viaggio verso il Pianeta Rosso comporta mesi di microgravità durante il transito, seguiti da un periodo di gravità parziale sulla superficie e un ulteriore viaggio di ritorno; senza protocolli validati per contrastare l’atrofia muscolare e i problemi cardiovascolari, gli astronauti potrebbero giungere a destinazione in condizioni fisiche tali da non poter svolgere le attività operative richieste, compromettendo il successo della missione e la loro stessa sopravvivenza.
La selezione dei candidati prevede un processo di screening accurato che include valutazioni mediche e colloqui psicologici per accertare l’idoneità a sostenere un protocollo così invasivo. Al termine dei sessanta giorni di bed-rest, è prevista una fase di riabilitazione funzionale monitorata, durante la quale i ricercatori studiano i tempi e le modalità di recupero dell’organismo, dati che risultano altrettanto preziosi per sviluppare protocolli di recupero per gli astronauti al rientro sulla Terra. Il DLR, attraverso l’SMC3, conferma dunque il proprio ruolo di leader nella medicina aerospaziale, offrendo un contributo determinante alla scienza che permetterà all’umanità di diventare una specie interplanetaria, trasformando il riposo di pochi volontari nel fondamento della sicurezza di molti futuri esploratori. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
