Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

Turchia, scoperta shock: ritrovati volti umani scolpiti 12.000 anni fa

A Sefertepe, nel complesso turco di Taş Tepeler, emergono due volti umani scolpiti e una perla in serpentinite bifacciale, reperti di 12.000 anni fa che rivelano la complessità artistica del Neolitico preceramico.
Credit © Repubblica di Turchia - Ministero della Cultura e del Turismo

Nel cuore della Turchia sud-orientale, lungo gli altipiani della provincia di Şanlıurfa, il sito archeologico di Sefertepe ha restituito testimonianze straordinarie che ampliano la comprensione del mondo neolitico e delle sue espressioni artistiche. Durante la stagione di scavi 2025, condotta sotto la direzione del professor associato Emre Güldoğan del Dipartimento di Archeologia Preistorica dell’Università di Istanbul, sono emersi due volti umani scolpiti su blocchi di calcare accuratamente lavorati, insieme a una rara perla in serpentinite incisa su entrambi i lati, reperti che gettano nuova luce sulla complessità simbolica delle comunità che abitarono questa regione oltre dodici millenni or sono.

La presentazione ufficiale delle scoperte è avvenuta il 26 novembre presso il Centro Visitatori di Karahantepe, alla presenza del Ministro della Cultura e del Turismo turco Mehmet Nuri Ersoy, in occasione del quinto anniversario del progetto Taş Tepeler, l’ambizioso programma di ricerca che dal 2021 coordina le attività di scavo in dodici siti neolitici distribuiti nell’area di Şanlıurfa. La cerimonia ha coinciso con l’esposizione di ventinove manufatti rinvenuti nel corso della campagna 2025, offrendo ai presenti la possibilità di osservare da vicino le tracce materiali di una civiltà che precedette di millenni l’invenzione della scrittura e la nascita delle prime città.

I due rilievi facciali scoperti a Sefertepe presentano caratteristiche stilistiche che li distinguono nettamente dalle rappresentazioni antropomorfe già note in altri siti della regione, tra cui Göbekli Tepe, Karahantepe e Sayburç. Uno dei volti è stato eseguito in altorilievo, l’altro in bassorilievo, e tale differenza tecnica rivela una consapevole sperimentazione formale da parte degli artigiani neolitici. Nel caso dell’esemplare in altorilievo, le pupille, i contorni oculari, le arcate sopraccigliari, il naso e la bocca sono stati realizzati con una precisione sorprendente, al punto che persino le orecchie risultano chiaramente visibili. La figura in bassorilievo mostra invece occhi chiusi e un trattamento più semplificato della bocca e del naso, discostandosi dalle labbra carnose tipiche delle sculture di Karahantepe.

Secondo il direttore degli scavi Güldoğan, entrambi i volti erano scolpiti sulla superficie frontale di quattro blocchi calcarei che formavano una piattaforma dalla probabile funzione cerimoniale, con orientamento verso nord. Le variazioni stilistiche suggeriscono che Sefertepe abbia sviluppato un proprio vocabolario artistico all’interno della più ampia sfera culturale di Taş Tepeler, mettendo in discussione l’ipotesi che le comunità neolitiche dell’area condividessero uno stile uniforme. L’importanza attribuita ai dettagli di occhi, orecchie e naso distingue queste figure dalle rappresentazioni rinvenute altrove, indicando che ciascun insediamento contribuiva con innovazioni proprie alla rete culturale regionale.

Altrettanto significativo è il ritrovamento di una perla in serpentinite nera, levigata con cura, che reca inciso su entrambi i lati un motivo raffigurante volti umani. La serpentinite è una roccia metamorfica appartenente alla famiglia delle peridotiti, composta principalmente da minerali del gruppo del serpentino, quali lizardite, crisotilo e antigorite, formatisi attraverso processi di idratazione di rocce ultramafiche ricche in olivina e pirosseni a temperature comprese tra i 100 e i 700 gradi centigradi. La lavorazione di questo materiale e la raffinatezza dell’incisione dimostrano che gli oggetti portatili di piccole dimensioni potevano veicolare significati simbolici altrettanto complessi dei monumentali pilastri a T per i quali la regione è celebre. La perla bifacciale approfondisce l’impressione che Sefertepe fosse un luogo in cui le idee riguardanti identità, rappresentazione e forse la stessa nozione di persona venivano attivamente esplorate.

La campagna di scavi 2025 ha prodotto scoperte rilevanti anche negli altri siti del progetto Taş Tepeler. A Göbekli Tepe, il sito neolitico più celebre della regione, iscritto nel 2018 nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e aperto al pubblico dal 2019, è stata portata alla luce una statua umana incastonata orizzontalmente all’interno di un muro, tra le strutture B e D. Secondo gli esperti, la posizione non sarebbe casuale bensì intenzionale, testimonianza di una deposizione rituale che potrebbe aver avuto finalità votive. La scultura, databile a circa 12.000 anni fa, aggiunge un nuovo tassello alla comprensione delle pratiche cerimoniali di queste antiche comunità.

Presso il sito di Sayburç, gli archeologi hanno rinvenuto una piccola ma emotivamente potente scultura la cui espressione evoca l’inerzia della morte. La bocca della figura appare serrata, come cucita o chiusa deliberatamente, invitando a riflettere sul modo in cui le comunità preistoriche concettualizzavano il confine tra vita e morte. Il ministro Ersoy ha sottolineato come questa scoperta ampli le possibilità interpretative del simbolismo funerario arcaico, integrando le evidenze già note di rimozione dei crani, sepolture secondarie e pratiche post-mortem ritualizzate documentate in altri siti neolitici.

A Karahantepe, nel corso della medesima stagione, è stato scoperto un pilastro a forma di T recante per la prima volta un volto umano chiaramente scolpito nella parte superiore, con contorni definiti, occhi infossati e naso largo. Questa struttura monumentale, databile anch’essa a 12.000 anni fa, rappresenta una svolta nello studio dell’espressione artistica dell’uomo primitivo, poiché conferma l’ipotesi che i pilastri a T non fossero soltanto elementi architettonici ma autentiche rappresentazioni simboliche della forma umana. Karahantepe ha inoltre restituito oltre trenta strutture domestiche, dalle piccole abitazioni agli edifici a due piani, circolari e rettangolari, con resti di magazzini, focolari e attrezzi in selce, dimostrando la compresenza di spazi rituali e ambienti destinati alla quotidiana sussistenza.

Le nuove evidenze confermano che il paesaggio di Taş Tepeler, comprendente Göbekli Tepe, Karahantepe, Sayburç, Sefertepe e numerosi altri insediamenti meno noti, rappresenta una delle prime zone culturalmente integrate della storia umana. Più che un insieme di siti isolati, la regione appare oggi come una fitta costellazione di comunità interconnesse che, tra i 10.000 e i 12.000 anni fa, svilupparono forme architettoniche complesse e sperimentarono un linguaggio visivo sorprendentemente articolato. Il professor Necmi Karul dell’Università di Istanbul, direttore del progetto Taş Tepeler e responsabile degli scavi di Göbekli Tepe e Karahantepe, ha evidenziato come questi ritrovamenti suggeriscano che insediamenti densamente popolati di varie dimensioni esistessero nella zona già 12.000 anni fa.

Il progetto Taş Tepeler, frutto della collaborazione di trentatré organizzazioni internazionali tra cui istituzioni accademiche italiane, si inserisce nel più ampio contesto degli studi sulla transizione dal Paleolitico al Neolitico nel Vicino Oriente. I siti databili tra il 9.500 e l’8.200 a.C. sono caratterizzati da strutture monumentali che rappresentano un osservatorio privilegiato per comprendere il passaggio dalle società di cacciatori-raccoglitori alle prime comunità sedentarie. La costruzione di questi complessi architettonici, realizzata da gruppi che non praticavano ancora l’agricoltura in modo sistematico, ha costretto gli studiosi a riconsiderare le teorie tradizionali sulla rivoluzione neolitica, ipotizzando che l’organizzazione sociale necessaria all’erezione di simili monumenti possa aver preceduto e favorito lo sviluppo delle pratiche agricole.

Parallelamente alle attività di scavo, proseguono gli interventi di conservazione e restauro nei diversi siti. A Göbekli Tepe è stato completato il restauro della struttura C, la più ampia del complesso, dove si trovano obelischi alti sei metri dal peso di diverse tonnellate, mentre a Karahantepe continuano i lavori sulla struttura denominata AD. A Sayburç è stato avviato il restauro di uno spazio domestico che consentirà ai visitatori di comprendere meglio gli ambienti quotidiani delle prime comunità agricole della regione. Il prossimo anno è prevista l’apertura di un nuovo centro di ricerca a Karahantepe, che si aggiungerà a quelli già operativi presso Göbekli Tepe e Sefertepe.

Le scoperte della stagione 2025 ribadiscono la posizione della Turchia sud-orientale come uno dei paesaggi preistorici più rivelatori del pianeta. Ogni pietra ritrovata e ogni struttura ricostruita rappresentano un tassello nella lunga transizione che condusse i cacciatori-raccoglitori del Neolitico preceramico a diventare costruttori di villaggi e fondatori delle prime forme di civiltà organizzata. Le evidenze emerse da Sefertepe, in particolare, testimoniano la diversità artistica e le differenze stilistiche regionali di un’epoca in cui, ben prima dell’invenzione della scrittura, le comunità umane avevano già elaborato sofisticati codici simbolici per esprimere la propria identità e le proprie credenze. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!