Un nuovo campanello d’allarme scuote l’Europa: la cupola protettiva del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl non sarebbe più in grado di contenere adeguatamente la radioattività. A darne notizia è l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), che, in una comunicazione ufficiale, ha rivelato i risultati dell’ispezione compiuta la scorsa settimana sul sito ucraino. Il danneggiamento sarebbe avvenuto durante un attacco con droni russi risalente a febbraio 2025 e avrebbe compromesso elementi chiave del sistema di contenimento del “sarcofago”, la struttura realizzata per isolare i materiali radioattivi ancora presenti nell’impianto.
Secondo il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, “la struttura ha perso i suoi componenti di sicurezza chiave, inclusa la capacità di contenimento”, benché “non siano stati causati danni permanenti ai sistemi di monitoraggio”. Una precisazione che, tuttavia, non basta a rassicurare la comunità internazionale, preoccupata per le possibili conseguenze ambientali e sanitarie. Il nuovo guscio in acciaio, completato nel 2019 con un investimento di oltre due miliardi di euro – frutto di una collaborazione tra Ucraina, Unione Europea e altri partner internazionali – era stato progettato per durare almeno cento anni, sigillando il cuore contaminato della centrale, teatro del disastro nucleare del 1986. Oggi, a distanza di quasi quarant’anni da quell’incidente, il simbolo stesso della catastrofe torna a far paura.
La missione dell’Aiea si inserisce in un contesto di crescente tensione nella regione: la guerra in corso tra Russia e Ucraina ha già messo più volte a rischio la sicurezza delle infrastrutture nucleari, inclusa la centrale di Zaporizhzhia. L’agenzia ha ribadito la necessità urgente di garantire che tutte le centrali presenti sul territorio ucraino restino al di fuori delle operazioni militari, chiedendo accesso continuo per il monitoraggio e la verifica dello stato degli impianti.
Il danneggiamento del New Safe Confinement – questo il nome tecnico della cupola – solleva anche interrogativi sulla vulnerabilità di strutture nucleari in zone di conflitto e sulla capacità del diritto internazionale di tutelare beni considerati di rilevanza globale. Sebbene, al momento, non sia stata segnalata una dispersione significativa di radiazioni, la perdita delle funzioni di contenimento pone un rischio potenziale che le autorità internazionali non intendono sottovalutare. La stessa Aiea ha annunciato un piano straordinario per valutare gli interventi di riparazione più urgenti, con la collaborazione delle autorità ucraine.
La situazione a Chernobyl, oggi zona disabitata e militarmente sensibile, rimane quindi critica. Se da un lato i sistemi di rilevamento continuano a funzionare, dall’altro l’integrità fisica del contenitore è compromessa. Un equilibrio instabile che dipende, ora più che mai, dalla volontà della comunità internazionale di intervenire concretamente per evitare nuovi rischi ambientali su scala continentale. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
