Le prime indicazioni per il meteo di San Silvestro e Capodanno, tra il 31 dicembre 2025 e il 1° gennaio 2026, delineano per l’Italia uno scenario improntato a un clima complessivamente non rigido ma piuttosto dinamico, con un possibile ritorno di condizioni cicloniche proprio a cavallo della fine dell’anno e l’alternanza tra nubi, schiarite e passaggi perturbati, in un contesto termico che nella maggior parte delle aree del Paese si mantiene in linea o leggermente al di sopra delle medie stagionali.
Secondo l’ultimo bollettino di tendenza mensile dell’Aeronautica Militare, il periodo compreso tra il 29 dicembre 2025 e il 4 gennaio 2026 sarebbe infatti caratterizzato da un regime ciclonico sul Mediterraneo centrale, con precipitazioni nel complesso in linea con i valori climatologici del periodo e un quadro termico che tenderebbe a riportarsi verso la normalità soltanto sui rilievi alpini, sulla Toscana e sulla Sardegna, mentre sulle pianure del Nord, sul resto del Centro peninsulare, sul Sud e sulla Sicilia persisterebbero anomalie positive di temperatura, cioè valori più alti della media climatica di riferimento.
Già nella sintesi stagionale elaborata dalla stessa Aeronautica e dalle principali agenzie meteorologiche nazionali e regionali, l’inverno 2025-2026 viene descritto come mediamente mite, con anomalie termiche diffuse fino a circa +1 – +2 °C soprattutto sul Nord Italia e sull’arco alpino, e con un regime pluviometrico irregolare, alternato tra fasi più secche e momenti di ritorno alle medie o localmente sopra media. In questo quadro, dicembre appare come un mese più dinamico nella sua seconda parte: dopo una prima fase dominata da strutture anticicloniche e da lunghi intervalli stabili, i modelli numerici di previsione GFS ed ECMWF indicano un progressivo indebolimento dell’alta pressione e il subentrare di correnti più umide di origine atlantica, responsabili di un aumento delle nubi e del rischio di precipitazioni su diverse regioni.
Le elaborazioni sub-stagionali dell’Aeronautica Militare per la settimana che introduce il nuovo anno confermano questa impostazione, con il mantenimento di un disegno barico a prevalente curvatura ciclonica, in grado di favorire passaggi perturbati sul territorio nazionale, senza però segnalare al momento segnali chiari di ondate di gelo intenso sulle nostre latitudini. Ciò implica che, a San Silvestro e Capodanno, il tempo in Italia potrebbe risultare spesso variabile, talora instabile, ma non rigidamente invernale, con caratteristiche più vicine a un contesto tardo-autunnale, soprattutto alle quote di pianura e lungo le coste.
Al Nord, le proiezioni per l’ultima parte di dicembre suggeriscono la persistenza di valori termici ancora leggermente sopra media sulle pianure, in particolare in Val Padana, dove il contrasto tra masse d’aria più mite in quota e l’umidità nei bassi strati potrà favorire episodi di nebbia o nubi basse nelle fasi di temporaneo aumento della pressione tra un transito perturbato e l’altro. Nelle giornate immediatamente a ridosso del 31 dicembre sono plausibili cieli spesso nuvolosi o coperti sui settori occidentali e sull’arco alpino, con maggiori aperture soleggiate in montagna e un rischio di piogge più marcato tra Liguria, Piemonte e Lombardia occidentale in caso di affondi atlantici più organizzati. La neve, nelle attuali proiezioni, risulterebbe per lo più confinata alle medie e alte quote alpine, con una quota neve in genere superiore agli 800-1200 metri, saldamente più elevata in presenza di correnti miti sud-occidentali e potenzialmente in calo solo qualora si inserissero, lungo la circolazione ciclonica, nuclei d’aria più fredda.
Sul Centro Italia, l’assetto barico ipotizzato dai principali modelli lascia prevedere una maggiore esposizione del versante tirrenico ai passaggi perturbati collegati alla circolazione ciclonica, con nubi estese e precipitazioni a tratti su Toscana, Lazio e Umbria, specie tra fine anno e i primissimi giorni di gennaio, mentre il versante adriatico potrebbe trovarsi più spesso ai margini dei sistemi frontali, con fenomeni più irregolari e alternanza di annuvolamenti e schiarite. Il quadro termico resterebbe in media o poco sopra, in particolare lungo le coste e nelle conche interne in occasione di eventuali richiami miti da sud-ovest, con valori massimi che, pur inseriti in un contesto invernale, non mostrano al momento segnali di ondate di gelo di particolare rilievo. Per quanto riguarda la neve, sull’Appennino centrale la tendenza attuale indica precipitazioni nevose per lo più a quote medio-alte, generalmente oltre i 1300-1500 metri, con margini di variazione in funzione dell’intensità di eventuali ingressi d’aria più fredda dai quadranti settentrionali o orientali.
L’Italia meridionale e le isole maggiori si collocherebbero, nelle proiezioni stagionali e sub-stagionali, in un contesto ancora più marcatamente mite, con una anomalia termica positiva piuttosto persistente che potrebbe accompagnare anche il passaggio al nuovo anno, in particolare sulle regioni peninsulari tirreniche, sulla Sicilia e sulla Sardegna meridionale. In presenza di un regime ciclonico a scala mediterranea, i settori tirrenici del Sud e la Sicilia occidentale potrebbero risultare esposti a piogge e rovesci a tratti, alternati a fasi più asciutte e soleggiate, mentre l’Adriatico meridionale risentirebbe in misura minore dei passaggi frontali, con fenomeni più sporadici. La neve resterebbe confinata alle cime dell’Appennino meridionale e dei rilievi interni di Sicilia e Sardegna, con uno zero termico spesso alto, compatibile con masse d’aria più calde di origine subtropicale marittima che, secondo diversi centri di calcolo, potrebbero ancora lambire il bacino centrale del Mediterraneo anche a cavallo tra fine dicembre e inizio gennaio.
Nel complesso, dunque, per le giornate del 31 dicembre 2025 e del 1° gennaio 2026 emerge per l’insieme del Paese un quadro che, allo stato attuale delle elaborazioni numeriche, combina una circolazione a prevalente curvatura ciclonica con temperature generalmente non inferiori alle medie stagionali, fatta eccezione per i rilievi alpini dove, secondo le simulazioni, si profila un ritorno a valori più in linea con la climatologia del periodo. Ciò si traduce in una maggiore probabilità di un Capodanno caratterizzato da tempo spesso nuvoloso o variabile, con episodi di pioggia distribuiti in modo irregolare tra Nord e Centro, in particolare sui versanti tirrenici e sulle regioni più esposte alle correnti occidentali, e con una quota neve prevalentemente montana, piuttosto che in un passaggio di anno marcato da gelo diffuso e nevicate fino in pianura.
Le stesse proiezioni stagionali indicano tuttavia che l’inverno 2025-2026 potrebbe rivelarsi una stagione a due velocità, con lunghi tratti dominati da mitezza e flussi atlantici umidi alternati a irruzioni fredde più brevi ma potenzialmente intense, legate anche al possibile indebolimento e alle eventuali perturbazioni del vortice polare in stratosfera. Già in autunno, diversi centri di ricerca avevano segnalato un anomalo rallentamento delle velocità zonali in area artica, considerato un precursore di episodi di riscaldamento stratosferico improvviso e di conseguenti discese di aria molto fredda verso le medie latitudini nelle settimane successive. Se tali dinamiche dovessero realizzarsi tra fine dicembre e gennaio, non si potrebbe escludere una seconda parte dell’inverno sensibilmente più fredda, con maggiori probabilità di nevicate a bassa quota sulle regioni adriatiche e sulle aree interne del Centro-Sud; allo stato attuale, però, i segnali più concreti di un eventuale cambio di passo in senso più invernale sembrano concentrarsi soprattutto oltre la soglia di Capodanno, nel cuore di gennaio.
La scala temporale considerata, prossima al limite superiore dell’affidabilità previsionale, impone in ogni caso cautela: le previsioni sub-stagionali e le tendenze a fine mese, per loro natura, descrivono scenari probabilistici piuttosto che situazioni deterministiche puntuali, e lasciano aperto un margine di variabilità sia nella traiettoria dei sistemi perturbati sia nell’intensità degli scambi di massa d’aria tra alte e medie latitudini. Al momento, però, le principali linee di tendenza convergono su un Capodanno 2026 con caratteristiche più autunnali che propriamente invernali in molte aree di pianura e di costa, con un Nord Italia leggermente più esposto al passaggio di perturbazioni atlantiche e con montagne che, soprattutto sulle Alpi, potrebbero cominciare a vedere un quadro termico più allineato con la stagione, pur in un contesto che non esclude ulteriori fasi miti nel prosieguo dell’inverno.
In sintesi, le prime proiezioni disponibili alla data del 9 dicembre 2025 delineano per San Silvestro e Capodanno un’Italia immersa in un campo barico a prevalente curvatura ciclonica, con precipitazioni nel complesso nella norma climatica, temperature prossime o superiori ai valori medi al Centro-Sud e sulle pianure settentrionali, più vicine alla normalità su Alpi, Toscana e Sardegna, e un profilo termico che, almeno nella fase di passaggio tra il 2025 e il 2026, non sembra indicare un contesto di gelo diffuso, ma piuttosto un mite e variabile inizio d’anno, da monitorare nei dettagli attraverso i successivi aggiornamenti previsionali a breve termine.
Le previsioni meteo vengono elaborate a partire dai dati forniti dai modelli internazionali ECMWF e GFS, successivamente verificati e interpretati dalla redazione di www.newsroomitalia.it - Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
