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Molestie di Capodanno in piazza Duomo a Milano, la procura chiede l’archiviazione

La Procura di Milano chiede l’archiviazione dell’inchiesta sulle violenze di Capodanno 2025 in piazza Duomo: telecamere e intelligenza artificiale non hanno identificato gli aggressori, mentre le vittime non hanno formalizzato denunce.

A quasi un anno dai drammatici episodi di violenze sessuali collettive che hanno scosso Milano nella notte di Capodanno tra il 31 dicembre 2024 e il primo gennaio 2025, l’inchiesta della Procura del capoluogo lombardo si avvia verso un epilogo che lascia un sapore amaro di giustizia incompiuta. La pm Alessia Menegazzo e la procuratrice aggiunta Letizia Mannella stanno per chiedere l’archiviazione del fascicolo aperto per violenza sessuale di gruppo, attualmente a carico di ignoti, in seguito alle presunte molestie avvenute in piazza Duomo durante i festeggiamenti di San Silvestro.

La decisione di chiudere l’inchiesta senza identificare responsabili rappresenta il punto d’arrivo di un’indagine complessa che ha visto impegnata la Squadra Mobile di Milano sotto il coordinamento della Procura, ma che si è scontrata con ostacoli investigativi insormontabili. Le immagini delle telecamere di sorveglianza installate in piazza Duomo, analizzate meticolosamente dagli investigatori, non hanno restituito alcun indizio utile per identificare i presunti responsabili. I volti degli aggressori non sono stati ripresi in modo chiaro dalle videocamere e nemmeno il ricorso all’intelligenza artificiale, impiegata per tentare di ricostruire la dinamica degli eventi e dare un’identità ai presunti autori delle violenze, ha prodotto risultati concreti.

Ma l’elemento che più di tutti ha determinato la richiesta di archiviazione riguarda la mancanza di denunce formali. Nonostante le testimonianze rilasciate ai media internazionali e le dichiarazioni raccolte inizialmente dagli investigatori, nessuna delle presunte vittime ha infatti formalizzato una denuncia presso le autorità italiane. La studentessa belga di Liegi, Laura Barbier, che per prima aveva raccontato pubblicamente l’aggressione subita insieme a cinque amici, aveva rilasciato un’intervista al quotidiano online belga Sudinfo in cui descriveva un’esperienza traumatica, parlando di essere stata circondata e molestata da un gruppo di trenta o quaranta uomini all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele II. La giovane aveva fornito la propria testimonianza anche agli investigatori italiani recatisi in Belgio per raccogliere informazioni, ma successivamente non si è più fatta sentire, rendendo impossibile proseguire con gli accertamenti.

La stessa sorte è toccata alle altre presunte vittime emerse nel corso delle indagini. Nel gennaio 2025, mentre l’inchiesta prendeva forma, erano salite a otto le donne che avrebbero subito aggressioni sessuali nella notte di Capodanno in piazza Duomo, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. Tra queste figuravano due turiste inglesi, una coppia del Centro Italia e una giovane emiliana che aveva segnalato alla polizia di essere stata palpeggiata, precisando però di non voler presentare querela. Tutti i testi presenti con la studentessa belga non hanno reso alcuna testimonianza formale, lasciando l’inchiesta priva degli elementi necessari per procedere. Questo silenzio generalizzato delle vittime, pur comprensibile alla luce del trauma subito e delle difficoltà legate alla lontananza geografica di alcune di loro, ha di fatto impedito alla magistratura di raccogliere le prove indispensabili per individuare e perseguire i responsabili.

Le indagini si erano concentrate fin da subito sull’ipotesi che si fosse trattato di episodi riconducibili al fenomeno del taharrush gamea, espressione araba che significa letteralmente molestia collettiva e che designa aggressioni sessuali di massa nei confronti di donne, che possono anche sfociare in stupri. Questa modalità di violenza, documentata per la prima volta in Egitto nel 2005 durante le proteste in piazza Tahrir al Cairo, è stata registrata anche in Europa, con episodi tristemente noti avvenuti a Colonia in Germania nella notte di Capodanno tra il 2015 e il 2016, oltre che ad Amburgo, Zurigo, Salisburgo e Helsinki. Il termine è entrato nel vocabolario delle cronache italiane proprio in seguito agli episodi di Milano, dove già nel Capodanno tra il 2021 e il 2022 si erano verificate violenze sessuali di gruppo in piazza Duomo che avevano portato ad arresti e condanne.

Proprio il precedente del 2022 rende ancora più significativo il confronto con l’inchiesta attuale. In quell’occasione, diverse ragazze furono aggredite durante i festeggiamenti e la Procura riuscì a individuare e arrestare alcuni responsabili. La Polizia di Stato eseguì un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di giovani accusati di violenza sessuale di gruppo e rapine. I processi che ne seguirono portarono a condanne definitive, con la Corte d’Appello di Milano che confermò le sentenze di primo grado. Tra i condannati figurano Abdel Fatah, a cui furono inflitti 3 anni e 10 mesi, e Mahmoud Ibrahim, condannato a 4 anni e 10 mesi, entrambi riconosciuti colpevoli di aver fatto parte del branco che quella notte aggredì diverse ragazze. Anche Abdallah Bouguedra, giovane di 22 anni, fu condannato a 5 anni e 10 mesi per la sua partecipazione alle violenze.

Il contrasto tra l’esito dell’inchiesta del 2022 e quella attuale evidenzia come la presenza di denunce formali e di testimonianze dirette sia determinante per il successo delle indagini. Nel caso del Capodanno 2025, nonostante la gravità dei fatti denunciati e l’ampia risonanza mediatica che hanno avuto, l’assenza di querele ha privato gli inquirenti degli strumenti giuridici e investigativi necessari per procedere. Il fascicolo per violenza sessuale di gruppo, reato procedibile d’ufficio anche senza querela di parte, rimane aperto contro ignoti, ma la richiesta di archiviazione che verrà presentata dalla Procura segna di fatto la conclusione delle indagini senza che sia stato possibile individuare alcun responsabile.

La vicenda solleva interrogativi sulla capacità del sistema di sicurezza di prevenire e reprimere fenomeni di violenza di massa in occasione di grandi eventi pubblici. La notte di Capodanno 2025, piazza Duomo era presidiata da un consistente dispositivo di forze dell’ordine, con un migliaio di agenti impiegati per controllare circa 25mila persone che avevano affollato il centro di Milano per i festeggiamenti. Tra le 23.30 e l’una di notte si stimò la presenza di circa 20mila persone nella sola piazza Duomo. Il questore di Milano aveva dichiarato che la situazione era stata gestita bene, sottolineando il grosso dispositivo di sicurezza messo in campo, che includeva anche personale in borghese e un posto avanzato di coordinamento in piazzetta Ex Reale. Furono controllate oltre 800 persone durante i servizi di ordine pubblico, con numerosi giovani trovati senza documenti e accompagnati in questura per l’identificazione.

Nonostante questo imponente schieramento di forze, le aggressioni sono avvenute in punti della piazza dove la densità della folla e la confusione dei festeggiamenti hanno reso difficile l’intervento tempestivo. La studentessa belga aveva raccontato di essersi trovata all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele, non lontano dalla postazione dove erano presenti alcuni poliziotti, ma dietro una colonna che impediva la visuale. La stessa Laura Barbier aveva espresso la convinzione che quanto accaduto si sarebbe potuto evitare se la polizia fosse stata più presente, pur riconoscendo di essere capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dopo essere riusciti a svincolarsi dagli aggressori, i giovani belgi percorsero tutta la Galleria e all’uscita verso piazza della Scala si rivolsero a una poliziotta per raccontare l’accaduto.

Le magistrate che hanno coordinato l’inchiesta, Alessia Menegazzo e Letizia Mannella, sono figure di spicco della Procura di Milano, particolarmente impegnate sul fronte delle violenze di genere. Menegazzo, 55 anni, è uno dei pubblici ministeri più attivi in questo ambito e ha seguito casi di grande rilevanza mediatica, tra cui il processo ad Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano e il caso dello “stupratore seriale” Alberto Di Fazio. Nel 2015 rischiò persino di essere uccisa in tribunale durante un’udienza. Letizia Mannella, procuratrice aggiunta, coordina il dipartimento che si occupa di tutela della salute e del lavoro, oltre a seguire casi delicati di violenza sessuale. Entrambe le magistrate hanno lavorato anche sul caso che ha coinvolto Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato, accusato di violenza sessuale insieme all’amico Tommaso Gilardoni, inchiesta che si è conclusa con l’archiviazione disposta dalla gip Rossana Mongiardo nell’ottobre 2025.

La richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulle molestie di Capodanno in piazza Duomo si inserisce in un quadro più ampio di difficoltà nel perseguire reati di violenza sessuale quando mancano elementi probatori solidi e la collaborazione delle vittime. Secondo i dati diffusi dalla stessa Procura di Milano nell’aprile 2025, relativi ai procedimenti per violenza contro le donne, il 46 per cento dei fascicoli aperti sfocia in una richiesta di archiviazione, mentre l’altro 46 per cento porta a una richiesta di rinvio a giudizio. Questo dato evidenzia come, pur a fronte di un incremento delle denunce e di una maggiore attenzione istituzionale verso questi reati, permanga una significativa difficoltà nel tradurre le segnalazioni in condanne.

La vicenda del Capodanno 2025 a Milano lascia dunque aperte molte questioni irrisolte, dalla prevenzione di episodi di violenza di massa in occasione di grandi eventi alla necessità di supportare le vittime affinché trovino la forza di denunciare formalmente le aggressioni subite, superando il comprensibile trauma e le difficoltà pratiche e psicologiche che questo comporta. L’archiviazione dell’inchiesta rappresenta un fallimento investigativo che non deriva da mancanza di impegno da parte degli inquirenti, ma dalle oggettive difficoltà di identificare responsabili in assenza di testimonianze formalizzate e di immagini sufficientemente chiare. Il fascicolo si chiuderà con una richiesta di archiviazione che certifica l’impossibilità di formulare una ragionevole previsione di condanna, lasciando senza giustizia le donne che quella notte hanno vissuto un’esperienza traumatica che avrebbe dovuto essere una festa di inizio anno e si è invece trasformata in un incubo. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!