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Rai, porte sbarrate al ritorno di Amadeus: "Non rientra nei piani editoriali"

La Rai smentisce categoricamente il ritorno di Amadeus con una nota ufficiale, definendo l’ipotesi fuori dai piani editoriali. La decisione segue i deludenti ascolti del conduttore sul Nove e il consolidamento dei nuovi assetti di Viale Mazzini.

Il sipario cala bruscamente, forse definitivamente, su una delle telenovelas mediatiche più discusse dell’ultima stagione televisiva. Con una nota ufficiale diramata nella giornata di ieri, la Rai ha inteso mettere un punto fermo, anzi una pietra tombale, sulle insistenti voci che vorrebbero un imminente rientro di Amadeus a Viale Mazzini. Il comunicato, asciutto e privo di quella retorica diplomatica che spesso accompagna le vicende del servizio pubblico, non lascia spazio a interpretazioni ambigue: «In merito ad alcuni articoli di stampa usciti in questi giorni – pur ribadendo la stima professionale nei confronti del conduttore – Rai precisa che il suo ritorno non rientra nei piani editoriali dell’azienda». Una chiusura netta, perentoria, che suona come una doccia gelata per chi, tra addetti ai lavori e fan della prima ora, aveva intravisto nei recenti movimenti di mercato i segnali di un clamoroso dietrofront.

La necessità di una smentita così formale, arrivata a margine di una riunione del Consiglio di Amministrazione, testimonia quanto il “caso Amadeus” sia diventato un argomento sensibile nei corridoi della televisione di Stato. Le indiscrezioni, rimbalzate con frenesia sui quotidiani e sui portali specializzati nelle ultime settimane, non erano frutto di semplici speculazioni da bar, ma trovavano nutrimento in una serie di circostanze oggettive che rendevano lo scenario quantomeno verosimile. A gettare benzina sul fuoco ci aveva pensato, con la consueta abilità da incantatore di folle, Fiorello. Lo showman siciliano, amico fraterno del conduttore ravennate, aveva più volte alluso nel corso del suo programma radiofonico La Pennicanza a un possibile ritorno dell’ex direttore artistico di Sanremo, arrivando a pronunciare frasi sibilline come «Sappiate che sta tornando» durante sketch ironici con altri volti noti. Sebbene il tono fosse quello dello scherzo, in molti avevano letto tra le righe una verità celata, ipotizzando che l’amico stesse tastando il terreno o preparando il pubblico a un colpo di scena che avrebbe avuto del clamoroso.

Ma al di là delle boutade radiofoniche, la vera ragione che ha alimentato il castello di ipotesi risiede nei numeri, impietosi e inappellabili, registrati da Amadeus nella sua nuova avventura sul Nove. Il passaggio al gruppo Warner Bros. Discovery, salutato nell’aprile 2024 come il colpo di mercato del decennio con un contratto quadriennale dal valore stimato intorno ai 15 milioni di euro, si è scontrato con una realtà ben più complessa delle aspettative. I programmi su cui si è imperniato il rilancio del conduttore sulla rete generalista del gruppo americano non hanno infatti intercettato i favori del grande pubblico. Chissà chi è, il game show dell’access prime time che altro non è che la riproposizione del format I Soliti Ignoti, ha faticato immensamente a imporsi, registrando share medi che oscillano tra il 2% e il 3%, cifre ben lontane da quelle a due zeri a cui Amadeus era abituato sulla rete ammiraglia Rai. Ancor più doloroso, se possibile, il riscontro de Il Suzuki Music Party e della riedizione de La Corrida, format storici che, trapiantati in un contesto editoriale differente e privi della forza di trascinamento del primo canale, hanno mostrato la corda, non riuscendo a giustificare l’imponente investimento economico sostenuto dall’editore.

Proprio questa discrepanza tra i costi faraonici dell’operazione e i magri ritorni in termini di ascolti e raccolta pubblicitaria ha generato la narrazione di una Discovery pronta a liberarsi anticipatamente del suo *golden boy*, e di un Amadeus desideroso di riabbracciare quella “mamma Rai” lasciata forse con troppa fretta. Si è parlato di clausole di rescissione, di penali, di trattative sottobanco. Tuttavia, la risposta giunta ieri da Viale Mazzini spegne ogni entusiasmo nostalgico. La strategia della Rai, d’altronde, sembra essere cambiata radicalmente negli ultimi mesi. L’azienda ha dimostrato, dati alla mano, di poter sopravvivere all’addio del suo conduttore di punta. Il successo travolgente di Stefano De Martino alla guida di Affari Tuoi, capace di macinare record su record nell’access prime time superando persino le performance del suo predecessore, ha rafforzato la posizione di chi, all’interno del vertice aziendale, sostiene la linea del rinnovamento e dell’investimento su volti nuovi. Riaccogliere Amadeus oggi, per la governance guidata dall’amministratore delegato Giampaolo Rossi, significherebbe non solo ammettere implicitamente una debolezza che i numeri smentiscono, ma anche dover gestire un ingombro editoriale ed economico che non trova più una collocazione naturale nei palinsesti futuri.

In questo scacchiere complesso, non va sottovalutato il ruolo delle dinamiche interne alla stessa Rai. Se è vero che alcune frange dirigenziali – si vocifera di un certo gradimento da parte di figure come Stefano Coletta, ex direttore dell’Intrattenimento e storico sodale di Amadeus – avrebbero visto di buon occhio il ritorno del “figliol prodigo” per blindare ulteriormente le serate evento e il prossimo Sanremo, la linea intransigente ha prevalso. Il messaggio è chiaro: la Rai guarda avanti, non indietro. Il “no” ad Amadeus è anche un messaggio al mercato televisivo in generale: il servizio pubblico non è un porto di mare dove si entra e si esce a piacimento a seconda delle fortune alterne delle proprie carriere esterne. C’è una pianificazione industriale che prescinde dai singoli nomi, per quanto illustri essi siano.

Resta ora da capire quale sarà il destino professionale di Amadeus. Legato a doppio filo a un contratto blindato con Discovery, il conduttore si trova in una sorta di limbo dorato ma scomodo. Continuare a produrre programmi che non decollano rischia di erodere ulteriormente la sua immagine vincente costruita in cinque anni di trionfi sanremesi; d’altra parte, le alternative scarseggiano. Con la Rai che chiude le porte in faccia e Mediaset che, per bocca del suo amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi, ha bollato come «fanta-televisione» l’ipotesi di un suo ingaggio a Cologno Monzese, lo spazio di manovra si restringe. Alcuni osservatori suggeriscono che Mediaset potrebbe in realtà osservare la situazione “dalla finestra”, attendendo magari che i prezzi scendano o che la situazione contrattuale con Warner si risolva, ma al momento si tratta, appunto, solo di ipotesi.

Quello che appare certo, al termine di questa convulsa settimana di smentite e retroscena, è che il panorama televisivo italiano è mutato profondamente. La figura del conduttore onnipotente, capace di spostare milioni di spettatori da una rete all’altra con la sola imposizione della propria presenza, esce ridimensionata da questa vicenda. Il flop sul Nove ha dimostrato che il pubblico è abitudinario e che la forza del brand di rete, in questo caso Rai1, gioca ancora un ruolo preponderante rispetto al brand personale del talento. Amadeus, l’uomo dei record, si trova ora a dover gestire la fase più delicata della sua carriera, costretto a reinventarsi in un contesto ostile senza poter contare sulla rete di protezione che per venticinque anni aveva garantito il suo successo. La nota della Rai non sancisce solo la fine di una trattativa mai ufficialmente nata, ma segna simbolicamente la fine di un’era e l’inizio di una traversata nel deserto che si preannuncia lunga e insidiosa. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!