Le ultime emissioni modellistiche confermano una tendenza invernale sempre più marcata per l’avvio del nuovo anno. Dopo una fase relativamente stabile garantita da un campo di alta pressione che, tra il 27 e il 31 dicembre, manterrà condizioni di tempo generalmente asciutto sull’Italia, i principali modelli previsionali iniziano a convergere su un significativo cambio di circolazione a partire dal primo giorno del 2026. L’analisi sinottica evidenzia infatti la possibile formazione di un blocco anticiclonico in sede atlantica – configurazione definita a “omega” – che favorirebbe l’afflusso di masse d’aria molto fredde di matrice artico-continentale verso l’Europa centrale e successivamente il Mediterraneo.
La dinamica prevista è tipica delle irruzioni fredde invernali: l’aria artica, scendendo di latitudine e interagendo con la superficie relativamente più mite del mare Adriatico, potrebbe generare un minimo depressionario secondario con centro d’azione inizialmente posizionato tra il medio Adriatico e il Sud Italia. Le conseguenze sarebbero immediate: un drastico calo delle temperature e precipitazioni a prevalente carattere nevoso a partire dalle prime ore del 1° gennaio, in particolare lungo il versante adriatico e nelle regioni settentrionali, soprattutto in presenza di un minimo orografico tra Mar Ligure e Tirreno settentrionale.
Il periodo maggiormente a rischio per eventi nevosi intensi risulta essere compreso tra venerdì 2 e domenica 4 gennaio. In questo intervallo temporale, l’interazione tra l’aria fredda in ingresso e le correnti umide meridionali al suolo potrebbe generare nevicate a quote molto basse, se non addirittura a livello del mare, in particolare su Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, dove non si escludono vere e proprie bufere nevose lungo i litorali esposti.
Anche il Nord Italia, in presenza di una depressione ben strutturata tra Mar Ligure e Tirreno, potrebbe sperimentare nevicate in pianura, interessando città come Torino, Milano, Piacenza, Bologna e parte dell’Emilia centrale. Da monitorare anche la situazione sulla Sardegna interna, dove la presenza dell’aria fredda in quota e un’adeguata umidità al suolo potrebbero generare nevicate fino ai 300-400 metri.
Dal punto di vista termico, il crollo delle temperature potrebbe risultare sensibile: le anomalie previste sul piano isobarico di 850 hPa (circa 1450 metri di quota) indicano valori compresi tra -8°C e -12°C su gran parte del Centro-Nord, con isoterme prossime ai -5°C fin sulle regioni meridionali. Si tratterebbe di un’ondata di freddo intensa, anche se non eccezionale, ma comunque capace di riportare condizioni pienamente invernali su tutta la Penisola dopo settimane caratterizzate da temperature spesso superiori alla norma.
Il proseguimento della fase fredda verso il periodo dell’Epifania resta al momento avvolto da un certo grado di incertezza. Alcuni scenari suggeriscono la possibile rimonta di correnti occidentali più miti, mentre altri mantengono attivo un flusso artico retrogrado con ulteriori afflussi gelidi da est. In entrambi i casi, la persistenza di una circolazione depressionaria sul Mediterraneo centrale appare probabile, con tempo instabile e ulteriori precipitazioni anche nevose nelle zone interne appenniniche e sul versante adriatico.
Questo tipo di configurazioni sinottiche, pur non inedite, sono sempre più rarefatte in un contesto climatico segnato dal riscaldamento globale. Tuttavia, proprio il riscaldamento del sistema climatico, secondo numerosi studi recenti, può accentuare gli scambi meridiani e quindi favorire irruzioni fredde violente e improvvise, specie nel cuore dell’inverno. La situazione resta dunque da monitorare con attenzione, in attesa di ulteriori conferme modellistiche nei prossimi aggiornamenti. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
