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1985, la Nevicata del secolo: Potrebbe accadere ancora? Ecco cosa ci dice la scienza

Gennaio 1985: una colossale irruzione artica trasformò il Nord Italia in un deserto bianco. Con punte di -23°C e oltre un metro di neve, fu l’inverno più estremo del dopoguerra.
Credit © Wikipedia

Gennaio 1985 rimane nella memoria meteorologica italiana come un evento eccezionale, tanto per la sua intensità quanto per la durata e l’estensione geografica. Un’ondata di gelo e neve che trasformò il volto del Paese, specie al Nord, generando una delle configurazioni atmosferiche più estreme del secolo scorso. Non fu semplicemente una perturbazione invernale, ma un fenomeno che rappresentò un caso di studio per la climatologia europea, con implicazioni anche nella comprensione dei processi legati al riscaldamento stratosferico improvviso (SSW) e alla successiva destabilizzazione del Vortice Polare.

Il preludio al gelo estremo si manifestò a cavallo tra la fine del 1984 e l’inizio del nuovo anno, quando un SSW di notevole intensità provocò una significativa distorsione del Vortice Polare Stratosferico. L’Anticiclone delle Azzorre, in risposta, si spinse in latitudine verso nordest, interagendo con le alte pressioni groenlandesi e facilitando così la discesa di una massa d’aria gelida continentale dalla Siberia e dal bacino di Kara, attraverso la porta carpatico-danubiana e poi giù verso l’Europa occidentale.

L’irruzione fredda si affacciò sull’Italia già nei primi giorni di gennaio: le isoterme alla quota di 850 hPa (circa 1350 m s.l.m.) raggiunsero valori prossimi ai -16°C su buona parte della Pianura Padana, mentre al suolo si registrarono minime di assoluto rilievo: -23°C a Firenze, -22°C a Piacenza, -14°C a Milano centro, con punte inferiori nei sobborghi meno urbanizzati. Il tutto accompagnato da un’eccezionale persistenza del gelo: a Brera (MI) si contarono otto giorni consecutivi con temperatura massima inferiore allo zero.

La struttura barica divenne particolarmente favorevole alla genesi di nevicate persistenti a partire dal 13 gennaio, quando una depressione mediterranea si approfondì rapidamente sul Mar Ligure e poi sul Tirreno settentrionale, attivando un flusso meridionale mite e umido in quota, in scorrimento sopra il cuscinetto d’aria gelida preesistente nei bassi strati. Questo setup, noto in meteorologia sinottica come “overrunning”, è tipico delle grandi nevicate padane, e in questo caso si manifestò nella sua forma più pura ed efficace.

Il risultato fu una nevicata senza precedenti per estensione e accumuli. A Bologna caddero circa 80 cm di neve, mentre a Torino, Brescia e Parma si superarono ampiamente i 100 cm. A Varese, Trento e in altre località dell’arco prealpino si registrarono accumuli tra i 120 e i 140 cm, con punte locali anche superiori. La neve interessò anche l’Appennino e il Centro-Sud: fiocchi a bassa quota in Toscana, Campania, persino in Sicilia e Sardegna, con brevi ma suggestivi episodi nevosi anche a Palermo e Cagliari.

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La paralisi fu quasi totale. I trasporti ferroviari e autostradali subirono blocchi prolungati, mentre l’esercito fu mobilitato in diverse città del Nord, dove i mezzi civili non erano più sufficienti a garantire la viabilità. La situazione idrica ed energetica andò in crisi, con tubature congelate e black-out diffusi. Le temperature estreme causarono anche danni all’agricoltura e agli approvvigionamenti, facendo lievitare i prezzi dei generi alimentari di prima necessità.

Oggi, a distanza di quarant’anni, quell’evento assume un valore ancora più significativo alla luce del riscaldamento globale in atto. Le dinamiche che resero possibile la “nevicata del secolo” sono sempre più rare, in parte per l’indebolimento della circolazione zonale legato al gradiente termico ridotto tra Polo e Tropici, in parte per la progressiva tropicalizzazione del Mediterraneo. Un evento come quello del 1985, in termini di combinazione tra masse d’aria, persistenza e accumuli, appare sempre meno probabile nel clima attuale e futuro.

Ma la storia resta, scritta nella memoria di chi visse quei giorni tra stupore e disagio, e nelle cronache meteorologiche come punto di riferimento per ogni successivo inverno italiano. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!