Abbiamo raggiunto il picco della follia consumista; questa mattina, martedì 30 DICEMBRE 2025, entrare in diversi supermercati e trovare già esposti i dolci di Carnevale provoca un legittimo senso di irritazione. Non si tratta di una semplice anticipazione commerciale, ma di un segnale sempre più evidente di come il rapporto con il tempo stia venendo stravolto.
Le festività natalizie, almeno sul piano culturale e simbolico, si concludono il 6 gennaio e dovrebbero lasciare spazio a una fase di normalità, di rallentamento, di ritorno graduale alla quotidianità. Invece no: il mercato non tollera vuoti, non ammette pause, e colma immediatamente ogni interstizio con una nuova occasione di consumo. Questa accelerazione forzata non risponde a un’esigenza reale delle persone, ma a una logica che vive di anticipo permanente e che finisce per imporre un calendario artificiale, del tutto scollegato dal ritmo naturale dei giorni e delle stagioni.
Il Carnevale, come ogni festa, ha senso perché arriva dopo un’attesa, perché è collocato in un momento preciso dell’anno e perché dialoga con ciò che lo precede; privarlo di questo contesto significa svuotarlo, ridurlo a un prodotto qualsiasi, destinato a essere consumato distrattamente e dimenticato in fretta. Il consumismo sfrenato, mascherato da normalità e convenienza, sta lentamente erodendo la nostra capacità di percepire il tempo, di riconoscere i passaggi, di attribuire valore ai momenti.
Tutto diventa immediato, sovrapposto, indistinto, e nulla riesce più a essere davvero speciale. Essere severi di fronte a questa deriva non è un atto di nostalgia, ma di responsabilità: il tempo non è una corsia di supermercato da riempire con largo anticipo, è uno spazio da abitare con misura, rispetto e consapevolezza, e continuare a ignorarlo significa accettare che anche le tradizioni, una dopo l’altra, vengano consumate fino a perdere completamente senso. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
