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Manovra 2026, tutti i nuovi bonus approvati nella legge di bilancio del governo Meloni

Con 216 voti favorevoli la Camera approva la manovra da 22 miliardi: taglio IRPEF al 33%, bonus casa al 50%, premi di produttività e molto altro ancora.

La Camera dei deputati ha dato il via libera definitivo alla legge di bilancio 2026 nella mattinata di martedì 30 dicembre con 216 voti favorevoli, 126 contrari e tre astenuti. Una manovra da circa 22 miliardi di euro che introduce numerose misure a sostegno di famiglie, lavoratori e imprese, concentrandosi su alcune priorità fondamentali: sanità, lavoro, natalità e riduzione della pressione fiscale sui redditi medi.

Il provvedimento arriva dopo un iter parlamentare serrato, con il Senato che aveva già approvato il testo prima di Natale e la Camera che nella serata del 29 dicembre aveva accordato la fiducia al governo con 219 voti favorevoli e 125 contrari. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato il risultato sottolineando come si tratti di una manovra seria e responsabile, costruita in un contesto complesso, che concentra le limitate risorse a disposizione su alcune priorità fondamentali.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha evidenziato che il punto fondamentale della manovra consiste nella detassazione degli aumenti contrattuali, oltre alla chiusura di tutti i contratti pubblici rimasti fermi per anni, determinando aumenti concreti dei salari e degli stipendi dei lavoratori dipendenti. Le misure approvate toccano numerosi ambiti della vita quotidiana degli italiani, dai bonus casa agli incentivi per le famiglie, dalle agevolazioni fiscali ai sostegni per l’istruzione.

Bonus casa e interventi edilizi confermati per il 2026

I bonus edilizi restano tra i pilastri della manovra, seppur con alcune modifiche rispetto agli anni precedenti. La detrazione per i lavori di ristrutturazione sulle abitazioni principali rimane al 50 per cento per tutto il 2026, con un tetto di spesa fissato a 48.000 euro per unità immobiliare e una durata della detrazione di dieci anni. Per le seconde case, invece, l’aliquota scende al 36 per cento. Senza questa proroga, dal 2026 sarebbe scattato un taglio delle due aliquote rispettivamente al 36 e al 30 per cento.

Gli interventi ammessi comprendono manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia, con l’obbligo di utilizzare il bonifico parlante e di comunicare i dati all’ENEA quando rilevante per il risparmio energetico. Confermato anche il bonus mobili per il 2026 con la consueta detrazione del 50 per cento su una spesa massima di 5.000 euro, legato alla ristrutturazione dell’immobile. Dal 2027, tuttavia, sono previste aliquote ancora più ridotte, con la detrazione che scenderà al 36 per cento per le abitazioni principali e al 30 per cento per gli altri immobili.

Il Superbonus, che aveva caratterizzato le manovre precedenti con aliquote superiori, prosegue il suo percorso di riduzione e scomparirà definitivamente. Anche altri bonus subiranno una battuta d’arresto: il bonus barriere architettoniche, attualmente al 75 per cento, e il Superbonus residuo al 65 per cento sono destinati a una progressiva riduzione. Rimangono comunque in vigore le agevolazioni per l’ecobonus e il sismabonus, confermati fino al 2027 con le nuove aliquote ridotte.

Taglio dell’IRPEF e sostegno ai redditi medi

Una delle novità più significative riguarda la riduzione della pressione fiscale sui redditi medi. Dal primo gennaio 2026, l’aliquota IRPEF per la seconda fascia di reddito, quella compresa tra 28.000 e 50.000 euro, scende dal 35 al 33 per cento. Si tratta di un intervento che interessa milioni di lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, con un risparmio che può arrivare fino a 440 euro annui per chi guadagna circa 50.000 euro lordi.

La struttura dell’IRPEF 2026 prevede quindi tre scaglioni: 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro, 33 per cento per i redditi da 28.001 a 50.000 euro e 43 per cento per i redditi superiori a 50.000 euro. Tuttavia, per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 200.000 euro viene introdotta una riduzione di 440 euro sulle detrazioni relative a specifici oneri, per evitare che il beneficio netto risulti sproporzionato sui redditi più elevati. In pratica, oltre questa soglia il vantaggio fiscale viene neutralizzato.

Parallelamente alla riduzione dell’IRPEF, viene confermato il taglio del cuneo fiscale anche per il 2026, con detrazioni che variano in base al livello di reddito. Per tutti i redditi da lavoro dipendente tra 20.000 e 32.000 euro la detrazione è pari a 1.000 euro, mentre dai 32.000 ai 40.000 euro si applica una detrazione decrescente e graduale. Viene inoltre confermata la cosiddetta no tax area a 8.500 euro, sebbene l’opposizione stia presentando nuove proposte per alzare il tetto.

Premi di produttività e detassazione degli aumenti contrattuali

Una delle misure più innovative della manovra riguarda la detassazione dei premi di produttività e degli aumenti contrattuali. Per il biennio 2026-2027, l’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di risultato e le forme di partecipazione agli utili scende dall’attuale 5 per cento all’1 per cento. Il limite annuo agevolabile passa da 3.000 a 5.000 euro, elevato a 6.000 euro per le imprese che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione aziendale. L’agevolazione riguarda solo i lavoratori dipendenti del settore privato con reddito inferiore a 80.000 euro nell’anno precedente.

Parallelamente, gli incrementi retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali sottoscritti nel biennio 2025-2026 saranno soggetti a imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali comunali e regionali nella misura del 5 per cento. Il beneficio sarà applicato automaticamente dai sostituti d’imposta, salvo rinuncia espressa da parte del lavoratore. Questa agevolazione fiscale rappresenta un passo importante verso la riduzione del cuneo fiscale e il rafforzamento del legame tra produttività e salario.

Anche i buoni pasto vedono un incremento della soglia esentasse: dal 2026 il limite per i buoni pasto elettronici passa da 8 a 10 euro al giorno, mentre resta invariato a 4 euro per i ticket cartacei. Una scelta che punta a favorire la modernizzazione e il controllo fiscale, traducendosi in un vantaggio concreto in busta paga per circa 3,5 milioni di lavoratori, con un beneficio netto annuale stimato fino a 440 euro. I fringe benefit mantengono le soglie attuali: 1.000 euro annui per i lavoratori senza figli a carico e 2.000 euro per chi ha figli fiscalmente a carico, confermate per il triennio 2025-2027.

Misure per le famiglie e sostegno alla natalità

Il sostegno alle famiglie rappresenta un altro pilastro della legge di bilancio 2026, con particolare attenzione alla natalità e al supporto per le spese legate alla crescita dei figli. Confermato il bonus nuovi nati, un contributo una tantum di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato nel corso del 2026, destinato alle famiglie con ISEE inferiore a 40.000 euro. Il beneficio viene corrisposto il mese dopo la data di nascita o adozione ed è escluso dalla formazione del reddito complessivo ai fini fiscali.

Aumenta il bonus madri lavoratrici, che passa dagli attuali 40 euro al mese a 60 euro mensili netti, fino a un totale di 720 euro l’anno. Il beneficio è riconosciuto a tutte le donne che lavorano, dipendenti o autonome, con almeno due figli a carico e ISEE inferiore a 40.000 euro, a condizione che il figlio più piccolo abbia meno di dieci anni. Per quelle con tre o più figli a carico, il bonus resta valido fino al compimento della maggiore età del figlio minore.

Il bonus asilo nido viene confermato con importi che possono arrivare fino a 3.600 euro annui. Per i bambini nati dal primo gennaio 2024, l’importo massimo di 3.600 euro spetta alle famiglie con ISEE minorenni fino a 40.000 euro, mentre scende a 1.500 euro oltre tale soglia. Per i bambini nati prima del primo gennaio 2024 restano tre fasce: 3.000 euro con ISEE fino a 25.000 euro, 2.500 euro con ISEE tra 25.001 e 40.000 euro, e 1.500 euro oltre i 40.000 euro. Una novità importante riguarda l’ampliamento delle strutture educative ammesse, che dal 2026 includono anche sezioni primavera e servizi integrativi abilitati.

Sul fronte del congedo parentale, viene confermato l’aumento dell’indennità all’80 per cento della retribuzione per tre mesi complessivi, fruibili entro il sesto anno di vita del bambino da entrambi i genitori anche in alternanza. Si tratta di una misura strutturale introdotta progressivamente negli anni precedenti e ora consolidata, che rappresenta un sostegno concreto per le famiglie con figli piccoli. Inoltre, i permessi per malattia dei figli fino a 14 anni passano da 5 a 10 giorni annui.

Bonus scuole paritarie e carta valore per i neodiplomati

Tra le novità più discusse figura il voucher fino a 1.500 euro per le famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie. Il contributo è destinato agli studenti che frequentano la scuola secondaria di primo grado, le ex scuole medie, o il primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, i primi due anni delle superiori, presso istituti paritari. Possono accedere alla misura le famiglie con ISEE non superiore a 30.000 euro, con l’importo che segue una scala inversamente proporzionale rispetto al reddito dichiarato. Lo stanziamento previsto ammonta a 20 milioni di euro per il 2026, a esaurimento, con il rischio di un click day per l’assegnazione dei fondi.

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha definito l’approvazione dell’emendamento che introduce per la prima volta il buono scuola nel sistema nazionale di istruzione come il coronamento di una stretta collaborazione fra le forze di maggioranza e il governo. L’opposizione ha tuttavia criticato duramente la misura, sottolineando che arriva mentre la stessa manovra taglia quasi 900 milioni di euro alla scuola pubblica nei prossimi anni.

In arrivo anche la carta valore per i neodiplomati, una tessera digitale destinata a chi conseguirà il diploma di maturità o un titolo equivalente entro i 19 anni, senza interruzioni nel percorso formativo. La carta sarà attiva a partire dal 2027 e i primi destinatari saranno quindi gli studenti che si diplomeranno nel 2026. Il credito caricato sulla carta, il cui importo dovrebbe attestarsi intorno ai 500 euro, potrà essere speso per libri, concerti, cinema, rappresentazioni teatrali, eventi dal vivo, musei, mostre e siti storici, oltre che per abbonamenti a giornali e riviste anche in formato digitale, strumenti musicali e corsi di lingua, musica, danza o recitazione.

La carta valore prenderà il posto delle precedenti agevolazioni rivolte ai diciottenni, come la carta della cultura giovani e la carta del merito. Il finanziamento previsto ammonta a 180 milioni di euro all’anno a partire dal 2027, con la gestione affidata al ministero della Cultura in collaborazione con quelli dell’Istruzione e dell’Economia, chiamati ogni anno a stabilire congiuntamente l’entità del contributo e le modalità di distribuzione. Gli importi assegnati non avranno effetti sul reddito imponibile né sull’ISEE dei beneficiari.

Bonus elettrodomestici green e incentivi ambientali

Confermato per il 2026 il bonus elettrodomestici green, un contributo pari al 30 per cento delle spese per l’acquisto di apparecchi a grande efficienza energetica. Il beneficio, riconosciuto sotto forma di sconto in fattura, prevede un tetto massimo di 100 euro, elevato a 200 euro per le famiglie con ISEE inferiore a 25.000 euro. L’agevolazione è legata alla contestuale rottamazione dell’elettrodomestico vecchio, di classe energetica inferiore a quella di nuovo acquisto, e gli elettrodomestici devono essere prodotti in uno stabilimento collocato nel territorio dell’Unione europea.

Il bonus copre diverse categorie di elettrodomestici, con classi energetiche minime definite per ciascuna tipologia. Tra le spese ammissibili rientrano anche i costi di trasporto e montaggio, purché documentati e saldati con modalità di pagamento tracciabili. Le risorse stanziate ammontano a 48,1 milioni di euro, disponibili fino a esaurimento. Il meccanismo di erogazione prevede che l’utente finale compili un modello sulla piattaforma informatica dichiarando il possesso dei requisiti e l’impegno a consegnare il vecchio elettrodomestico al venditore.

Pensioni e assegno unico universale

Sul fronte pensioni, la manovra prevede la rivalutazione degli assegni dell’1,6 per cento a partire dal primo gennaio 2026, secondo le stime basate sull’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. L’adeguamento non è uguale per tutti ma si basa su un sistema a scaglioni: la rivalutazione piena dell’1,6 per cento si applica solo alle pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo, circa 2.452 euro lordi al mese. Per gli importi compresi tra quattro e cinque volte il minimo la rivalutazione si riduce al 90 per cento, quindi l’1,44 per cento, mentre per le pensioni oltre i 3.065 euro si scende al 75 per cento dell’1,6 per cento, ovvero l’1,2 per cento.

Le pensioni minime vedono un aumento straordinario dell’1,3 per cento nel 2026, in aggiunta alla rivalutazione ordinaria. Applicando questa maggiorazione al nuovo minimo rivalutato di 613,05 euro, si ottiene un importo finale di circa 621 euro mensili per le pensioni minime maggiorate. Si tratta di un incremento di circa 12 euro rispetto ai 609 euro del 2025, con una platea di 1,1 milioni di pensionati interessati e una spesa prevista di 295 milioni per il 2026.

L’assegno unico universale per i figli a carico viene aggiornato con una rivalutazione dell’1,4 per cento, che interessa sia gli importi erogati mensilmente sia le soglie ISEE. La prima fascia reddituale si estenderà fino a 17.468,51 euro nel 2026, mentre nel 2025 il limite massimo era fermo a 17.227,33 euro. La quota base massima sale da 201 a 203,81 euro, mentre quella minima per le famiglie con ISEE alto passa da 59 a 59,83 euro. Anche le maggiorazioni previste per particolari categorie di beneficiari, come i figli con disabilità o dal secondo in poi, vengono rivalutate nella stessa misura.

Una novità importante riguarda il calcolo dell’ISEE: dal 2026 la prima casa viene esclusa dal conteggio purché il suo valore catastale non superi i 91.500 euro, quasi il doppio dell’attuale limite di 52.000 euro. Viene inoltre introdotto un meccanismo che prevede maggiorazioni progressive in base al numero di figli. Queste modifiche dovrebbero abbassare l’ISEE per molti nuclei familiari, consentendo l’accesso a un importo più alto dell’assegno unico e di altre misure.

Rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali

La manovra introduce la rottamazione quinquies, la quinta pace fiscale in nove anni, che permette di regolarizzare le cartelle esattoriali affidate all’Agenzia delle entrate Riscossione nel periodo compreso tra il primo gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023. La definizione agevolata consente di estinguere il debito versando solo le somme dovute a titolo di capitale, cioè l’imposta non versata, e il rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notifica della cartella, mentre non sono più dovuti interessi, sanzioni, interessi di mora, somme aggiuntive e aggio.

Per aderire, i contribuenti dovranno presentare un’apposita dichiarazione telematica all’Agenzia delle entrate Riscossione entro il 30 aprile 2026, scegliendo anche il numero di rate con cui pagare il debito. Il pagamento può essere effettuato in un numero massimo di 54 rate, con scadenze bimestrali: la prima rata scade il 31 luglio 2026, la seconda il 30 settembre 2026, la terza il 30 novembre 2026, mentre dalla quarta in poi le scadenze diventano bimestrali fino al 31 maggio 2035.

La rottamazione quinquies include i carichi per omesso versamento di imposte che risultano dalle dichiarazioni annuali dei redditi e dalle liquidazioni automatiche, nonché per omesso versamento di contributi previdenziali dovuti all’INPS, esclusi quelli richiesti a seguito di accertamento. Sono invece esclusi i debiti relativi a risorse proprie dell’Unione europea, recupero di aiuti di Stato, crediti derivanti da pronunce di condanna della Corte dei conti e multe o sanzioni dovute a seguito di condanne penali. I contribuenti che in passato sono decaduti dalle precedenti definizioni agevolate come la rottamazione ter o quater possono aderire alla rottamazione quinquies per quegli stessi debiti se possiedono tutte le caratteristiche richieste.

Parallelamente alla rottamazione quinquies, le regioni e gli enti locali hanno la facoltà di gestire autonomamente forme di definizione agevolata per i tributi di loro competenza, introducendo misure per la riduzione di interessi e sanzioni sui propri tributi non riscossi. Tuttavia, decade la definizione agevolata in caso di mancato, insufficiente o tardivo versamento di due rate, anche non consecutive, o se manca o è insufficiente il versamento dell’ultima rata. In questi casi i termini di prescrizione riprendono a decorrere e i versamenti effettuati sono considerati a titolo di acconto sull’importo complessivamente dovuto in origine.

Sanità e investimenti nel servizio sanitario nazionale

La sanità rappresenta una delle priorità dichiarate della legge di bilancio 2026, con un incremento significativo del Fondo sanitario nazionale. Il progetto di legge prevede un aumento di 2,4 miliardi di euro per il 2026, che si aggiunge ai 4 miliardi già programmati con la legge di bilancio 2025, determinando un finanziamento complessivo per il 2026 di 142,9 miliardi di euro, superiore di oltre 6,3 miliardi rispetto al finanziamento per l’anno 2025. Considerando anche gli stanziamenti per gli anni successivi, il Fondo sanitario nazionale raggiungerà 144,1 miliardi nel 2027 e 145 miliardi nel 2028.

Le risorse saranno investite principalmente per assumere nuovo personale sanitario, con un piano che prevede l’ingresso di oltre 6.000 infermieri e 1.000 medici nel corso del prossimo anno. Una fetta consistente dei fondi è destinata inoltre agli aumenti salariali del personale, all’ampliamento degli screening oncologici e alla stabilizzazione della farmacia dei servizi. La manovra prevede anche 350 milioni per i farmaci, con un aumento del tetto di spesa dello 0,25 per cento per assorbire i costi delle nuove terapie, e 280 milioni per i dispositivi medici, alleggerendo il contenzioso con le aziende fornitrici.

Tra gli interventi specifici figurano 100 milioni per avviare l’adeguamento delle tariffe ambulatoriali, che si aggiunge a 1 miliardo già approvato con la legge di bilancio 2025 per la revisione delle tariffe di ricovero e di riabilitazione. Stanziati inoltre 80 milioni per il Piano nazionale di azioni per la salute mentale, 70 milioni per la stabilizzazione della farmacia dei servizi, 60 milioni per il sostegno a chi soffre di malattie rare, 36 milioni per gli Istituti zooprofilattici sperimentali e 20 milioni per l’avvio della sperimentazione della rete ospedaliera di terzo livello.

Nonostante l’incremento significativo in valore assoluto, la Fondazione GIMBE ha evidenziato come, in rapporto al PIL, la spesa sanitaria rimanga sotto la soglia del 6,3 per cento, ben lontana dalla media europea. Il presidente Nino Cartabellotta ha comunque riconosciuto al governo il merito di aver ottenuto un rilevante incremento del Fondo sanitario nazionale dal 2025 al 2026, pur sottolineando la necessità di un impegno strutturale e di lungo periodo per colmare il divario con gli altri paesi europei.

Incentivi per le imprese e credito d’imposta ZES unica

Sul fronte imprese, la legge di bilancio 2026 proroga il credito d’imposta per la ZES unica del Sud fino al 31 dicembre 2028. Le risorse stanziate ammontano a 2,3 miliardi di euro per il prossimo anno, destinati a incentivare gli investimenti in beni strumentali nuovi nelle regioni del Mezzogiorno. Il beneficio riguarda strutture produttive, impianti o stabilimenti ubicati all’interno delle zone assistite, con una soglia minima di investimento fissata a 200.000 euro e un massimale per progetto fino a 100 milioni di euro.

Le aliquote del credito d’imposta variano in base alla regione di localizzazione e alla dimensione dell’impresa, potendo arrivare fino al 60 per cento per le piccole imprese in determinati territori. Sono esclusi dall’agevolazione i settori della siderurgia, del carbone e lignite, della produzione e trasmissione di energia, dei trasporti con alcune eccezioni per magazzinaggio e supporto, della finanza e delle assicurazioni. Dal 2026 sarà obbligatorio presentare due comunicazioni, una preventiva e una consuntiva, tramite l’Agenzia delle entrate.

Rientrano inoltre le risorse per il credito d’imposta Transizione 5.0, pari a 1,3 miliardi di euro già andati esauriti, e per le aziende che hanno fatto domanda per il credito d’imposta della ZES unica per il Sud, con 2,3 miliardi per il prossimo anno su investimenti già fatti dalle imprese, misura estesa fino al 2028. La manovra prevede anche una maggiorazione degli ammortamenti per i beni funzionali alla trasformazione digitale, che vale 240 milioni nel 2026, 800 milioni nel 2027 e 1,5 miliardi di euro nel 2028, il rifinanziamento della Nuova Sabatini per 250 e poi 450 milioni, e dei Contratti di sviluppo per 250 milioni.

Confermata la deduzione fino al 130 per cento per le assunzioni stabili di giovani, donne e percettori di ex Reddito di cittadinanza. Le imprese beneficiarie del credito d’imposta ZES unica devono mantenere la loro attività nella zona per almeno cinque anni dopo il completamento dell’investimento, pena la revoca del beneficio. L’obiettivo dichiarato è di favorire lo sviluppo economico del Sud attirando investimenti, sostenendo la competitività delle imprese, semplificando le procedure amministrative e offrendo agevolazioni fiscali e opportunità di crescita.

Settore bancario e altre misure fiscali

La manovra introduce nuove misure fiscali che interessano il settore bancario, con un prelievo aggiuntivo stimato in circa 3,9 miliardi di euro nel 2026. A incidere in modo straordinario, ma una tantum, è l’affrancamento degli extraprofitti bancari maturati nel 2023, che porterà 1,65 miliardi nel 2026. L’operazione consente alle banche di sterilizzare in via definitiva la tassa straordinaria introdotta lo scorso anno attraverso il pagamento di un’imposta sostitutiva.

Per il triennio 2026-2028 l’aliquota IRAP aumenta dal 4,65 al 6,65 per cento per banche e altri intermediari finanziari, società di gestione del risparmio e società di intermediazione mobiliare. Si aggiunge la limitazione della deducibilità degli interessi passivi, pari a 913 milioni, e l’effetto favorevole della nuova deducibilità delle perdite su crediti, che genera un beneficio di 316 milioni. Per le banche che nel 2023 avevano accantonato riserve, la manovra prevede che, se decidono di distribuire quegli utili ai soci, dovranno pagare un’imposta sostitutiva pari al 27,5 per cento.

Sul fronte del canone RAI, dopo la riduzione sperimentale a 70 euro nel 2024, l’importo per il 2026 è stato stabilito a 90 euro annui, lo stesso valore applicato nel 2025. Non sono attese variazioni, nonostante alcuni emendamenti della maggioranza avessero proposto di riproporre la cifra ridotta. Il pagamento avviene mediante addebito sulle fatture emesse dalle imprese elettriche in dieci rate mensili, da gennaio a ottobre di ogni anno. Resta confermata l’esenzione per gli over 75 con reddito familiare annuo inferiore a 8.000 euro, che devono però presentare specifica domanda all’Agenzia delle entrate entro le scadenze previste.

La manovra da 22 miliardi di euro si caratterizza dunque per un approccio che cerca di bilanciare il sostegno al potere d’acquisto di famiglie e lavoratori con la necessità di mantenere i conti pubblici sotto controllo. Le misure approvate toccano praticamente tutti gli aspetti della vita quotidiana degli italiani, dalla casa al lavoro, dalla famiglia all’istruzione, dalla sanità al fisco, delineando la strategia economica del governo per l’anno a venire in un contesto economico che resta complesso e caratterizzato da limitate risorse a disposizione. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!