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Ecco cosa rischia Alfonso Signorini se le accuse di Fabrizio Corona fossero confermate

L’analisi dei pesanti rischi legali e professionali per Alfonso Signorini a seguito delle accuse di Fabrizio Corona su un presunto sistema di favori sessuali in cambio di ruoli TV: dall’ipotesi di violenza sessuale al crollo reputazionale.

Il mondo della televisione italiana sta attraversando una delle tempeste mediatiche e giudiziarie più violente degli ultimi decenni, un terremoto che rischia di ridisegnare gli equilibri di potere all’interno dei palinsesti generalisti. Al centro del ciclone c’è Alfonso Signorini, volto simbolo del Grande Fratello e direttore editoriale di Chi, travolto dalle gravissime accuse mosse da Fabrizio Corona attraverso il suo format web Falsissimo. L’ex re dei paparazzi ha delineato quello che definisce un vero e proprio «Sistema Signorini», un meccanismo di presunto scambio che avrebbe vincolato l’accesso al successo televisivo e la partecipazione ai reality show alla concessione di favori sessuali o all’invio di materiale intimo. Sebbene al momento viga la presunzione di innocenza e la difesa del conduttore parli di «accuse balorde» e prive di fondamento, l’apertura di un fascicolo d’indagine per le ipotesi di reato di violenza sessuale ed estorsione — atto dovuto a seguito delle denunce depositate — impone un’analisi rigorosa dei rischi, sia penali che professionali, che Signorini correrebbe qualora il quadro accusatorio trovasse riscontri oggettivi nelle aule di tribunale.

Il quadro accusatorio e i rischi penali

Lo scenario dipinto da Corona, che asserisce di essere in possesso di oltre cento testimonianze e di chat inequivocabili, configura reati di estrema gravità che vanno ben oltre la semplice condotta deontologicamente scorretta. Se le indagini della Procura di Milano dovessero accertare la veridicità delle dichiarazioni secondo cui il conduttore avrebbe preteso prestazioni sessuali in cambio di un ingaggio lavorativo, la posizione di Signorini si aggraverebbe notevolmente. Il reato principale ipotizzabile, e per il quale risulterebbe già iscritto nel registro degli indagati, è quello di violenza sessuale (art. 609-bis del Codice Penale). La giurisprudenza italiana, infatti, non limita la violenza sessuale alla sola costrizione fisica, ma estende il concetto anche all’abuso di autorità o di relazioni di dipendenza: nel caso specifico, l’abuso della propria posizione di potere per indurre taluno a compiere o subire atti sessuali sotto la minaccia implicita di un danno professionale (il mancato ingresso nel cast del reality) rientrerebbe pienamente in questa fattispecie. La pena prevista dal codice oscilla tra i 6 e i 12 anni di reclusione, con possibili aggravanti legate alla continuazione del reato nel tempo, dato che Corona parla di un sistema attivo da oltre un decennio.

Accanto alla violenza sessuale, emerge l’ipotesi di estorsione (art. 629 c.p.), qualora venisse dimostrato che la vittima è stata costretta a fare o omettere qualcosa, procurando a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. In questo contesto, il «profitto» non deve essere necessariamente economico, ma può consistere in qualsiasi utilità, inclusa quella di natura sessuale, ottenuta mediante la minaccia di stroncare una carriera sul nascere. È un crinale giuridico scivoloso e complesso: la difesa, guidata dall’avvocato Domenico Aiello, punterà certamente a smontare l’elemento della costrizione, derubricando eventuali scambi di messaggi a dinamiche private e consensuali tra adulti, prive di quella «metus» (timore) che caratterizza l’estorsione o la violenza. Tuttavia, se i magistrati dovessero riscontrare un modus operandi seriale e predatorio, avvalorato dalle testimonianze di figure come il presunto «caso zero» Antonio Medugno, la linea difensiva del consenso diventerebbe ardua da sostenere.

La catastrofe professionale e l’effetto domino

Parallelamente al fronte giudiziario, esiste un piano forse ancora più immediato e distruttivo: quello professionale e reputazionale. Alfonso Signorini non è solo un conduttore, ma un pilastro editoriale del gruppo Mondadori e un volto di punta di Mediaset. La decisione di «autosospendersi» — o secondo altre letture, il congelamento preventivo attuato dall’azienda di Cologno Monzese — rappresenta il primo segnale di un edificio che sta crollando. Se le accuse fossero confermate, il rischio primario è la fine definitiva della sua carriera televisiva. In un’epoca post-MeToo, nessuna emittente, sponsor o editore potrebbe permettersi di associare il proprio brand a una figura condannata, o anche solo credibilmente accusata, di sfruttare il proprio potere per ottenere sesso da giovani aspiranti. Il danno d’immagine sarebbe irreparabile e totale, estendendosi anche al suo ruolo di direttore di Chi, giornale che vive proprio di relazioni con quel mondo dello spettacolo che oggi lo osserva con sospetto.

La vicenda rischia inoltre di innescare un effetto domino devastante per l’intera industria dei reality show in Italia. Se venisse accertato che il casting di programmi seguiti da milioni di telespettatori era inquinato da logiche di scambio sessuale, la credibilità del format Grande Fratello ne uscirebbe a pezzi, esponendo la rete a possibili cause civili da parte di concorrenti esclusi ingiustamente e a un disimpegno degli inserzionisti pubblicitari. Signorini rischierebbe quindi non solo la libertà personale, ma anche cause risarcitorie milionarie da parte della stessa Mediaset per danno all’immagine aziendale. È uno scenario che ricorda da vicino la caduta di Harvey Weinstein oltreoceano, dove il potere accumulato in anni di successi si è trasformato nel detonatore della propria distruzione.

Il rischio del boomerang per Fabrizio Corona

Non va tuttavia dimenticato che questa partita si gioca su un doppio binario. Se le accuse di Corona dovessero rivelarsi infondate, o se il materiale probatorio (chat, foto, audio) dovesse risultare manipolato o decontestualizzato, sarebbe l’ex re dei paparazzi a rischiare il carcere. In tal caso, si configurerebbero i reati di calunnia (incolpare di un reato qualcuno che si sa essere innocente) e diffamazione aggravata a mezzo stampa/web. Signorini ha già dato mandato ai suoi legali di procedere in ogni sede, e la controffensiva potrebbe portare a richieste di risarcimento tali da annientare economicamente l’accusatore. Corona, già noto alle cronache giudiziarie, si sta muovendo su un terreno minato: la sua strategia di «processo mediatico» anticipato su Falsissimo potrebbe ritorcersi contro di lui se la magistratura valutasse la divulgazione di dati sensibili e privati come un’illecita interferenza nella vita privata o come revenge porn, qualora venissero diffuse immagini esplicite senza consenso. La verità giudiziaria richiederà tempi lunghi, ma il tribunale dell’opinione pubblica ha già emesso le sue prime sentenze, lasciando sul campo macerie che difficilmente potranno essere ricostruite, indipendentemente dall’esito finale delle indagini. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!