Il 15 maggio 1891, in un’Europa sconvolta dalla Rivoluzione industriale, Papa Leone XIII pubblicava l’enciclica Rerum Novarum, un documento destinato a cambiare per sempre il rapporto tra Chiesa e società. Oggi, a 134 anni di distanza, quel testo torna prepotentemente d’attualità grazie a Papa Leone XIV, il primo pontefice nordamericano della storia, che ha scelto questo nome proprio per richiamarsi al suo predecessore e alla sua opera. Una scelta tutt’altro che casuale: come Leone XIII affrontò la questione operaia durante la prima rivoluzione industriale, così Leone XIV intende rispondere alle sfide poste dalla rivoluzione digitale e dall’intelligenza artificiale, considerate “una delle questioni più critiche che l’umanità deve affrontare”.
L’enciclica che cambiò la Chiesa: origine e contesto storico
La Rerum Novarum (in italiano “Delle cose nuove”) rappresenta la prima presa di posizione ufficiale della Chiesa cattolica sulle questioni sociali, tanto da essere considerata il documento fondativo della moderna dottrina sociale della Chiesa. Promulgata da Papa Leone XIII, al secolo Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, questo testo nacque come risposta cristiana alle drammatiche trasformazioni economiche e sociali portate dalla rivoluzione industriale.
Leone XIII fu pontefice dal 1878 al 1903, per ben 25 anni, in un periodo particolarmente delicato per la Chiesa, all’indomani del Risorgimento italiano e della fine del potere temporale dei papi. Durante il suo pontificato scrisse ben 86 encicliche, ma fu proprio la Rerum Novarum a valergli il soprannome di “Papa dei lavoratori”. Il documento apparve in un momento in cui in Europa si andavano rafforzando il movimento socialista e quello sindacale, offrendo una risposta cattolica alle questioni sociali sempre più urgenti.
Per comprendere appieno la portata innovativa dell’enciclica, è importante sottolineare che essa fu anche influenzata dalla precedente enciclica Aeterni Patris (1879), con cui Leone XIII aveva rilanciato il pensiero di San Tommaso d’Aquino. Questo ritorno alla Scolastica e al pensiero medievale fornì la base filosofica e teologica per affrontare le nuove questioni sociali con un approccio che cercava di bilanciare tradizione e innovazione.
I temi centrali della Rerum Novarum
L’enciclica di Leone XIII affronta molteplici questioni, tutte riconducibili al rapporto tra capitale e lavoro nel contesto della rivoluzione industriale. Il documento prende posizione su diversi fronti, cercando una via alternativa sia al capitalismo liberista sia al socialismo emergente.
Uno dei punti centrali è la difesa della proprietà privata, considerata un diritto naturale dell’uomo. Leone XIII si oppone fermamente alla visione socialista che individuava nella proprietà privata l’origine di tutti i mali sociali. Tuttavia, pur difendendo questo principio, l’enciclica ne condanna gli abusi, soprattutto quando esercitati a discapito dei più deboli.
Parallela alla difesa della proprietà privata è la condanna della lotta di classe promossa dal marxismo. La Rerum Novarum rigetta l’idea che il conflitto sociale sia inevitabile e propone invece un modello di concordia tra le classi fondato sulla solidarietà cristiana. L’enciclica sostiene che è impossibile eliminare le disuguaglianze sociali, ma che queste possono essere mitigate attraverso l’osservanza dei reciproci doveri tra lavoratori e datori di lavoro.
Di straordinaria modernità è il riconoscimento dei diritti fondamentali dei lavoratori. Leone XIII afferma che agli operai è dovuto un salario giusto ed equo, contesta la concezione puramente economica del lavoro e difende la dignità umana dei lavoratori. “Se con il lavoro eccessivo o non conveniente al sesso e all’età, si reca danno alla sanità dei lavoratori, in questi casi si deve adoperare, entro i debiti confini, la forza e l’autorità delle leggi”, scriveva il pontefice, anticipando temi che sarebbero diventati centrali nella legislazione sociale del XX secolo.
Significativo è anche il riconoscimento del diritto di associazione degli operai, con l’incoraggiamento a fondare società ispirate dalla dottrina sociale della Chiesa. Leone XIII sostiene che lo Stato debba intervenire a tutela dei più deboli, contestando l’assenteismo tipico dello Stato liberale dell’epoca. “Nel tutelare le ragioni dei privati, si deve avere un riguardo speciale ai deboli e ai poveri. Il ceto dei ricchi, forte per se stesso, abbisogna meno della pubblica difesa; le misere plebi, che mancano di sostegno proprio, hanno speciale necessità di trovarlo nel patrocinio dello Stato”.
L’impatto storico della Rerum Novarum fu enorme: a essa si richiamò il movimento cattolico per le riforme sociali, che politicamente si organizzò nei vari partiti di Democrazia cristiana. L’enciclica divenne un punto di riferimento per tutto il pensiero sociale cattolico del XX secolo, tanto che i successivi pontefici commemorarono i suoi anniversari con nuove encicliche: la Quadragesimo anno di Pio XI nel 1931, la Mater et magistra di Giovanni XXIII nel 1961 e la Centesimus annus di Giovanni Paolo II nel 1991.
Dalla Rivoluzione industriale all’Intelligenza Artificiale: la visione di Leone XIV
Il 10 maggio 2025, nel suo primo discorso ufficiale al Collegio dei Cardinali, Papa Robert Francis Prevost ha spiegato le ragioni della scelta del nome Leone XIV: “Principalmente perché il Papa Leone XIII con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”.
Il parallelismo è chiaro e significativo: come Leone XIII dovette affrontare le conseguenze sociali ed economiche del capitalismo emergente durante la prima rivoluzione industriale, così Leone XIV si trova davanti alla necessità di guidare la Chiesa e la società nell’affrontare le sfide etiche e sociali dell’era dominata dalla tecnologia digitale e dall’automazione. L’intelligenza artificiale viene descritta dal nuovo pontefice come “una svolta epocale, paragonabile per impatto e rapidità ai cambiamenti della fine dell’Ottocento”.
Secondo Leone XIV, l’AI pone profondi interrogativi sull’essenza dell’uomo, sulla verità e sulle nuove forme di utilizzo lavorativo. Come la rivoluzione industriale trasformò radicalmente il mondo del lavoro, creando nuove classi sociali e nuove forme di sfruttamento, così l’intelligenza artificiale potrebbe avere un impatto sul mercato del lavoro addirittura superiore, con il rischio di aumentare le disuguaglianze tra Paesi e classi sociali.
In questo contesto, si parla già di una possibile nuova enciclica, scherzosamente denominata da alcuni osservatori “Rerum Artificialium”, che potrebbe rappresentare la risposta pastorale e dottrinale alla nuova rivoluzione digitale. Tale documento si configurerebbe come un’interpretazione delle sfide etiche e sociali dell’epoca dominata dalla tecnologia digitale, analogamente a quanto fece la Rerum Novarum per l’epoca industriale.
Leone XIV sembra voler proporre un “umanesimo dell’intelligenza artificiale”, in cui la tecnologia sia subordinata alla dignità umana: l’AI come strumento e non come fine, utile solo se promuove la crescita integrale dell’uomo. Nel suo approccio, il nuovo pontefice attinge alla tradizione agostiniana, richiamandosi al principio “credo ut intelligam” (credo per comprendere), che permette alla Chiesa di non assumere un atteggiamento apocalittico o di rifiuto verso l’AI, ma di valutarne con discernimento potenzialità e rischi.
Conclusione: una nuova dottrina sociale per l’era digitale
Il 15 maggio 2025 ricorrerà il 134° anniversario della pubblicazione della Rerum Novarum, una coincidenza temporale che potrebbe essere significativa per il pontificato appena iniziato di Leone XIV. Come Leone XIII rispose alle sfide della prima rivoluzione industriale con un documento che segnò un punto di svolta nel rapporto tra Chiesa e società, così il nuovo pontefice sembra determinato a offrire una guida etica e spirituale nell’era dell’intelligenza artificiale.
La scelta del nome Leone XIV rappresenta non solo un omaggio al passato, ma soprattutto un programma per il futuro: ripensare la dottrina sociale della Chiesa alla luce delle nuove sfide poste dalla rivoluzione digitale, con un’attenzione particolare alla difesa della dignità umana, della giustizia sociale e del lavoro. In questo senso, il richiamo alla Rerum Novarum non è un semplice riferimento storico, ma una chiave interpretativa per comprendere l’orientamento del nuovo pontificato.
Il messaggio che emerge è chiaro: come 134 anni fa la Chiesa non poteva restare estranea alle questioni economiche e sociali del proprio tempo, così oggi non può ignorare i profondi cambiamenti portati dall’intelligenza artificiale e dalla tecnologia digitale. “L’economia, la giustizia, il capitale, il lavoro, la pace, le imprese non sono estranee al pensiero e al magistero della chiesa”, ricorda un esperto citando il valore attuale della Rerum Novarum, “sono cose che riguardano il cuore dell’annuncio della buona novella del vangelo nel mondo”.
La sfida che attende Leone XIV è immensa, ma il richiamo a Leone XIII e alla sua opera più importante dimostra la volontà di affrontarla con lo stesso coraggio e la stessa apertura al dialogo con il mondo contemporaneo. Resta da vedere se e quando verrà pubblicata una nuova enciclica dedicata all’intelligenza artificiale, ma è già chiaro che questo tema sarà centrale nel magistero del nuovo pontefice, chiamato a guidare la Chiesa in un’epoca di trasformazioni non meno radicali di quelle affrontate dal suo illustre predecessore.