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Clima, Corrente del Golfo verso il collasso! Gli Scienziati: “l’Europa rischia un’era glaciale”

Il sistema AMOC si sta indebolendo: la Corrente del Golfo perde forza e l’Europa rischia un gelo epocale entro pochi decenni.

Il sistema di circolazione termoalina dell’Oceano Atlantico, noto con l’acronimo AMOC (Atlantic Meridional Overturning Circulation), si sta indebolendo a un ritmo che preoccupa sempre più la comunità scientifica. Studi recenti, rilanciati da testate autorevoli come New York Post, Reuters e Live Science, indicano che il rischio di un collasso parziale o totale della Corrente del Golfo – componente centrale dell’AMOC – non è più un’ipotesi remota, ma una possibilità concreta nel corso di questo secolo. Le implicazioni per il clima europeo sarebbero profondamente destabilizzanti: non un riscaldamento generalizzato, come suggerisce la narrativa dominante, ma un raffreddamento severo, prolungato e localizzato in particolare sulle regioni settentrionali e nord-occidentali del continente.

Il cuore della preoccupazione è lo studio pubblicato su Communications Earth & Environment (Nature Portfolio), condotto da un team della Chinese Academy of Sciences e dell’Università della California a San Diego. L’indagine identifica un’anomalia termica crescente a profondità comprese tra 1000 e 2000 metri nell’Atlantico tropicale. Questo riscaldamento profondo – anomalo rispetto alla dinamica termica convenzionale – è stato interpretato come un segnale distintivo dell’indebolimento progressivo dell’AMOC. Lo studio suggerisce che questo declino non sia solo in atto, ma che stia procedendo a una velocità sottostimata dai modelli climatici standard, in parte a causa dell’insufficiente rappresentazione dell’apporto di acqua dolce derivante dalla fusione accelerata della calotta glaciale groenlandese.

Il rallentamento della circolazione termoalina comporta una riduzione significativa del trasporto di calore dai tropici verso le alte latitudini dell’Atlantico settentrionale. In termini pratici, ciò si traduce in un minor apporto termico verso l’Europa nord-occidentale, con potenziali anomalie termiche invernali negative di diversi gradi Celsius, in particolare su Regno Unito, Irlanda, Scandinavia e regioni costiere del Mare del Nord. I modelli ad alta risoluzione concordano nell’indicare un aumento nella frequenza e nell’intensità di eventi di gelo, nevicate abbondanti anche a quote basse e un’intensificazione delle tempeste invernali extratropicali.

La situazione è talmente grave che l’Islanda ha classificato il potenziale collasso dell’AMOC come una minaccia esistenziale per la sicurezza nazionale. Secondo Live Science, uno studio indipendente ha proiettato la possibilità di un indebolimento critico dell’AMOC già entro il 2055, con incertezze che però ricadono interamente all’interno dell’arco temporale della vita delle attuali generazioni. Altri studi, più cauti, ritardano l’orizzonte temporale del collasso verso la fine del secolo, ma il consenso generale è chiaro: la traiettoria dell’AMOC è discendente, e il tempo per intervenire si sta riducendo.

Contrariamente a quanto si possa pensare, un’Europa raffreddata non rappresenterebbe un’attenuazione degli effetti della crisi climatica, bensì un loro paradossale aggravamento. Un’AMOC instabile comporterebbe una maggiore variabilità atmosferica, uno spostamento della corrente a getto polare, e dunque un’alternanza irregolare di periodi di freddo estremo e fasi miti, con effetti devastanti sull’agricoltura, le infrastrutture, la gestione dell’acqua e la sicurezza energetica.

L’Italia, pur non essendo direttamente esposta al massimo impatto del raffreddamento, vivrebbe comunque effetti secondari rilevanti. La destabilizzazione delle correnti atmosferiche porterebbe a un incremento delle ondate di freddo anche nella penisola, mentre il Mediterraneo – già in forte surriscaldamento, con un’anomalia media superiore a +1,5 °C rispetto all’era preindustriale – diverrebbe una zona climatica ad altissima instabilità. Si prevede una recrudescenza dei fenomeni meteorologici estremi, dalla siccità severa ai cicloni mediterranei, con impatti pesanti sull’agricoltura e sulla gestione delle risorse idriche.

È fondamentale comprendere che l’AMOC non è un sistema facilmente reversibile. Una volta superata una soglia critica (tipping point), il collasso può innescare una serie di retroazioni positive che rendono il ritorno allo stato precedente estremamente improbabile. La scienza del clima ha già identificato in passato vari “punti di non ritorno” in sistemi complessi: l’AMOC è uno dei più importanti e temuti.

Il riferimento cinematografico a The Day After Tomorrow, per quanto iperbolico nei tempi e nei meccanismi, si dimostra quindi una metafora scientificamente fondata. Non assisteremo a un congelamento in pochi giorni, ma a un’evoluzione lenta, inesorabile, che può stravolgere l’equilibrio termico del nostro continente e ridefinire le condizioni di vita in vaste regioni d’Europa. La nostra finestra di opportunità per mitigare questo scenario si misura in decenni, non in secoli. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!