Delitto di Garlasco, il legale di Sempio: “Stasi non è mai entrato in quella casa”

L’avvocato Massimo Lovati sostiene che Alberto Stasi non ha mai messo piede nella villetta dove fu uccisa Chiara Poggi, teorizzando che sia una pedina di un’organizzazione criminale costretta a mentire per proteggere i veri responsabili del delitto.
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Una teoria difensiva che ribalta completamente la ricostruzione consolidata del delitto di Garlasco emerge dalle dichiarazioni dell’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, il nuovo indagato nell’inchiesta per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007. Secondo il penalista di 73 anni, con cinquanta anni di esperienza professionale, Alberto Stasi, condannato definitivamente a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata, non solo sarebbe innocente ma non avrebbe mai messo piede nella villetta di via Pascoli dove fu trovato il corpo senza vita della ventiseienne.

Le dichiarazioni rilasciate nel corso della trasmissione ‘Diario del Giorno’ su Rete 4 hanno suscitato scalpore nel panorama mediatico e giudiziario. Lovati, che insieme alla collega Angela Taccia rappresenta Sempio nelle nuove indagini della Procura di Pavia, ha delineato uno scenario alternativo che vede Stasi come vittima di un’organizzazione criminale piuttosto che come autore materiale del delitto. La ricostruzione proposta dal legale configura il giovane ex studente della Bocconi come ‘una pedina’ costretta con minacce a sostenere versioni false per coprire i veri responsabili dell’omicidio.

Secondo la teoria difensiva elaborata da Lovati, la confessione e i racconti forniti da Stasi durante le indagini sarebbero stati il frutto di pressioni esterne esercitate da soggetti legati a un’organizzazione criminale coinvolta in ‘reati sessuali e pedofilia’. Il penalista ha espresso la convinzione che Stasi abbia accettato di subire una condanna a 16 anni di reclusione per evitare conseguenze ancora più gravi, arrivando a dichiarare che ‘è meglio che finire sottoterra anche lui, come la sua fidanzata’. Questa ricostruzione alternativa colloca il vero movente dell’omicidio in ambiti oscuri, lontani dalla dinamica passionale inizialmente ipotizzata dagli inquirenti.

Le indagini che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio si basano principalmente su nuove analisi del DNA rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi. Il materiale genetico, già analizzato tra il 2016 e il 2017 ma allora ritenuto ‘troppo rovinato’ per essere utilizzabile, è stato rivalutato grazie ai progressi delle tecnologie forensi. Il genetista Pasquale Linarello, che per primo aveva confrontato la traccia genetica con quella di Sempio nel 2016, ha confermato la validità delle nuove analisi che hanno portato alla riapertura del caso.

Al centro delle nuove indagini si trova l’impronta digitale numero 33, repertata sul muro delle scale vicino al punto dove fu rinvenuto il corpo di Chiara e attribuita dagli esperti della Procura a Sempio. I consulenti della difesa di Stasi ritengono che da questa traccia sia possibile estrarre materiale biologico per verificare l’eventuale presenza di sangue della vittima. La ninidrina utilizzata nel 2007 per il trattamento dell’impronta aveva dato una colorazione particolare a causa della rilevazione di amminoacidi presenti nel sudore e nel sangue, ma le analisi dell’epoca non avevano prodotto risultati conclusivi.

La strategia difensiva di Lovati presenta però alcuni aspetti controversi che hanno attirato l’attenzione di magistrati e commentatori. Il legale ha infatti dichiarato pubblicamente di non essere interessato alle versioni fornite dal proprio assistito, affermando di ‘evitare di sentirlo’ e sostenendo che ‘non mi interessa quello che dice Sempio’. Questa posizione, espressa in diverse trasmissioni televisive, ha suscitato perplessità anche tra i conduttori che hanno intervistato l’avvocato, in particolare Federica Panicucci che ha sottolineato l’apparente contraddizione tra il ruolo di difensore e il disinteresse verso le dichiarazioni dell’assistito.

Le teorie proposte da Lovati hanno trovato spazio anche nel dibattito televisivo di ‘Quarta Repubblica’, dove il legale ha denunciato ‘grandi errori’ nelle prime indagini del 2007, sostenendo che non fu mai verificato adeguatamente il racconto di Stasi. Secondo il penalista, le forze dell’ordine non chiesero mai al giovane di dimostrare concretamente come avesse fatto a entrare nella proprietà dei Poggi, dove avesse suonato o da dove fosse entrato. L’ex magistrata Simonetta Matone ha però criticato duramente queste affermazioni, definendole ‘incredibili’ e chiedendosi quale fosse l’effettiva strategia difensiva per Sempio.

Le nuove indagini condotte dalla Procura di Pavia si concentrano anche su altri elementi emersi dalle perquisizioni effettuate nell’abitazione di Sempio e dei suoi familiari. Durante i controlli sono stati sequestrati alcuni diari in cui il 37enne aveva annotato propositi personali come ‘guardare meno il cellulare’ e ‘bere almeno due litri d’acqua al giorno’. Un elemento particolare emerso dalle indagini riguarda un corso di comunicazione e media con indirizzo giornalistico che Sempio aveva frequentato a Pavia nel 2013, durante il quale una docente aveva assegnato un tema proprio sul delitto di Chiara Poggi.

L’incidente probatorio previsto per il prossimo 17 giugno rappresenterà un momento cruciale per le indagini. Gli esami si concentreranno sull’impronta digitale numero 10, repertata sulla parte interna della porta di casa Poggi, per stabilire se vi siano tracce ematiche riconducibili a Chiara e verificare l’eventuale presenza di ulteriori profili genetici maschili. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano potrebbero ripetere la Bloodstain Pattern Analysis per ricostruire con maggiore precisione la dinamica del delitto.

L’Ordine degli Avvocati di Milano ha richiamato il team difensivo di Sempio, composto da Lovati e Taccia, invitandoli ad ‘assumere un comportamento riservato, sobrio e misurato a tutela del decoro e della dignità dell’avvocatura’. Il richiamo fa riferimento in particolare a un post pubblicato su Instagram dall’avvocata Taccia con le frasi ‘Guerra dura senza paura’ e ‘CPP we love you’, apparso il giorno in cui Sempio non si era presentato per l’interrogatorio in Procura a Pavia. La vicenda si inserisce in un contesto mediatico particolarmente acceso, con il caso Garlasco che torna a occupare le prime pagine dopo quasi diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi.