Delitto Garlasco, il mistero della telefonata fantasma di Stefania Cappa a Chiara Poggi

Le indagini sul delitto di Garlasco si concentrano sulla discrepanza tra le dichiarazioni di Stefania Cappa, che sostiene di aver telefonato alla cugina Chiara il giorno prima del delitto, e l’assenza di riscontri nei tabulati telefonici dell’epoca.

Nella complessa e intricata vicenda del delitto di Garlasco, che continua a generare interrogativi a diciotto anni dalla morte di Chiara Poggi, emerge un nuovo elemento di particolare rilevanza investigativa rappresentato dalla discrepanza tra le dichiarazioni testimoniali e i riscontri oggettivi dei tabulati telefonici. Stefania Cappa, una delle gemelle e cugina della vittima, ha infatti sostenuto in più occasioni di aver effettuato una telefonata alla cugina nella giornata di domenica 12 agosto 2007, appena ventiquattro ore prima dell’omicidio che sconvolse il piccolo centro pavese. Tuttavia, questa comunicazione telefonica non trova alcun riscontro nell’analisi dei tabulati dell’epoca, configurando quello che gli inquirenti hanno definito il caso della “telefonata fantasma”.

La questione assume particolare significato nell’ambito della nuova inchiesta che la Procura di Pavia ha avviato, concentrando l’attenzione su Andrea Sempio, trentasettenne amico del fratello della vittima, ora indagato per omicidio in concorso insieme ad Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per il delitto. Stefania Cappa ha ribadito la sua versione in ben tre verbali differenti, fornendo dettagli specifici sulla presunta conversazione telefonica con la cugina, dichiarando agli investigatori che “domenica verso le 12 ci siamo sentite telefonicamente e ci siamo promesse di vederci il giorno successivo alle 16”. La giovane ha inoltre precisato di non aver notato “nulla di strano” nell’atteggiamento di Chiara durante quella che sarebbe stata la loro ultima conversazione telefonica.

L’incongruenza tra testimonianza e riscontri tecnici diventa ancora più evidente quando si considera che gli inquirenti, nei giorni immediatamente successivi al delitto, procedettero al sequestro e all’analisi dei tabulati telefonici dei genitori di Chiara Poggi, ma non di quelli del fratello Marco, elemento che oggi assume nuova rilevanza considerando che Sempio era proprio un amico stretto del giovane. La mancanza di questa documentazione telefonica rappresenta una lacuna investigativa che gli inquirenti stanno ora cercando di colmare attraverso nuovi accertamenti e acquisizioni di prove. Due giorni dopo il delitto, quando Stefania Cappa venne nuovamente sentita dai carabinieri di Vigevano, la giovane fornì ulteriori precisazioni sulla presunta telefonata, dichiarando che “ricordo di averla chiamata dal mio telefono di casa al suo telefono di casa durante la mattinata del 12 agosto ma non ricordo esattamente l’ora”, specificando che si trattava “verosimilmente della tarda mattinata”.

Il quadro investigativo si complica ulteriormente quando si considerano le rivelazioni emerse riguardo al traffico telefonico della mattina del 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi venne uccisa nella villetta di famiglia in via Pascoli. Tra le 9.58 e le 12.18 di quella tragica mattina, risultano infatti sei contatti telefonici registrati sui tabulati tra Andrea Sempio e due amici della comitiva di Marco Poggi, Roberto Freddi e Mattia Capra. Questi contatti, che includono chiamate e messaggi, non erano stati menzionati nei verbali delle testimonianze rilasciate all’epoca dai ragazzi, tutti poco più che maggiorenni al momento del delitto, e rappresentano oggi oggetto di nuovi approfondimenti investigativi con audizioni già iniziate nelle scorse settimane.

Particolarmente significativo risulta il fatto che l’analisi dei tabulati di Capra e Freddi dimostrerebbe che entrambi, pur non essendo indagati, da poco prima delle 10 del mattino non erano più a Garlasco, con Capra che sarebbe rientrato solo dopo le 12.12 e Freddi intorno alle 11.10, mentre nelle loro dichiarazioni avevano affermato di essere rimasti sempre in paese. Questo elemento costituisce un ulteriore aspetto ora al vaglio degli inquirenti, che stanno verificando le discrepanze tra le versioni fornite e i movimenti effettivi registrati dai dispositivi telefonici. Nel frattempo, la Procura di Pavia ha anche aperto un fascicolo per minacce gravi dopo la denuncia di Angela Taccia, legale di Andrea Sempio, destinataria di email intimidatorie con contenuti particolarmente inquietanti.

La figura di Stefania Cappa torna al centro dell’attenzione anche per altre dichiarazioni che sono emerse nel corso delle indagini. Una testimone, amica della giovane all’epoca del delitto, ha riferito agli inquirenti che Stefania le avrebbe confidato di non provare simpatia per la cugina, ma piuttosto “invidia e rancore”, aggiungendo che Chiara “le stava antipatica” e che era “tutto tranne che bella e buona”. Queste rivelazioni gettano una luce diversa sui rapporti familiari e potrebbero fornire elementi utili per comprendere le dinamiche che precedettero il delitto. La testimone ha inoltre ricordato una frase particolare che la colpì all’epoca: “mi devono vedere che vado al cimitero”, pronunciata da Stefania in riferimento alla cugina.

Il contesto familiare delle gemelle Cappa presenta aspetti di particolare interesse per gli investigatori. Stefania e Paola sono figlie di Ermanno Cappa, avvocato di fama che all’epoca ricopriva il ruolo di direttore degli affari legali-societari della Banca Regionale Europea, e di Rosa Maria Assunta, sorella del padre di Chiara. Secondo alcune testimonianze, la madre delle gemelle nutriva “il forte desiderio che le figlie diventassero famose, che andassero in televisione”. I rapporti tra le due famiglie erano descritti come “normali”, caratterizzati da incontri durante le festività e momenti di solidarietà familiare, come durante il ricovero ospedaliero di Paola.

Tuttavia, emergono elementi che suggeriscono una trasformazione nei rapporti tra le cugine nei mesi precedenti il delitto. Stefania Cappa ha dichiarato che fino a maggio 2007 lei e Chiara si vedevano raramente, solo in occasione delle festività tradizionali, ma che successivamente avevano iniziato a sentirsi con maggiore frequenza, “quasi ogni settimana”. Questo cambiamento sarebbe stato motivato dalla richiesta di Stefania di ricevere aiuto negli studi di legge da Marco Panzarasa, figlio dell’ex sindaco di Garlasco e amico di Chiara, che era prossimo alla laurea in Giurisprudenza. La giovane ha inoltre affermato che nell’ultimo mese prima del delitto si vedevano “quasi tutti i giorni” e che, essendo stata lasciata dal fidanzato, aveva bisogno di confidarsi con qualcuno che la capisse.

La questione della telefonata fantasma si inserisce in un quadro investigativo che vede anche altri elementi di particolare interesse, come il caso degli oggetti metallici recuperati nella roggia di Tromello, che hanno riportato l’attenzione mediatica sulle gemelle Cappa. Entrambe le sorelle sono state inserite nella lista di coloro che dovranno fornire il DNA per l’incidente probatorio, procedura che dovrebbe iniziare nelle prossime settimane e che potrebbe fornire elementi decisivi per fare chiarezza su uno dei casi di cronaca nera più dibattuti degli ultimi decenni. L’analisi di questi nuovi elementi, insieme alla rilettura di prove e testimonianze già acquisite, potrebbe finalmente portare alla verità su quanto accadde nella villetta di via Pascoli in quella tragica mattina di agosto del 2007.