Sciopero Poste Italiane 3 giugno 2025: servizi a rischio, orari e modalità della protesta nazionale

Sciopero nazionale di Poste Italiane per l’intero turno del 3 giugno 2025: sindacati protestano contro precarizzazione e rottura relazioni sindacali, a rischio pensioni e servizi postali.
Credit © Poste Italiane

I lavoratori di Poste Italiane hanno incrociato le braccia oggi, martedì 3 giugno 2025, aderendo allo sciopero nazionale proclamato dai sindacati SLC CGIL e UIL Poste per l’intero turno di lavoro. La mobilitazione, che coinvolge tutto il personale dell’azienda, nasce dalla rottura delle relazioni sindacali, dall’esclusione dai tavoli di confronto e dalla crescente precarizzazione del lavoro nel gruppo postale

Lo sciopero interessa tutte le prestazioni ordinarie per l’intero turno di lavoro del 3 giugno, mentre per le prestazioni straordinarie, supplementari e aggiuntive la protesta si protrarrà fino al 2 luglio 2025. Durante la mobilitazione vengono comunque garantiti i servizi minimi previsti dalla normativa vigente, in particolare dalla legge 146/1990 che disciplina gli scioperi nei servizi pubblici essenziali. I servizi indispensabili comprendono l’accettazione delle raccomandate e delle assicurate, limitatamente alla fase di accettazione senza l’inoltro degli oggetti, i pagamenti dei ratei di pensione in calendario con possibili slittamenti, l’accettazione e trasmissione di telegrammi e telefax, oltre ai servizi di sorveglianza per la sicurezza delle persone e la salvaguardia degli impianti.

La protesta assume particolare rilevanza poiché coincide con il primo giorno di erogazione delle pensioni del mese di giugno, tradizionalmente programmate per il primo lunedì del mese che, cadendo festivo il 2 giugno, sono state spostate al 3 giugno. I pensionati che si recano abitualmente agli uffici postali per il ritiro dell’assegno potrebbero quindi trovarsi di fronte a sportelli chiusi o servizi ridotti, con la conseguente necessità di posticipare il ritiro al giorno successivo. Le erogazioni avvengono normalmente in ordine alfabetico e riguardano pensioni di reversibilità, vecchiaia, indennità di accompagnamento, pensioni di invalidità civile e misure similari.

Il presidio principale della protesta si è concentrato a Milano, dove dalle 10 alle 14 si è tenuto un presidio interregionale in piazza Affari, con la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori di Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Lombardia. Nel territorio bergamasco lo sciopero ha coinvolto circa 1.300 dipendenti distribuiti in 242 uffici postali e 14 centri di recapito, mentre in Valle d’Aosta i sindacati hanno segnalato le condizioni fatiscenti del Centro di Aosta situato a Saint-Christophe. La mobilitazione ha interessato tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione alle problematiche degli uffici situati nelle periferie del paese che rischiano la chiusura.

Le motivazioni dello sciopero affondano le radici in una serie di dati economici che i sindacati definiscono allarmanti. Gli utili netti dell’azienda sono più che triplicati negli ultimi otto anni, passando da 620 milioni nel 2016 a 2 miliardi nel 2024, di cui 1,4 miliardi sono stati distribuiti agli azionisti a fronte di salari sostanzialmente fermi per i lavoratori. Contestualmente, l’organico stabile è calato da 132.525 a 109.510 persone, mentre i precari sono più che raddoppiati, arrivando a oltre 10.000 unità. Il costo medio per dipendente è cresciuto di appena lo 0,65% in otto anni, un dato che i sindacati considerano insufficiente rispetto all’aumento dei profitti aziendali.

Particolare preoccupazione desta il tema della sicurezza sul lavoro, con i sindacati che denunciano come nel solo 2024 si siano verificati 5.954 infortuni con tre decessi, mentre dal 2017 i morti sul lavoro nel gruppo sono stati 68. La carenza strutturale di personale negli uffici crea condizioni di stress sia per chi lavora sia per l’utenza, mentre nel recapito la situazione è diventata ancora più difficile con un aumento dei carichi dovuto alla riduzione delle zone di distribuzione. I lavoratori della Valle d’Aosta lamentano inoltre una scarsa sicurezza e mancanza di dotazioni e vestiario adeguato.

I sindacati SLC CGIL e UIL Poste chiedono il ripristino del confronto sindacale e il rispetto del pluralismo, lo stop ai tagli del personale e alle chiusure degli uffici postali nei territori più fragili, maggiori investimenti in salute, sicurezza e stabilizzazioni, oltre al rilancio del ruolo pubblico di Poste Italiane contro ogni logica di privatizzazione. Vera Buonomo, segretaria confederale della UIL, ha dichiarato che Poste non è un’azienda privata ma un’infrastruttura pubblica che eroga servizi essenziali a milioni di cittadini, rivendicando il diritto al dissenso e chiedendo relazioni sindacali fondate sulla partecipazione reale.

Una delle questioni centrali della protesta riguarda la cessione delle quote azionarie di Poste Italiane detenute dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che i sindacati definiscono una svendita in piena regola che riduce l’influenza dello Stato in quella che considerano una delle sue aziende gioiello. I segretari generali di CGIL e UIL, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, hanno espresso preoccupazione per il fatto che Poste Italiane, azienda a controllo pubblico che ambisce a svolgere un ruolo centrale nello sviluppo economico e sociale del Paese, silenzi il dissenso e cerchi la scorciatoia degli accordi separati per massimizzare i profitti senza dare risposte alle istanze dei lavoratori.

L’impatto dello sciopero si è esteso oltre i servizi tradizionali postali, coinvolgendo potenzialmente anche i servizi bancari e finanziari erogati da Poste Italiane, con possibili rallentamenti nell’elaborazione delle pratiche e nella consulenza clienti. I cittadini e le imprese sono stati invitati ad anticipare i pagamenti e le spedizioni urgenti, utilizzando metodi alternativi di pagamento come bonifici bancari o corrispettivi elettronici per evitare disagi legati ai disservizi postali. Le attività di spedizione e consegna di lettere e pacchi potrebbero subire rallentamenti, con conseguenti disagi nella ricezione di documenti ufficiali, contratti e comunicazioni urgenti.

La mobilitazione del 3 giugno rappresenta la culminazione di mesi di tensioni tra sindacati e dirigenza aziendale, iniziate con l’estromissione delle organizzazioni sindacali SLC CGIL e UIL Poste da ogni tavolo di trattativa e la decisione dell’azienda di procedere, insieme ad altre sigle, a tre importanti riorganizzazioni aziendali che avranno ricadute significative sul lavoro e sulla qualità del servizio. I sindacati hanno tentato di riaprire i tavoli di trattativa senza successo, trovandosi costretti a dichiarare lo sciopero dell’intero gruppo per rivendicare diritti e salario per le lavoratrici e i lavoratori.