Una fossa comune nei pressi di Raqqa, in territorio siriano, potrebbe custodire i resti di Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano scomparso nel luglio 2013 durante una missione umanitaria nella città che all’epoca costituiva il cuore pulsante del sedicente Stato Islamico. Il cadavere di un uomo vestito in abiti religiosi è stato rinvenuto in una sepoltura di massa nella zona, alimentando la speranza che dopo oltre undici anni di silenzio si possa finalmente fare luce sulla sorte del religioso italiano.
La notizia, diffusa in esclusiva dal settimanale Oggi, trova la sua origine nelle dichiarazioni del vescovo di Qamishlie, nel nord della Siria, e ha ricevuto una prima conferma dal nunzio apostolico a Damasco, cardinale Mario Zenari. L’ambasciatore della Santa Sede ha precisato di essere stato informato della scoperta nella serata precedente, pur sottolineando come le indicazioni sulla località del ritrovamento e sull’identificazione del religioso rimangano ancora imprecise e necessitino di ulteriori verifiche.
Il cardinale Zenari ha confermato di aver immediatamente contattato i gesuiti presenti sul territorio siriano per ottenere riscontri più dettagliati, ma al momento attuale non è stato possibile avere conferme definitive sulla reale identità del cadavere rinvenuto. La prudenza dimostrata dalle autorità ecclesiastiche appare comprensibile, considerando la delicatezza della situazione e la necessità di procedere con accertamenti forensi accurati prima di formulare qualsiasi dichiarazione ufficiale.
Padre Paolo Dall’Oglio era scomparso il 29 luglio 2013 durante una delle sue ultime missioni in territorio siriano, specificamente nella città di Raqqa, che in quel periodo storico rappresentava la capitale de facto del Califfato proclamato dallo Stato Islamico. Il gesuita si era recato nella zona con l’obiettivo di mediare per la liberazione di alcuni ostaggi, continuando così la sua lunga tradizione di impegno nel dialogo interreligioso e nella risoluzione pacifica dei conflitti. La sua scomparsa aveva destato immediate preoccupazioni, dato il controllo ferreo che i miliziani jihadisti esercitavano sul territorio e la loro nota ostilità verso gli occidentali e i rappresentanti del clero cristiano.
Il religioso romano, nato il 17 novembre 1954, aveva dedicato la sua esistenza alla costruzione di ponti tra il mondo cristiano e quello islamico, diventando una figura di riferimento internazionale per il dialogo interconfessionale. Ordinato sacerdote nel rito siriaco cattolico nel 1984, aveva scoperto nel 1982 i ruderi del monastero cattolico siriaco Mar Musa, costruito nell’XI secolo, dedicando successivamente la sua vita alla ricostruzione di quella che sarebbe diventata una comunità spirituale ecumenica denominata al-Khalil. Il monastero, situato nel deserto a nord di Damasco, era diventato sotto la sua guida un centro di eccellenza per il dialogo islamico-cristiano, accogliendo fedeli di diverse confessioni religiose.
La posizione critica assunta da Dall’Oglio nei confronti del regime di Bashar al-Assad durante la cosiddetta Primavera Araba gli aveva procurato l’ostilità delle autorità siriane, che lo avevano espulso dal paese nel giugno 2012. Tuttavia, il gesuita aveva fatto ritorno in Siria nel febbraio 2013, attraversando il confine dal Kurdistan iracheno, per quello che aveva definito un “pellegrinaggio del dolore e della testimonianza”. La sua determinazione nel voler contribuire alla pacificazione del conflitto siriano lo aveva portato a sfidare i rischi evidenti connessi al suo rientro in un territorio dilaniato dalla guerra civile.
La famiglia Dall’Oglio ha mantenuto viva per oltre un decennio la speranza di ottenere risposte concrete sulla sorte del religioso, criticando ripetutamente la mancanza di trasparenza da parte delle istituzioni italiane e la scarsità di informazioni ufficiali fornite dalla Farnesina. I congiunti hanno più volte denunciato l’assenza di un’inchiesta approfondita e coordinata, nonostante la liberazione di Raqqa dal controllo dello Stato Islamico avesse teoricamente reso possibili indagini più approfondite nella zona. La procura di Roma aveva archiviato l’inchiesta sul sequestro e la sparizione del religioso, decisione che aveva incontrato la ferma opposizione dei familiari.
Il territorio di Raqqa e le aree circostanti si sono rivelate nel corso degli anni un vero e proprio cimitero a cielo aperto, con il rinvenimento sistematico di fosse comuni contenenti i resti delle vittime del regime di terrore instaurato dallo Stato Islamico. Secondo le stime dell’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, negli ultimi anni sono riemerse da sepolture di massa nella zona almeno seimila persone uccise durante l’avvento dell’organizzazione terroristica. Le gole di al-Hota, un tempo considerate un sito naturale di grande bellezza, erano state trasformate dai miliziani in una vera e propria “discarica” per i cadaveri delle loro vittime.
La scoperta di questo nuovo cadavere in abiti religiosi riaccende inevitabilmente le speranze dei familiari di Dall’Oglio e dell’intera comunità internazionale che ha seguito con apprensione la sua vicenda. Tuttavia, la necessità di procedere con verifiche scientifiche accurate impone prudenza nell’interpretazione di questa notizia. L’identificazione definitiva richiederà presumibilmente analisi forensi approfondite, considerando le condizioni di conservazione del corpo e il tempo trascorso dalla scomparsa del religioso. Nel frattempo, la Santa Sede e l’ordine dei gesuiti mantengono un atteggiamento di cauta attesa, preparandosi a fornire tutto il supporto necessario per le verifiche in corso.
Questa possibile svolta nel caso Dall’Oglio rappresenterebbe la conclusione di una delle vicende più dolorose e misteriose legate al conflitto siriano, restituendo finalmente una risposta alle tante domande rimaste inevase per oltre un decennio. La figura del gesuita romano rimane un simbolo del coraggio e della dedizione di coloro che hanno sacrificato la propria sicurezza personale nel tentativo di costruire ponti di pace in uno dei contesti più complessi e pericolosi del panorama geopolitico contemporaneo.