Sospeso il professore che ha minacciato la figlia di Giorgia Meloni sui social

Stefano Addeo, docente di tedesco del Liceo Medi di Cicciano, sospeso dopo aver pubblicato minacce sui social verso la figlia di Giorgia Meloni. Il professore ha tentato il suicidio.
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L’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania ha disposto la sospensione cautelare di Stefano Addeo, docente di lingua tedesca del Liceo “Medi” di Cicciano, in provincia di Napoli, dopo la pubblicazione di un post su Facebook contenente minacce rivolte alla figlia del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il provvedimento disciplinare, adottato nella giornata del 3 giugno 2025, rappresenta una risposta immediata alle gravi affermazioni pubblicate dal sessantacinquenne insegnante sui propri profili social, dove aveva augurato alla bambina di sette anni di fare la stessa fine di Martina Carbonaro, la quattordicenne di Afragola uccisa dall’ex fidanzato.

Il direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, Ettore Acerra, ha comunicato ufficialmente l’avvio del procedimento disciplinare specificando che la sospensione cautelare facoltativa rimarrà in vigore fino alla definizione completa dell’iter disciplinare previsto dalla normativa vigente. Nella nota ufficiale diffusa dall’ente regionale si evidenzia come la decisione sia stata assunta “al fine di garantire e tutelare la serenità della comunità scolastica”, sottolineando l’urgenza di preservare l’ambiente educativo da situazioni di turbamento derivanti dalle azioni del docente. Il procedimento si configura come una misura necessaria per mantenere l’ordine all’interno dell’istituzione scolastica mentre si procede con l’accertamento delle responsabilità.

La vicenda ha assunto contorni drammatici quando, nel pomeriggio del 2 giugno, Stefano Addeo ha tentato il suicidio presso la propria abitazione di Marigliano, ingerendo un cocktail di psicofarmaci e alcol. Il docente, prima di compiere il gesto estremo, aveva contattato telefonicamente la dirigente scolastica del proprio istituto comunicandole le proprie intenzioni, circostanza che ha permesso l’immediato intervento dei Carabinieri e del personale sanitario del 118. Trasportato in codice rosso presso l’ospedale di Nola, l’uomo è attualmente ricoverato ma non versa in pericolo di vita, secondo quanto riferito dalle autorità sanitarie che lo hanno preso in carico per le cure necessarie.

Addeo, contattato telefonicamente da diverse testate giornalistiche dal letto d’ospedale, ha dichiarato di non aver retto alla pressione mediatica scatenata dalla diffusione del suo post offensivo. “Non ho retto tutto l’accanimento mediatico che c’è stato nei miei confronti”, ha affermato all’agenzia Ansa, aggiungendo di aver “commesso un errore” ma di non dover “essere crocifisso in questo modo”. Le sue parole rivelano lo stato di prostrazione in cui è precipitato dopo che il contenuto del post, originariamente pubblicato sul proprio profilo Facebook, è diventato virale sui social network scatenando un’ondata di indignazione a livello nazionale.

Il docente, originario di Marigliano e insegnante presso l’istituto superiore di Cicciano da diversi anni, aveva inizialmente tentato di giustificare il proprio comportamento sostenendo di aver utilizzato l’intelligenza artificiale per la composizione del messaggio controverso. In un’intervista rilasciata al Tgr Rai Campania, Addeo aveva dichiarato di essere stato “superficiale” e di aver “chiesto supporto perfino all’intelligenza artificiale per comporre il post”. Tuttavia, questa giustificazione non ha attenuato la gravità del gesto, che resta configurato come una minaccia diretta verso una minore, figlia di una delle più alte cariche dello Stato.

Successivamente alle prime reazioni, il professore aveva pubblicato una lettera aperta indirizzata direttamente alla Premier Meloni, nella quale chiedeva la possibilità di un incontro personale per porgere le proprie scuse in forma diretta. Nel testo della missiva, pubblicato integralmente dal quotidiano Roma, Addeo aveva definito le proprie affermazioni come “una frase infelice, inadeguata, inaccettabile” che non lo rappresentava “né come uomo né come educatore”. La lettera evidenziava anche la situazione personale del docente, che ha riferito di dover gestire una madre anziana e di trovarsi in una condizione familiare particolarmente delicata che potrebbe aver influito sul suo stato emotivo.

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha assunto una posizione ferma sulla vicenda, ribadendo l’importanza del ruolo educativo dei docenti e la necessità che questi mantengano comportamenti esemplari sia dentro che fuori dall’ambiente scolastico. “La figura del docente è di straordinaria importanza nella formazione dei giovani”, ha sottolineato il ministro, aggiungendo che non si possono “più tollerare comportamenti di singoli che sui social o in pubblico tradiscono quel decoro e quella dignità che devono caratterizzare una professione così delicata”. Le dichiarazioni ministeriali preannunciano sanzioni severe per quanti si rendano protagonisti di episodi simili.

Parallelamente al procedimento disciplinare avviato dall’Ufficio Scolastico Regionale, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine per accertare eventuali profili di rilevanza penale nelle affermazioni del docente. L’autorità giudiziaria sta valutando se il contenuto del post possa configurare fattispecie di reato, considerando che le minacce erano dirette verso una minore e coinvolgevano riferimenti a un caso di femminicidio che aveva profondamente colpito l’opinione pubblica nazionale. Il doppio binario investigativo, amministrativo e penale, evidenzia la serietà con cui le istituzioni stanno affrontando la questione.

La reazione della comunità scolastica del Liceo “Medi” di Cicciano è stata di profondo turbamento per l’accaduto, considerando che l’istituto si è sempre distinto per la qualità dell’offerta formativa e per l’impegno educativo del corpo docente. La dirigenza scolastica ha collaborato pienamente con le autorità competenti per garantire la massima trasparenza nell’accertamento dei fatti, dimostrando la volontà di preservare la reputazione dell’istituzione e di tutelare la serenità dell’ambiente di apprendimento per studenti e famiglie.

La vicenda ha sollevato un ampio dibattito sull’uso responsabile dei social media da parte del personale scolastico e sulla necessità di regolamentazioni più stringenti per i comportamenti online dei pubblici dipendenti. L’episodio ha evidenziato come le piattaforme digitali possano amplificare in modo esponenziale messaggi inappropriati, trasformando errori di valutazione individuali in casi di rilevanza nazionale con conseguenze devastanti per i protagonisti. La rapidità con cui la notizia si è diffusa e l’intensità delle reazioni hanno dimostrato la sensibilità dell’opinione pubblica verso tematiche che coinvolgono la sicurezza dei minori e il rispetto delle istituzioni.

Il caso Addeo rappresenta un precedente significativo nella gestione dei comportamenti inappropriati del personale scolastico sui social network, stabilendo un nuovo standard per le sanzioni disciplinari in situazioni analoghe. L’iter procedurale seguito dall’Ufficio Scolastico Regionale della Campania potrebbe diventare un modello di riferimento per altre realtà territoriali che si trovassero ad affrontare episodi simili, garantendo tempestività nell’intervento e tutela dell’ambiente educativo. La conclusione del procedimento disciplinare determinerà l’entità definitiva delle sanzioni a carico del docente e stabilirà un precedente importante per la gestione futura di analoghe problematiche.