Cynthia Erivo sarà Gesù in Jesus Christ Superstar: “È donna, nera e queer”. La rivolta delle associazioni cristiane

L’annuncio che Cynthia Erivo, attrice nera e queer, interpreterà Gesù nel musical Jesus Christ Superstar scatena polemiche e indignazione nelle comunità cristiane, che denunciano una provocazione blasfema verso i simboli sacri della religione.
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L’annuncio dell’Hollywood Bowl di Los Angeles ha scatenato una tempesta mediatica senza precedenti nel mondo dello spettacolo e nelle comunità religiose di tutto il mondo: Cynthia Erivo, attrice britannica di origine nigeriana che si identifica apertamente come queer, interpreterà il ruolo di Gesù Cristo nel celebre musical Jesus Christ Superstar. La produzione, in programma dall’1 al 3 agosto 2025, rappresenta l’ennesimo tentativo di sovvertire i fondamenti della tradizione cristiana in nome di una presunta inclusività che calpesta secoli di iconografia e dottrina religiosa.

Il musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, che racconta gli ultimi giorni della vita di Cristo attraverso la prospettiva di Giuda Iscariota, ha sempre suscitato dibattiti all’interno della comunità cristiana per la sua rappresentazione umanizzata del Figlio di Dio. Tuttavia, questa nuova interpretazione oltrepassa ogni limite di rispetto verso la sensibilità dei credenti, introducendo una lettura ideologica che distorce completamente la figura storica e teologica di Gesù, trasformandola in un simbolo della cultura progressista contemporanea.

La scelta della Erivo, già candidata all’Oscar per il suo ruolo in “Wicked” e vincitrice di prestigiosi riconoscimenti come Emmy, Grammy e Tony Award, appare chiaramente come una provocazione deliberata verso la comunità cristiana mondiale. L’attrice, anziché riconoscere la delicatezza della questione, ha risposto alle critiche con superficialità e arroganza, dichiarando a Billboard: “Perché no? Non si può piacere a tutti. È legittimamente uno spettacolo di tre giorni all’Hollywood Bowl in cui posso cantare a squarciagola. Spero che il pubblico capisca: ‘Oh, è un musical, il posto più gay del mondo'”. Parole che rivelano non solo un’assoluta mancanza di rispetto verso i milioni di fedeli nel mondo, ma anche una preoccupante ignoranza del significato spirituale e storico della figura di Cristo.

Questa operazione di casting rappresenta l’apice di una tendenza culturale che cerca di riscrivere la storia e la tradizione attraverso il cosiddetto “colorblind casting”, una pratica che ignora deliberatamente l’accuratezza storica e la verosimiglianza fisica con i personaggi originari. Se in altri contesti tale approccio può essere considerato una scelta artistica legittima, quando si tratta di figure religiose centrali come Gesù Cristo, diventa un atto di aggressione culturale nei confronti dei credenti.

Non si tratta di una semplice reinterpretazione artistica: siamo di fronte a un tentativo sistematico di sovvertire i simboli fondamentali della fede cristiana per piegarli all’agenda ideologica contemporanea. La tradizione iconografica cristiana, sviluppatasi nei secoli attraverso un profondo processo teologico e spirituale, viene così ridotta a un mero strumento di provocazione culturale, privata del suo significato più autentico e profondo.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Sui social network, numerosi fedeli hanno espresso la propria indignazione, definendo questa scelta “blasfema” e “irrispettosa”. Anche Elon Musk è intervenuto nel dibattito con un laconico ma eloquente commento: “Woke”, sintetizzando efficacemente la natura ideologica dell’operazione. Un altro utente ha scritto: “Che Dio sia misericordioso con coloro che lo scherniscono e disobbediscono alla sua parola. Perché siete perduti e pregherò affinché siate ritrovati. Ti amiamo ancora ma questo è inaccettabile come cristiano”.

È fondamentale sottolineare che le critiche a questa scelta di casting non hanno nulla a che vedere con l’ostilità verso l’attrice in quanto persona, né rappresentano un rifiuto della diversità nell’arte. La questione è molto più profonda e riguarda il rispetto dovuto ai simboli religiosi e alla sensibilità di milioni di credenti nel mondo. Mentre la cultura contemporanea predica costantemente la necessità di rispettare le identità culturali e religiose delle minoranze, sembra che questo principio non si applichi quando si tratta della fede cristiana, ripetutamente oggetto di provocazioni e derisioni.

Il fenomeno si inserisce in un contesto più ampio di secolarizzazione aggressiva, che non si limita a proporre una visione alternativa della spiritualità, ma cerca attivamente di demolire e ridicolizzare le tradizioni religiose consolidate. La scelta di affidare il ruolo di Cristo a una donna queer appare così come un’operazione di ingegneria culturale volta a normalizzare una visione relativistica e soggettivistica della religione, in cui i simboli sacri diventano malleabili in base alle mode ideologiche del momento.

Vale la pena ricordare che Jesus Christ Superstar ha già una lunga storia di interpretazioni controverse, come dimostra la produzione italiana diretta da Massimo Romeo Piparo, che tornerà al Teatro Sistina di Roma in occasione del Giubileo 2025. Tuttavia, queste versioni hanno sempre mantenuto un certo rispetto per la figura di Cristo, pur nella libertà dell’interpretazione artistica. La scelta di Cynthia Erivo, invece, rappresenta un salto qualitativo nella direzione della provocazione gratuita.

È lecito domandarsi quali sarebbero state le reazioni se una simile operazione di stravolgimento identitario avesse riguardato figure sacre di altre religioni. La sensazione è che esista un evidente doppio standard, per cui la libertà artistica diventa un valore assoluto solo quando si tratta di provocare la sensibilità cristiana, mentre altri contesti culturali e religiosi vengono trattati con ben altra cautela e rispetto.

Mentre l’industria dell’intrattenimento continua a spingere i confini della provocazione in nome di una presunta inclusività, milioni di credenti in tutto il mondo assistono con crescente preoccupazione all’erosione sistematica dei simboli della propria fede. La rappresentazione di Jesus Christ Superstar con Cynthia Erivo nei panni di Cristo non è solo una scelta artistica discutibile, ma un sintomo preoccupante di una cultura che ha perso il senso del sacro e il rispetto per le tradizioni spirituali che hanno formato la nostra civiltà.