Andrea Ferretto, vigilante quarantenne residente a Nizza Monferrato, si è trovato di fronte a una situazione che definisce senza mezzi termini “surreale e sproporzionata”: ventottomila euro di multe accumulate nell’arco di sei mesi per violazioni rilevate da un singolo autovelox posizionato lungo la strada che collega il comune astigiano a Tortona, in provincia di Alessandria. La vicenda, che ha raggiunto proporzioni drammatiche considerando che lo stipendio mensile dell’uomo ammonta a circa milleento euro, evidenzia le problematiche legate alla corretta segnalazione dei dispositivi di controllo della velocità e solleva interrogativi sulla proporzionalità delle sanzioni amministrative in casi di infrazioni ripetute.
La genesi di questa complessa situazione risale al periodo compreso tra il 2021 e il 2022, quando Ferretto prestava servizio come vigilante presso un supermercato di Tortona e percorreva quotidianamente il tragitto che attraversa la frazione di Bazzana di Mombaruzzo per raggiungere il luogo di lavoro. Il dispositivo di rilevamento elettronico della velocità, gestito dalla Provincia di Asti e installato su un lampione, si trovava in una posizione particolarmente critica dal punto di vista della visibilità, essendo collocato dietro una curva e nascosto da una siepe alta circa tre metri, circostanze che rendevano estremamente difficile la sua individuazione tempestiva da parte dei conducenti in transito. Questa configurazione dell’installazione ha generato una situazione in cui il vigilante, pur rispettando sostanzialmente i limiti di velocità nella loro globalità, veniva sistematicamente sanzionato per superamenti anche minimi del limite stabilito in quel tratto stradale.
Il sistema sanzionatorio italiano prevede infatti che per eccessi di velocità fino a dieci chilometri orari oltre il limite consentito la sanzione minima sia di 29,40 euro, aumentando a 42 euro se non pagata entro cinque giorni e raggiungendo gli 86,5 euro oltre i sessanta giorni dal momento della notifica. Per superamenti compresi tra undici e quaranta chilometri orari oltre il limite, la normativa stabilisce una sanzione minima di 121,10 euro accompagnata dalla decurtazione di tre punti dalla patente di guida, con l’importo che sale a 173 euro se il pagamento non avviene entro i primi cinque giorni. Quando l’eccesso di velocità si colloca nella fascia tra quarantuno e sessanta chilometri orari oltre il limite consentito, la sanzione raggiunge i 543 euro, comporta la decurtazione di sei punti dalla patente e prevede la sospensione del documento di guida per un periodo compreso tra uno e tre mesi.
La normativa italiana stabilisce inoltre che i verbali di contravvenzione debbano essere notificati al trasgressore entro novanta giorni dall’accertamento dell’infrazione, termine che decorre dal giorno successivo alla contestazione su strada o dalla notifica del verbale stesso. Nel caso specifico di Ferretto, le sanzioni sono state notificate in un unico invio nel mese di dicembre 2023, concentrando in un singolo momento la comunicazione di centinaia di contravvenzioni accumulate durante i frequenti passaggi quotidiani davanti al dispositivo di controllo. Questa modalità di notificazione cumulativa ha amplificato l’impatto psicologico ed economico della situazione, trasformando quello che inizialmente erano sanzioni di entità contenuta in un debito complessivo di dimensioni insostenibili per le capacità economiche del lavoratore.
La questione della corretta installazione e segnalazione degli autovelox rappresenta un tema di rilevante attualità nel dibattito pubblico italiano, con il Ministero dell’Interno che dal 2000 ha emanato dodici circolari interpretative delle regole sui controlli elettronici della velocità, proprio per prevenire gli abusi e le cosiddette “imboscate” ai danni degli automobilisti. Il governo italiano, attraverso le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, ha manifestato l’intenzione di riformare il codice della strada e di istituire un Osservatorio sulle multe stradali per monitorare possibili scorrettezze nell’impiego delle postazioni di controllo. Alcune organizzazioni di consumatori, come il Codacons, hanno sollevato critiche sui proventi derivanti dagli autovelox, che nel 2022 hanno fruttato alle principali città italiane oltre settantacinque milioni di euro, definendo alcuni dispositivi come vere e proprie “trappole” per gli automobilisti.
La storia di Andrea Ferretto si inserisce in un contesto più ampio di casi analoghi che periodicamente emergono nella cronaca nazionale, evidenziando come l’utilizzo intensivo dei sistemi di controllo elettronico possa generare situazioni paradossali quando non accompagnato da adeguate misure di segnalazione e proporzionalità. Recenti statistiche mostrano che singoli autovelox possono generare migliaia di contravvenzioni in periodi relativamente brevi, come documentato nel caso di Treviso dove i dispositivi installati sulla tangenziale hanno prodotto quattordicimila verbali in sei mesi, per un totale di oltre due milioni di euro di incassi. Questi numeri, pur testimoniando l’efficacia deterrente dei sistemi di controllo, sollevano interrogativi sulla necessità di bilanciare gli obiettivi di sicurezza stradale con principi di ragionevolezza e proporzionalità nella applicazione delle sanzioni.
Di fronte a questa situazione, il vigilante piemontese ha deciso di ricorrere all’assistenza legale per contestare la validità delle sanzioni ricevute, puntando presumibilmente su aspetti legati alla corretta installazione e segnalazione del dispositivo di controllo, nonché sulla proporzionalità complessiva del debito accumulato rispetto alle proprie capacità economiche. La normativa italiana prevede infatti la possibilità di presentare ricorso contro le sanzioni amministrative sia presso il prefetto che presso il giudice di pace, e in casi come questo potrebbero assumere particolare rilevanza gli aspetti procedurali legati alla corretta installazione degli autovelox e alla loro adeguata segnalazione. Il caso di Ferretto rappresenta quindi un banco di prova per verificare l’equilibrio tra l’esigenza di garantire la sicurezza stradale attraverso il controllo della velocità e la necessità di tutelare i diritti dei cittadini, evitando che situazioni eccezionali si trasformino in trappole economiche insostenibili per le persone coinvolte.