Mancini si confessa: “Tornassi indietro non lascerei la Nazionale”

Roberto Mancini ammette pubblicamente il pentimento per aver lasciato la Nazionale italiana, definendo “un errore” la scelta di privilegiare l’offerta dell’Arabia Saudita. L’ex commissario tecnico, intervenuto all’evento “The coach experience” di Rimini, ha rivelato le incomprensioni con la FIGC che portarono alla rottura.

Roberto Mancini rompe il silenzio e ammette pubblicamente quello che molti sospettavano da tempo: l’addio alla Nazionale italiana rappresenta il rimpianto più grande della sua carriera di allenatore. Durante l’evento “The coach experience” organizzato a Rimini dall’Associazione allenatori, l’ex commissario tecnico azzurro ha fatto una confessione che suona come un mea culpa davanti a oltre cinquecento colleghi accorsi in Fiera per ascoltare le sue parole. “Tornassi indietro non darei l’addio alla Nazionale, mi sono pentito”, ha dichiarato senza mezzi termini il tecnico jesino, attualmente svincolato dopo l’esperienza poco fortunata alla guida dell’Arabia Saudita. Le parole di Mancini arrivano in un momento particolare per il calcio italiano, con la Nazionale di Luciano Spalletti impegnata nelle qualificazioni mondiali e reduce dalle polemiche legate al caso Francesco Acerbi.

L’ammissione di colpa dell’ex allenatore di Manchester City e Inter assume contorni ancora più significativi quando entra nel dettaglio delle circostanze che portarono alla sua decisione di lasciare la panchina azzurra nell’agosto 2023. “Ci sono state incomprensioni, se avessi parlato di più con il presidente tutto sarebbe andato avanti”, ha spiegato Mancini, riferendosi evidentemente ai rapporti con Gabriele Gravina e la Federazione Italiana Giuoco Calcio. Il tecnico ha voluto assumere la piena responsabilità della rottura, definendo esplicitamente “un mio errore” la scelta di interrompere bruscamente il rapporto con la FIGC per accettare l’offerta economicamente più vantaggiosa proveniente dall’Arabia Saudita. Questa autoanalisi critica dimostra una maturità professionale che probabilmente è maturata durante i mesi trascorsi lontano dal calcio europeo.

La nostalgia per l’esperienza in azzurro emerge chiaramente dalle dichiarazioni rese nell’aula magna della Fiera di Rimini, dove Mancini ha ricoperto il ruolo di “docente” di giornata davanti a una platea di addetti ai lavori. “Allenare la Nazionale è la cosa più bella che ci possa essere, vincere con la Nazionale ancora di più”, ha sottolineato l’allenatore che guidò l’Italia al trionfo europeo del 2021. Queste parole assumono un peso specifico particolare considerando che proprio sotto la sua gestione tecnica gli Azzurri conquistarono l’ultimo trofeo internazionale, interrompendo un digiuno che durava dal Mondiale del 2006. Il ricordo di quella cavalcata trionfale, culminata con la vittoria a Wembley contro l’Inghilterra, rappresenta evidentemente un patrimonio emotivo che l’ex commissario tecnico non è riuscito a dimenticare nemmeno durante l’avventura saudita.

La situazione attuale di Mancini, tecnicamente svincolato dopo aver risolto il contratto con la Federazione calcistica dell’Arabia Saudita, aggiunge ulteriore amarezza alle sue riflessioni sul periodo azzurro. “La panchina manca ma fa parte del lavoro”, ha ammesso con realismo, lasciando però aperta una finestra sul futuro: “Se la troverò? Il calcio è strano, vediamo nelle prossime settimane cosa succede”. Questa incertezza professionale contrasta nettamente con la sicurezza e l’autorevolezza che caratterizzavano la sua posizione quando sedeva sulla panchina della Nazionale, suggerendo come la scelta di abbandonare l’incarico azzurro abbia comportato conseguenze più ampie di quanto inizialmente previsto. L’esperienza saudita, infatti, non ha portato i risultati sperati e si è conclusa anticipatamente, lasciando Mancini in una situazione di attesa che evidentemente non aveva contemplato quando decise di lasciare l’Italia.

Durante l’evento riminese, l’ex commissario tecnico si è trovato a dover affrontare anche le domande più scomode relative alle recenti polemiche che hanno coinvolto la Nazionale attuale. In particolare, i cronisti presenti hanno cercato di ottenere chiarimenti sul controverso “like” che Mancini aveva messo al post su Instagram di Francesco Acerbi, nel quale il difensore dell’Inter spiegava i motivi del suo rifiuto alla convocazione di Spalletti. La risposta del tecnico jesino è stata lapidaria e volutamente evasiva: “Ma io dico: ci saranno cose più importanti, no?”, dimostrando l’intenzione di non alimentare ulteriormente una polemica che ha già creato tensioni nell’ambiente azzurro. Questo atteggiamento diplomatico suggerisc e la volontà di non entrare in conflitto diretto con il suo successore, pur mantenendo una posizione che molti hanno interpretato come critica verso la gestione Spalletti.

Le dichiarazioni di Mancini arrivano in un momento delicato per la Nazionale italiana, impegnata nel difficile cammino verso i Mondiali del 2026 negli Stati Uniti. L’Italia di Spalletti deve infatti riscattare l’assenza dalle ultime due edizioni della competizione mondiale, un’ombra che grava pesantemente sul movimento calcistico nazionale. In questo contesto, le parole dell’ex commissario tecnico assumono una valenza particolare, soprattutto quando esprime il suo giudizio sulla sfida contro la Norvegia: “Credo sia importante partire col piede giusto, la Norvegia è una buona squadra e le gare vanno giocate”. Questa analisi tecnica dimostra come Mancini continui a seguire con attenzione le vicende azzurre, mantenendo quel legame emotivo con la maglia italiana che evidentemente non si è mai spezzato del tutto.

L’evento “The coach experience” ha rappresentato per Mancini anche l’occasione per tornare in Italia dopo mesi trascorsi lontano dai riflettori del calcio europeo. La sua presenza a Rimini, dove ha condiviso la cattedra con altri tecnici di primo piano come Luca D’Angelo dello Spezia, dimostra la volontà di rimanere collegato al mondo del calcio italiano nonostante l’attuale situazione di inattività. Questa scelta di partecipare a eventi formativi e di confronto professionale può essere interpretata come un segnale della sua disponibilità a tornare in gioco, magari proprio nel campionato italiano dove ha sempre ottenuto i migliori risultati della sua carriera. Le voci che lo accostano a diverse panchine di Serie A, compresa quella della Roma, testimoniano come il mercato degli allenatori non abbia dimenticato le sue qualità.

Il pentimento espresso da Mancini per l’addio alla Nazionale rappresenta un caso emblematico di come le decisioni prese nell’ambito del calcio moderno possano avere ripercussioni impreviste e durature. La scelta di privilegiare l’aspetto economico rispetto a quello emotivo e professionale si è rivelata, nelle sue stesse parole, “un errore” che ha compromesso non solo il suo rapporto con il calcio italiano ma anche le prospettive future. Questa ammissione pubblica di responsabilità dimostra una maturità che potrebbe rappresentare la base per un eventuale ritorno nel calcio che conta, anche se la strada appare ancora lunga e incerta. L’esperienza saudita, infatti, ha lasciato strascichi che vanno oltre il semplice fallimento tecnico, investendo la credibilità e l’immagine di un allenatore che fino a pochi anni fa era considerato tra i migliori d’Europa.