Caro Spiaggia, Prezzi in aumento sulle spiagge italiane: ecco dove costa di più affittare lettino e ombrellone

L’indagine Altroconsumo 2025 su 213 stabilimenti rivela aumenti del 5% per ombrellone e lettini, con Alassio più costosa (354€/settimana) e Rimini più accessibile (166€).

L’estate italiana si conferma sempre più costosa per chi sceglie di trascorrere le proprie vacanze al mare. L’indagine annuale condotta da Altroconsumo su 213 stabilimenti balneari distribuiti in dieci località del territorio nazionale ha rilevato un incremento medio del 5% rispetto al 2024 per una postazione composta da ombrellone e due lettini nelle prime quattro file. La rilevazione, effettuata tra il 20 aprile e il 20 maggio 2025, ha riguardato stabilimenti situati a Lignano, Anzio, Rimini, Viareggio, Senigallia, Palinuro, Alassio, Gallipoli, Taormina, Alghero e Giardini Naxos, attraverso contatti telefonici anonimi per richiedere le tariffe della prima settimana di agosto.

L’aumento registrato nel 2025 rappresenta un fenomeno che supera nettamente il tasso di inflazione nazionale, attestato intorno al 2% per l’anno corrente. Questo dato evidenzia come il settore balneare stia applicando rincari che vanno ben oltre l’adeguamento al costo della vita generale, configurando quello che molti operatori del settore definiscono un vero e proprio “caro-spiagge” che sta trasformando una giornata al mare in un lusso per molte famiglie italiane.

L’evoluzione dei prezzi nel quadriennio 2021-2025

L’analisi storica dei dati rivela una tendenza consolidata all’aumento delle tariffe balneari che ha caratterizzato gli ultimi quattro anni. Dal 2021 al 2025, la tariffa media per una postazione è cresciuta da 182 a 212 euro, registrando un incremento complessivo del 17%. Questa progressione costante ha colpito particolarmente il bilancio delle famiglie italiane, che si trovano a dover destinare una quota sempre maggiore del budget vacanziero ai servizi balneari.

Il fenomeno dell’aumento dei prezzi nel settore balneare si inserisce in un contesto più ampio di crescita generalizzata dei costi delle vacanze estive. Secondo l’Osservatorio Panorama Turismo – Mare Italia, i rincari hanno raggiunto il 7,9% rispetto al 2023, dopo che già l’anno precedente si erano registrati aumenti superiori al 12,6%. Nel biennio 2022-2024, la spesa complessiva per le vacanze al mare è aumentata del 20,5%, con punte del 24,5% per la ristorazione.

La geografia dei prezzi: le località più costose

Alassio si conferma la destinazione balneare più costosa d’Italia, mantenendo il primato con tariffe che raggiungono i 354 euro settimanali per una postazione in prima fila e una media di 340 euro per le prime quattro file. La località ligure rappresenta il simbolo del turismo balneare di lusso nazionale, con prezzi che riflettono una clientela disposta a pagare cifre elevate per servizi esclusivi e posizioni privilegiate.

Al secondo posto della classifica si posiziona Gallipoli, con un prezzo medio di 295 euro e tariffe che raggiungono i 316 euro per la prima fila. La località pugliese ha registrato anche uno degli aumenti più significativi, con un rincaro del 7% rispetto al 2024. Segue Alghero con 240 euro di prezzo medio e 251 euro per la prima fila, anch’essa caratterizzata da un incremento del 9% che la colloca tra le destinazioni con i rincari più marcati.

Viareggio completa il quadro delle località più costose con una tariffa uniforme di 217 euro per tutte le file, confermando il suo status di destinazione turistica consolidata della Versilia. Questi dati evidenziano come le località storicamente più rinomate e frequentate mantengano una posizione di preminenza anche dal punto di vista tariffario, sfruttando la propria reputazione e la qualità dell’offerta per giustificare prezzi elevati.

Le destinazioni più accessibili

Rimini si distingue come la destinazione più accessibile tra quelle analizzate, con un prezzo medio di 150 euro e 166 euro per la prima fila. La località romagnola rappresenta un modello di turismo balneare democratico, capace di offrire servizi di qualità a prezzi contenuti, mantenendo un’attrattiva particolare per le famiglie e per un pubblico più ampio.

Lignano Sabbiadoro segue con prezzi altrettanto competitivi, registrando 154 euro di prezzo medio e 164 euro per la prima fila. La località friulana conferma la sua vocazione di destinazione turistica accessibile, pur mantenendo standard di servizio elevati. Senigallia, nonostante abbia registrato un aumento del 9%, si mantiene su livelli contenuti con 158 euro di prezzo medio e 169 euro per la prima fila.

Anzio conclude la lista delle destinazioni più economiche con 176 euro di prezzo medio e 182 euro per la prima fila. Questi dati dimostrano come esistano ancora opportunità per chi cerca una vacanza al mare senza dover sostenere costi eccessivi, pur dovendo accettare destinazioni meno blasonate ma comunque dotate di servizi adeguati.

Le variazioni regionali e l’analisi comparativa

L’analisi dei prezzi per regione rivela significative differenze territoriali che riflettono le diverse caratteristiche dell’offerta turistica nazionale. La Campania si posiziona al vertice della classifica regionale con una media di 33 euro al giorno, seguita dalla Liguria con 31 euro. Lazio ed Emilia-Romagna condividono la terza posizione con 27,50 euro, mentre Toscana e Marche si attestano a 26 euro giornalieri.

Le regioni meridionali presentano generalmente tariffe più contenute, con la Puglia a 22 euro, la Calabria a 21,50 euro, la Basilicata a 20 euro e l’Abruzzo che registra il prezzo più basso con 19 euro al giorno. Questa distribuzione geografica dei prezzi evidenzia come il Sud Italia mantenga ancora un vantaggio competitivo in termini di accessibilità economica, pur offrendo servizi di qualità e contesti naturali di grande valore.

Il divario tra le coste adriatiche-ioniche e quelle tirreniche-liguri risulta particolarmente marcato nell’analisi dei pacchetti settimanali, con una differenza del 18,88% a favore delle prime. Questo dato conferma l’esistenza di due modelli turistici distinti: uno più accessibile concentrato lungo l’Adriatico e lo Ionio, e uno più esclusivo caratteristico del Tirreno e della Liguria.

Il continuo aumento dei prezzi nel settore balneare sta producendo effetti significativi sui flussi turistici nazionali. Le previsioni per l’estate 2024 indicavano un calo del 4,4% delle presenze italiane, pari a una perdita di 14,5 milioni di presenze, compensato solo parzialmente dall’aumento dell’11,6% dei turisti stranieri. Questo fenomeno suggerisce che i rincari stanno spingendo sempre più italiani verso destinazioni estere più economiche, principalmente Grecia, Spagna e Albania.

Il fatturato complessivo del comparto balneare nazionale per l’estate 2024 si attestava intorno ai 33 miliardi di euro, sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente nonostante l’aumento dei prezzi. Questo dato evidenzia come gli operatori del settore stiano adottando strategie di pricing dinamico per massimizzare i ricavi, pur rischiando di perdere quote di mercato interno a favore della concorrenza internazionale.

L’introduzione di servizi aggiuntivi e innovativi rappresenta una delle strategie adottate dagli stabilimenti per giustificare i rincari. Tra le novità del 2025 si registrano tariffe per ombrelloni maxi (28,50 euro), tende (35,50 euro), gazebo (72 euro) e servizi di wellness come vasche idromassaggio (14,90 euro). Questi servizi premium riflettono un tentativo di diversificazione dell’offerta per intercettare segmenti di clientela disposti a pagare di più per esperienze esclusive.

La questione dei prezzi degli stabilimenti balneari si inserisce nel più ampio dibattito sulla riforma delle concessioni demaniali marittime, influenzato dalla direttiva Bolkestein dell’Unione Europea. La normativa europea, che prevede l’assegnazione delle concessioni tramite gare pubbliche per favorire la concorrenza, potrebbe avere impatti significativi sulla struttura dei prezzi del settore balneare italiano.

L’attuale sistema di concessioni, caratterizzato da rinnovi automatici e continuità gestionale, ha contribuito a creare un mercato relativamente stabile ma poco competitivo dal punto di vista tariffario. L’eventuale implementazione della direttiva Bolkestein potrebbe introdurre maggiore concorrenza e, di conseguenza, influenzare positivamente la dinamica dei prezzi, anche se gli effetti concreti dipenderanno dalle modalità di applicazione che il governo italiano deciderà di adottare.

In questo contesto, il settore balneare italiano si trova di fronte alla sfida di bilanciare la necessità di mantenere la propria competitività economica con l’esigenza di preservare l’accessibilità del turismo marino per tutte le fasce sociali. L’evoluzione dei prezzi nei prossimi anni dipenderà non solo dalle dinamiche di mercato, ma anche dalle scelte politiche e normative che definiranno il futuro assetto del settore balneare nazionale.