Il colosso francese della grande distribuzione Carrefour starebbe valutando seriamente l’uscita dal mercato italiano, considerato ormai scarsamente redditizio e non più strategico per il gruppo transalpino. Secondo quanto rivelato dal settimanale tedesco Lebensmittel Zeitung, autorevole pubblicazione specializzata nel retail europeo, la multinazionale avrebbe già avviato colloqui riservati con alcuni dei principali operatori della grande distribuzione organizzata italiana per la cessione delle proprie attività.
Tra i soggetti che avrebbero manifestato interesse per l’acquisizione di parte o dell’intera rete italiana di Carrefour figurano nomi di primo piano del panorama distributivo nazionale: la tedesca Lidl, il gruppo milanese Esselunga e la cooperativa bolognese Conad. Le società interpellate dal Sole 24 Ore hanno tuttavia preferito non commentare ufficialmente le indiscrezioni, mantenendo il massimo riserbo sulle eventuali trattative in corso.
L’ipotesi di un disimpegno di Carrefour dall’Italia non rappresenta una novità assoluta nel panorama strategico del gruppo francese. Già nel novembre 2024, il Financial Times aveva riportato l’intenzione della multinazionale di disimpegnarsi dai mercati considerati “non core” per concentrare le risorse sui paesi strategicamente più rilevanti. Nell’elenco dei mercati potenzialmente cedibili, oltre all’Italia, figuravano Belgio, Romania e Polonia, mentre mercati come Spagna e Brasile mantenevano lo status di paesi strategici.
La strategia di dismissione selettiva rappresenta una prassi consolidata per Carrefour, che negli anni ha già abbandonato diversi mercati internazionali. Il gruppo ha lasciato Grecia e Colombia nel 2012, la Cina nel 2019, Taiwan nel 2022, e più recentemente, nel 2024, ha chiuso le attività in Giordania e Oman. Quest’ultima decisione è stata influenzata anche dalle campagne di boicottaggio organizzate da movimenti pro-palestinesi che accusavano il marchio di sostenere Israele.
I numeri della crisi italiana
Le performance economiche di Carrefour Italia giustificano ampiamente le voci di una possibile uscita dal mercato tricolore. Secondo l’ultima analisi di Mediobanca sulla produttività nel settore della grande distribuzione organizzata, la filiale italiana del gruppo francese registra vendite per metro quadro pari a soli 5.716 euro, significativamente inferiori alla media nazionale di 7.770 euro. Questo divario di produttività rappresenta un indicatore critico della difficoltà di Carrefour nel competere efficacemente nel mercato italiano.
I risultati finanziari confermano le difficoltà strutturali dell’operazione italiana. Nel 2024, Carrefour Italia ha registrato ricavi per 4,18 miliardi di euro, in calo del 2,6% a parità di perimetro rispetto all’anno precedente. Il dato generale è stato ulteriormente penalizzato dalla forte pressione promozionale che caratterizza il mercato italiano, elemento che ha compresso ulteriormente i margini operativi.
Il quadro finanziario diventa ancora più preoccupante se si considera il periodo pluriennale. Tra il 2019 e il 2023, secondo il report sulla grande distribuzione organizzata di Mediobanca, Carrefour ha accumulato in Italia perdite per 874,2 milioni di euro. Questo dato evidenzia come le difficoltà del gruppo francese nel mercato tricolore non siano congiunturali ma strutturali, rendendo sempre più difficile giustificare investimenti significativi in un contesto così poco redditizio.
L’Italia rappresenta attualmente il quarto paese per importanza nel portafoglio internazionale di Carrefour, ma contribuisce solo per il 4,4% al fatturato complessivo del gruppo. Questo peso relativamente modesto facilita le valutazioni strategiche di dismissione, soprattutto se confrontato con mercati più performanti come il Brasile, che contribuisce per il 22% al fatturato totale, o la Francia che rappresenta il 46,5% delle vendite globali.
La strategia di alleggerimento già in atto
L’amministratore delegato di Carrefour Italia, Christophe Rabatel, ha già avviato una politica di razionalizzazione della presenza diretta del gruppo nel mercato italiano. Nel 2024, la società ha proceduto alla cessione di quattro ipermercati in franchising e alla conversione di dodici minimarket sempre in gestione affiliata. Questa strategia rappresenta un tentativo di alleggerire il peso degli asset più critici trasferendo la gestione operativa a imprenditori locali attraverso la formula del franchising.
Attualmente, la rete italiana di Carrefour comprende circa 1.200 punti vendita distribuiti in 19 regioni, con i tre formati Iper, Market ed Express. Di questi, oltre 900 sono già gestiti in franchising, rappresentando la maggioranza assoluta del perimetro operativo. Questa predominanza del modello affiliato faciliterebbe eventuali operazioni di cessione, poiché molti punti vendita potrebbero essere rilevati direttamente dagli attuali franchisee o trovare nuove insegne di riferimento.
Il ricorso massiccio al franchising rappresenta una strategia consolidata di Carrefour per ridurre l’esposizione finanziaria nei mercati meno performanti. L’attuale CEO italiano del gruppo, Christophe Rabatel, ha dichiarato pubblicamente che il franchising rappresenta “la leva strategica per affermarci come Carrefour in un mercato, quello italiano, sempre più glocal”. Secondo Rabatel, l’imprenditore franchisee “conosce e comprende le specificità del suo territorio ed è capace di intercettare le esigenze del cliente”.
Gli scenari di acquisizione
Nel caso si concretizzasse l’uscita di Carrefour dall’Italia, lo scenario più probabile sarebbe quello di una vendita “a spezzatino” degli asset, con diversi operatori interessati ad acquisire specifici format compatibili con le proprie strategie. La complessità e l’eterogeneità della rete italiana renderebbe infatti difficile un’acquisizione integrale da parte di un singolo soggetto.
Lidl potrebbe essere interessata principalmente ai punti vendita Express situati nelle aree urbane, che consentirebbero al discount tedesco di espandere la propria presenza nei centri città. Tuttavia, il gruppo Schwarz, proprietario di Lidl, controlla anche l’insegna Kaufland, specializzata in ipermercati e superstore con superfici comprese tra 2.500 e 6.000 metri quadri. L’acquisizione di ex Carrefour potrebbe rappresentare per Kaufland una porta d’ingresso nel mercato italiano, dove l’insegna non è mai stata presente.
Esselunga ha sempre adottato un modello di crescita organica, senza grandi operazioni di fusioni e acquisizioni. Il gruppo milanese potrebbe tuttavia essere interessato a supermercati e ipermercati ben posizionati in aree ad alta densità di popolazione, purché compatibili con i propri standard dimensionali che raramente superano i 4.000-5.000 metri quadri.
Conad, forte della sua struttura cooperativa, rappresenta forse il soggetto più versatile per integrare punti vendita di diverse dimensioni nella propria rete. Il nome della cooperativa bolognese ritorna frequentemente ogni volta che si parla di possibili dismissioni da parte di operatori internazionali: già nel 2013 circolarono indiscrezioni su un interesse per gli asset Carrefour, ma le trattative non si concretizzarono mai.
Non si esclude l’interesse di altri operatori internazionali. Il gruppo tedesco Rewe, proprietario dell’insegna discount Penny, potrebbe valutare un ritorno in Italia attraverso il marchio Billa, uscito dal mercato italiano nel 2014 ma tuttora attivo in Europa centro-orientale. Anche alcuni imprenditori della rete VéGé, come il gruppo Tosano, hanno già dimostrato interesse per singoli asset, rilevando a fine giugno un ex ipermercato Carrefour a Calenzano, in provincia di Firenze.
Tensioni sindacali e problematiche operative
Mentre si intensificano le speculazioni sul futuro industriale del marchio in Italia, la situazione operativa nei punti vendita presenta crescenti criticità. Sabato 14 giugno, gli ipermercati Carrefour dell’area metropolitana torinese sono stati teatro di uno sciopero con adesioni tra il 70% e l’80%, secondo i dati forniti dalle organizzazioni sindacali FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTuCS UIL.
Le ragioni della protesta riguardano le condizioni di lavoro sempre più deteriorate. I sindacati denunciano carichi di lavoro eccessivi, organici ridotti ai minimi termini, pressioni continue per una produttività calcolata da algoritmi che non tengono conto delle variabili umane. Particolarmente contestata è la gestione delle “trasferte coatte”, strumento con cui l’azienda sposta il personale da una sede all’altra per sopperire alle carenze di organico senza investire in nuove assunzioni.
“Ci fanno girare come pedine da un negozio all’altro per tappare i buchi”, ha denunciato una lavoratrice con oltre 25 anni di esperienza durante il presidio organizzato davanti al centro commerciale Le Gru di Grugliasco. La situazione è aggravata dalla riduzione sistematica del personale: “Abbiamo reparti dove prima erano in dieci e adesso sono in quattro”, ha spiegato Germana Canali della FILCAMS CGIL.
Nel 2024, circa 1.000 dei 2.000 dipendenti Carrefour della provincia di Torino sono stati posti in cassa integrazione, mentre 55 uscite incentivate sono programmate entro il 30 settembre. Questi dati evidenziano come la crisi del gruppo francese in Italia si stia traducendo in un progressivo deterioramento delle condizioni occupazionali, alimentando ulteriormente le tensioni sociali.
Il contesto strategico globale
Le difficoltà italiane si inseriscono in un contesto strategico più ampio che vede Carrefour impegnata in una profonda revisione del proprio portafoglio internazionale. Il CEO del gruppo, Alexandre Bompard, ha confermato durante l’ultima assemblea degli azionisti un orientamento flessibile sulla riorganizzazione delle attività internazionali. “Ci sono filiali per le quali potremmo decidere di vendere o cercare partnership. Nei prossimi mesi saremo molto attivi”, ha dichiarato Bompard.
Contestualmente, Carrefour sta rafforzando la propria presenza nei mercati più performanti. Il gruppo ha completato l’acquisizione del 100% del capitale di Carrefour Brasile, precedentemente quotata alla Borsa di San Paolo, per consolidare il controllo su uno dei mercati più dinamici e redditizi. Il Brasile rappresenta infatti il 22% del fatturato globale e costituisce il principale motore di crescita per il gruppo francese.
La strategia di concentrazione sui mercati core risponde anche alle pressioni del mercato finanziario. Dall’arrivo di Bompard alla guida di Carrefour nel luglio 2017, il titolo del gruppo ha perso circa un terzo del suo valore, rendendo l’azienda potenzialmente appetibile per acquisizioni ostili. A fine 2024, il colosso olandese Ahold Delhaize aveva avviato contatti preliminari per una possibile acquisizione di Carrefour, abbandonando poi il progetto nel gennaio 2025 a causa delle resistenze delle autorità francesi e delle difficoltà normative.
Le prospettive future
L’eventuale uscita di Carrefour dall’Italia rappresenterebbe un cambiamento strutturale significativo nel panorama della grande distribuzione nazionale. La scomparsa di un marchio storico con oltre 1.200 punti vendita rimescolerebbe le carte del mercato, offrendo opportunità di consolidamento per i concorrenti ma sollevando anche interrogativi sul futuro occupazionale di migliaia di lavoratori.
Per ora, le indiscrezioni restano tali e nessuna delle parti coinvolte ha confermato ufficialmente l’avvio di trattative concrete. Tuttavia, la convergenza di fattori economici, strategici e operativi rende lo scenario di un disimpegno sempre più plausibile. Il mercato italiano, caratterizzato da alta frammentazione, forte concorrenza e margini ridotti, non sembra più allineato con gli obiettivi di redditività che Carrefour persegue nei suoi mercati strategici.
La multinazionale francese aveva annunciato nel novembre 2022 il piano strategico “Carrefour 2026” con l’obiettivo di raggiungere la leadership nella distribuzione. Tuttavia, i risultati italiani continuano a rappresentare un freno per il raggiungimento di questi ambiziosi obiettivi, rendendo sempre più difficile giustificare investimenti significativi in un mercato che non riesce a generare i ritorni attesi. La decisione finale dipenderà dalle valutazioni che il management completerà nei prossimi mesi, ma i segnali indicano chiaramente che l’Italia non è più considerata un asset strategico per il futuro di Carrefour.