Varese, Riccardo Bossi condannato a 16 mesi per maltrattamenti alla madre: botte e scatti d’ira per i soldi

Il tribunale di Varese ha condannato in primo grado Riccardo Bossi a sedici mesi di carcere per maltrattamenti nei confronti della madre, su fatti risalenti al 2016 tra richieste di denaro, scatti d’ira e violenza fisica; l’avvocato difensore ha già annunciato appello.
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Riccardo Bossi, primogenito di Umberto Bossi, è stato condannato dal tribunale di Varese a sedici mesi di reclusione per il reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti della madre, Gigliola Guidali. La sentenza, emessa in primo grado dalla giudice Rossana Basile, ha accolto la richiesta formulata dalla pubblica accusa, che aveva sollecitato una pena pari a un anno e quattro mesi con le attenuanti generiche

Secondo le motivazioni del verdetto, gli episodi contestati risalgono al 2016, periodo in cui Bossi era ospite nella casa materna ad Azzate dopo aver perso la propria abitazione. Nel corso delle udienze, la parte offesa ha ricostruito un susseguirsi di richieste insistenti di denaro, accompagnate da scatti d’ira e offese verbali, culminati in atti di violenza fisica. In un’occasione la donna sarebbe stata spinta contro un muro, riportando un trauma cranico, e in altra circostanza sarebbe stata costretta a fuggire da casa per sottrarsi all’aggressività del figlio

L’iter processuale ha continuato il suo corso nonostante il ritiro della querela per lesioni sporto dalla madre nelle ultime udienze, poiché il reato di maltrattamenti in famiglia è procedibile d’ufficio. La pubblica ministero Antonia Rombola, nel chiedere la condanna, ha citato episodi in cui Bossi avrebbe tolto con violenza un ferro da stiro alla madre e l’avrebbe scaraventato a terra, nonché offeso ripetutamente la donna con epiteti denigratori

Il difensore di Bossi, l’avvocato Federico Magnante, ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello contestando la qualificazione giuridica dei fatti e sostenendo che le condotte dovrebbero rientrare in un contesto di minacce semplici, con un arco temporale inferiore rispetto a quello indicato nel capo di imputazione. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni dalla pronuncia

La vicenda giudiziaria rappresenta l’ultimo capitolo di una serie di procedimenti che vedono coinvolto Riccardo Bossi, già condannato a inizio anno a due anni e sei mesi di reclusione per indebita percezione del reddito di cittadinanza tra il 2020 e il 2023. In quel caso il tribunale di Busto Arsizio aveva stabilito che Bossi aveva percepito indebitamente circa 12.800 euro, somma corrispondente a 43 mensilità

L’accertamento delle modalità di esecuzione della pena, così come eventuali misure alternative, sarà definito nelle prossime udienze d’appello. Al momento, la sentenza di primo grado resta esecutiva, con l’obbligo per l’imputato di corrispondere le spese processuali e con il riconoscimento delle attenuanti generiche concesse dalla giudice