Lo scontro legale tra Chiara Ferragni e Safilo rappresenta uno degli effetti più eclatanti del cosiddetto “Pandoro-gate”, la crisi reputazionale e giudiziaria che ha travolto l’imprenditrice digitale a partire dalla fine del 2023. La vicenda, esplosa dopo la multa inflitta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per pratica commerciale scorretta legata alla promozione del pandoro Balocco, ha innescato una serie di reazioni a catena che hanno coinvolto partner commerciali, aziende licenziatarie e, soprattutto, la tenuta stessa dell’impero Ferragni.
L’origine del contenzioso tra Safilo e la società Fenice Srl di Chiara Ferragni risale a dicembre 2023, quando il gruppo dell’occhialeria ha comunicato il recesso unilaterale dagli accordi di licenza per il marchio eyewear e dai relativi contratti di servizi pubblicitari. La decisione è stata motivata dalla presunta “violazione di impegni contrattuali” da parte dell’influencer, in particolare per la mancata osservanza dei principi di correttezza e buona fede previsti sia dall’accordo che dal codice etico Safilo. La rottura, avvenuta a pochi giorni dalla sanzione Antitrust, ha segnato l’inizio di una fase di instabilità per la galassia Ferragni, con effetti immediati anche sul piano finanziario e reputazionale.
Il passo successivo è stato l’avvio di un’azione legale da parte di Safilo, che nel maggio 2024 ha citato in giudizio Fenice Srl presso il Tribunale di Milano, chiedendo un risarcimento danni pari a 5,9 milioni di euro. La richiesta si basa sulla presunta lesione economica e d’immagine subita dal gruppo a seguito della crisi che ha investito il brand Chiara Ferragni, con particolare riferimento alla perdita di valore delle collezioni eyewear e alla necessità di gestire la risoluzione anticipata degli accordi. Fenice, dal canto suo, ha respinto la legittimità del recesso, contestando la genericità e l’inapplicabilità delle clausole contrattuali invocate da Safilo e avanzando a sua volta una domanda riconvenzionale per 3,65 milioni di euro. La società di Ferragni sostiene di aver subito un mancato incasso di royalties e un danno d’immagine, chiedendo la risoluzione del contratto per inadempimento della controparte e il relativo risarcimento. Secondo le stime interne, Fenice valuta come “possibile se non anche probabile l’esistenza di un rischio di soccombenza di circa 1,8 milioni” nell’ambito di questo specifico contenzioso.
La vicenda giudiziaria tra Safilo e Ferragni non si esaurisce però in un semplice duello tra due realtà imprenditoriali: essa si inserisce in un quadro ben più ampio di crisi sistemica che ha travolto l’intero ecosistema legato all’immagine dell’influencer. Il “Pandoro-gate”, infatti, ha prodotto una vera e propria fuga di brand, con la rescissione o la sospensione di numerose partnership commerciali, dalle linee di abbigliamento a quelle di cosmetici, passando per il settore farmaceutico e quello alimentare. La casa farmaceutica Angelini ha comunicato il recesso dal contratto di licenza per la linea di profumi, mentre Monnalisa Spa, partner per la linea bambino, ha chiesto la risoluzione anticipata dell’accordo e il rimborso delle somme versate. Parallelamente, Swinger International, licenziataria della linea di abbigliamento, ha avviato un procedimento di mediazione per ottenere un risarcimento per asseriti danni di immagine e di fatturato.
L’impatto del “Pandoro-gate” si è rivelato devastante non solo sul piano contrattuale, ma anche su quello reputazionale. L’inchiesta dell’Antitrust, culminata con una multa di oltre un milione di euro tra persona fisica e società, ha evidenziato come la comunicazione della campagna Balocco abbia indotto in errore i consumatori, lasciando intendere che l’acquisto del pandoro fosse direttamente collegato a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino. In realtà, la donazione da parte dell’azienda era stata effettuata mesi prima e non era proporzionale alle vendite del prodotto griffato, che presentava un prezzo più che raddoppiato rispetto alla versione standard. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per accertare se vi siano state condotte penalmente rilevanti, mentre altre procure hanno avviato indagini parallele.
L’effetto domino si è manifestato anche sui social, con un calo significativo dei follower e una crescente diffidenza da parte del pubblico e degli stakeholder. Il caso Ferragni ha assunto i contorni di una crisi aziendale conclamata, mettendo a rischio la continuità operativa di Fenice e TBS Crew, le società che gestiscono i marchi e i diritti legati alla persona dell’imprenditrice. L’interruzione della partnership con Safilo, in particolare, ha avuto un impatto concreto anche sui mercati finanziari: l’accordo siglato nel 2021 aveva infatti generato un “effetto Ferragni” in Borsa, con il titolo Safilo in crescita e un incremento stimato di circa 50 milioni di euro di valore. La rottura, avvenuta in un clima di forte incertezza, ha contribuito a minare ulteriormente la solidità dell’intero sistema Ferragni.
Il duello legale tra Safilo e Fenice Srl si inserisce quindi in un contesto di contenziosi multipli che coinvolgono anche altri partner commerciali e soci della galassia Ferragni. Tra questi spicca l’impugnazione delle delibere assembleari di Fenice da parte del socio Pasquale Morgese, che ha chiesto al tribunale di Milano l’annullamento delle decisioni su conti e ricapitalizzazione, contestando l’ammontare del fondo rischi e portando alla luce l’elenco dei procedimenti legali pendenti. La situazione si presenta dunque estremamente fluida e complessa, con la prospettiva di una lunga stagione di dispute giudiziarie e negoziazioni tra le parti coinvolte.
In conclusione, il caso Ferragni-Safilo rappresenta un esempio paradigmatico di come la gestione della reputazione e la trasparenza nelle operazioni di marketing possano incidere in modo determinante sulla tenuta dei rapporti commerciali e sulla sostenibilità di un intero modello di business. Il “Pandoro-gate” ha segnato un punto di svolta per il settore dell’influencer marketing in Italia, aprendo la strada a nuove regolamentazioni e a una maggiore attenzione da parte delle autorità e dei partner industriali. L’esito delle cause in corso tra Fenice e Safilo, così come delle altre controversie legate al caso, sarà determinante per il futuro dell’imprenditrice e per l’intero comparto, che si trova oggi a dover ridefinire standard, responsabilità e strategie di tutela della propria immagine.